Mattarella ricorda Bachelet e invoca il dialogo "paziente e tenace"
Per trovare soluzioni utili a tutto il Paese bisogna smetterla con la perversa logica dello scambio. Un appello alla politica e al governo nel giorno in cui si ricorda l'assassinio del giurista cattolico da parte delle Brigate rosse

Sergio Mattarella
Per risolvere i problemi non serve lo scontro, e tantomeno la perversa logica dello scambio, ma il coraggio del dialogo. Sergio Mattarella alza la voce e lancia l'ennesimo appello alla politica, governo maggioranza e opposizione, perché si occupi della soluzione dei problemi più urgenti lasciando da parte sterili polemiche. L'occasione è la cerimonia in ricordo di Vittorio Bachelet, assassinato 40 anni fa dalle Br, ma il richiamo a un confronto concreto che abbia come regola comune la Costituzione e come obiettivo il bene comune risuona a molti come l'ennesimo ammonimento a una politica impegnata più in tattiche che in strategie.
Il Capo dello Stato non cita ovviamente lo scontro di questi giorni sulla prescrizione, ma da mesi chiede al governo, e ai partiti che lo sostengono, di dedicarsi anima e corpo ai tanti problemi che assillano il Paese, evitando se possibile la propaganda e il mercanteggiamento. Davanti a "contrapposizioni e contrasti basati sulla pura difesa di posizioni di parte" serve "il coraggio del dialogo paziente e tenace, la disponibilità sincera al confronto per trovare le soluzioni migliori in ogni circostanza superando pregiudizi e soluzioni precostituite" spiega il Capo dello Stato. Bachelet con la sua vita, e il suo sacrificio, dimostrò che "era possibile realizzare una società più giusta senza mai ricorrere a contrapposizioni aspre e pregiudiziali".
Mattarella fornisce un vero e proprio manuale per comporre le divergenze che potrebbe rivelarsi utile a partiti e governo impelagati in uno scontro perenne: basta evitare la "perversa logica di scambio per decisioni fondate sull’interesse dei singoli o sulla convenienza di gruppi" perché sarebbe una "negazione del pluralismo democratico, essenza della nostra realtà repubblicana".
Ma per il Capo dello Stato l'esempio del giurista e politico falciato dal terrorismo è ben più alto delle singole scaramucce: egli "è stato ucciso perché impersonava il senso più autentico della nostra democrazia, coniugando fermezza di principi con reale disponibilità al dialogo", "cercando di fare orientare tutto verso l'interesse generale". Bachelet, giurista e politico cattolico, "testimoniava con professionalità e integrità morale che era possibile servire il bene pubblico realizzando una società più giusta senza mai ricorrere alla contrapposizione aspra e pregiudiziale".
Anche nella sua esperienza di vicepresidente del Csm, l'organo di autogoverno della magistratura recentemente travolto da uno scandalo e diviso in correnti, Bachelet seppe "ricomporre divisioni interne, coniugando fermezza di principi con reale disponibilità al dialogo, nella ricerca del punto di incontro tra prospettive differenti, cercando di fare orientare tutto verso l’interesse generale". E infine, davanti alla minaccia del terrorismo, restò convinto che l'unica strada per sconfiggere chi voleva stravolgere lo Stato "non fossero necessarie misure eccezionali e che fosse indispensabile che la democrazia rimanesse fedele a se stessa".
Per questo, perché fu testimone della Costituzione, uomo con un profondo senso della comunità e dello Stato, fu ucciso dalle Brigate Rosse, ha spiegato Mattarella. Proprio per questo, ha sollecitato il figlio Giovanni, "la fedeltà allo stato di diritto, la tenuta e l'efficacia delle istituzioni e l'autonomia e l'indipendenza della magistratura rappresentano una bussola sempre attuale: seguirla è il modo migliore per ricordare mio padre".