È morto oggi, all'età di 79 anni, Paolo Bonaiuti, storico portavoce di Silvio Berlusconi. Nato a Firenze il 7 luglio del 1940, Bonaiuti era malato da tempo. Laureato in Giurisprudenza, per un periodo insegnante di inglese e con un'esperienza nella pubblicità come copywriter, Bonaiuti è stato soprattutto un giornalista, prima al Giorno e poi al Messaggero, dove ricoprì il ruolo di vicedirettore vicario.
La carriera giornalistica inizia negli anni '70 al Giorno di Milano, di cui diventò capo del servizio economico, poi inviato speciale prima per le pagine economiche poi per la politica estera. Nel 1984 approda al 'Messaggero' di Roma, con il ruolo di inviato e successivamente editorialista.
Nel 1996 l'avvio della lunga collaborazione, durata 18 anni, con Silvio Berlusconi, di cui è stato portavoce, ricoprendo anche il ruolo di Sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel 2001, poi nel 2005 e infine nel 2008, carica che conserverà fino alla primavera del 2006. Aderisce a Forza Italia nel '96 e nello stesso anno viene eletto per la prima volta in Parlamento, alla Camera, dove verrà riconfermato per 4 legislature consecutive. Nel 2013 viene invece eletto al Senato.
Commosso il ricordo di Berlusconi: "Piango la scomparsa" di "un collaboratore particolarmente prezioso e soprattutto un grande amico, col quale ho condiviso un lungo percorso. Mi è mancato molto in questi ultimi anni e mi mancherà a maggior ragione ora che è scomparso prematuramente", scrive l'ex premier. Ed è proprio l'incrinarsi del rapporto con Berlusconi che segna gli ultimi anni politici di Bonaiuti, fino all'addio a Forza Italia nel 2014, quando l'allora senatore azzurro lasciò il partito, dopo una militanza ventennale, per aderire al progetto politico di Angelino Alfano.
Con Berlusconi non è stato 'amore' sin dall'inizio. Anzi. Poco prima della discesa in campo dell'allora patron di Fininvest, Bonaiuti, dalle colonne del Messaggero, non risparmiò dure critiche a Berlusconi per l'addio di Indro Montanelli dalla guida del Giornale. L'editoriale fu pubblicato meno di 20 giorni prima del celebre discorso in tv del Cavaliere, in cui annunciava appunto l'ingresso ufficiale nell'agone politico. A distanza di due anni, però, le strade di Bonaiuti e Berlusconi tornano ad incrociarsi, per avviare una collaborazione durata fino al 2014, quando si consuma l'ultimo e definitivo strappo.
Con poche righe affidate a una nota, Bonaiuti annuncia il divorzio da Forza Italia per approdare nel partito di Alfano, nato dopo la scissione messa in atto dall'allora 'delfino' del Cavaliere. È il 21 aprile del 2014. "Lascio Forza Italia. È una decisione difficile, sofferta, anche a lungo rinviata, ma pienamente motivata, già da tempo, da divergenze politiche e da incomprensioni personali che si sono approfondite nell'ultimo anno", scriveva Bonaiuti, rivolgendo a Berlusconi "un augurio dal cuore, con la sincerità e con l'affetto dei diciotto anni in cui ho lavorato ogni giorno al suo fianco".
L'addio era nell'aria e pochi giorni prima Bonaiuti incontrò l'ex premier ad Arcore. Un lungo faccia a faccia che però non mutò la decisione ormai maturata. "Abbiamo pranzato insieme e poi ci siamo ritrovati a discutere per tre ore. Come accadeva spesso. Io sono stato per diciotto anni la sua ombra e con lui la sintonia è normale", riferirà lo stesso Bonaiuti in un'intervista al Messaggero, nella quale confesserà anche di essere rimasto "profondamente colpito" dalle parole del leader di Forza Italia, che lo invitò a "pensarci bene".
Ma la 'lettura' di "tradimento" che fu data da alcuni giornali, anche vicini al leader azzurro e al centrodestra, ad amareggiare Bonaiuti e a spingerlo a compiere l'ultimo passo oltre la porta. Sono gli anni dell'ormai famoso alle cronache 'cerchio magico', e non è escluso che il clima interno al partito che si respirava in quel periodo influì nella scelta "dolorosa" compiuta da Bonaiuti, chiamato con affetto "Paolino" dal Cavaliere. Dal quale, nei 18 anni al suo fianco, non si separò mai, nei momenti d'oro ma anche nei momenti più delicati e difficili.
Un rapporto tanto 'empatico' da far diventare un genere a sè anche i ricorrenti - quanto spesso infruttuosi - 'richiami all'ordine' da parte del guardingo portavoce verso l'irruente leader 'azzurro', o da restare in prima linea nonostante le vistose fasciature per un infortunio durante la navigazione del traghetto usato per il tour elettorale delle Regionali del 2000.