Dal rapporto 2017 di Reporters sans Frontieres, l’organizzazione internazionale che ogni anno fa il punto sullo stato di salute dell’informazione nel mondo, emerge che l'Italia nella classifica annuale guadagna 25 posizioni passando dal 77/o al 52/o posto. Restano però "intimidazioni verbali o fisiche, provocazioni e minacce", e "pressioni di gruppi mafiosi e organizzazioni criminali". Tra i problemi indicati anche l'effetto di "responsabili politici come Beppe Grillo che non esitano a comunicare pubblicamente l'identità dei giornalisti che danno loro fastidio" .
La reazione del leader M5s al rapporto non si è fatta attendere: "Oggi ho scoperto di essere io la causa del problema di libertà di stampa in Italia. Lo afferma il rapporto di Reporters Sans Frontieres appena pubblicato", scrive Grillo sul suo blog.
Ecco come hanno commentato i quotidiani italiani la vicenda
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"Chi di rapporto colpisce, di Rapporto perisce"
Per poter dare più autorevolmente dei servi ai giornalisti che non la pensano come lui, Grillo ha spesso usato il Rapporto di "Reporter senza frontiere" sulla libertà di stampa che colloca l'Italia nelle posizioni di bassa classifica. Quest'anno le cose vanno un po' meglio. Ma se non vanno ancora bene, dicono gli estensori della ricerca, è anche per colpa delle liste di proscrizione che Grillo è solito pubblicare sul proprio blog con i nomi dei cronisti sgraditi. Insomma, chi di Rapporto colpisce, di Rapporto perisce. Ma ecco l'ennesima giravolta del grand'uomo. Trovandosi per una volta lui dentro la lista dei cattivi, prende cappello e ne attacca gli autori, fino a ieri portati a modello, accusandoli di essere passati al soldo dei giornali.
Massimo Gramellini - Il Corriere della Sera
Reporters sans Report
Resta da capire come mai, quando le opposizioni criticavano la Rai occupata da B., gli organismi internazionali si preoccupavano non per chi la criticava, ma per chi la occupava, mentre oggi che le critiche vengono dai 5Stelle e dalle sinistre sciolte, cioè dagli esclusi dalla spartizione, il monopolio governativo sull'informazione non è più un vizio da combattere, ma una virtù da difendere. Il guaio è che ormai la percezione della realtà è talmente falsata dai gargarismi propagandistici sul populismo, le post-verità e le fake news, che anche chi la osserva dall'esterno è costretto a indossare occhiali deformanti. E giunge a conclusioni paradossali: se il pericolo per la stampa libera viene da chi critica la propaganda governativa, da sempre principale produttrice ed esportatrice di fake news, e non dal partito di governo che caccia la Berlinguer dal Tg3 perché non allineata, chiude Ballarò di Giannini perché non allineato e bombarda Report perché non allineato, allora anche in Turchia e in Russia la libera stampa è minacciata non da Erdogan e da Putin che arrestano i giornalisti scomodi (quelli che hanno la fortuna di non crepare in circostanze misteriose con largo anticipo sulla tabella di marcia) e chiudono i giornali di opposizione, ma da chi protesta contro gli arresti e le serrate. C'è una bella differenza - o almeno dovrebbe esserci - fra le opposizioni che criticanoi Minculpop governativi e i governi che attaccano i pochi giornalisti e testate che sfuggono al loro controllo.
Marco Travaglio - Il Fatto quotidiano
Prima era il verbo ora non vale più
Si capisce che a Beppe Grillo non faccia piacere, scoprire che nel rapporto annuale di Reporters senza frontiere sulla libertà di stampa in Italia c'è finalmente il suo nome, ma purtroppo tra le cause e non tra i rimedi della malattia dell'informazione. Grillo naturalmente non ci sta, a essere indicato come l'unico politico che condiziona la libera stampa. Lui che da otto anni a questa parte cita il rapporto di Rsf a ogni suo comizio, lui che al primo vaffa day ci spiega che la nostra informazione è inquinata, lui che promette notizie pulite e anzi pulitissime quando i Cinquestelle andranno al potere, non accetta di essere additato come il principale responsabile delle minacce ai giornalisti, addirittura accanto alla mafia e all'Isis.
Sebastiano Messina - La Repubblica
La libera stampa? Chi la minaccia non è (solo) Grillo
Non ho mai avuto troppa fiducia in questa speciale classifica, né oggi mi sento minacciato da Beppe Grillo onostante mi onori di ospite quasi fisso nella sua personale lista di giornalisti da mettere all'indice. Anche perché per passare dalle parole ai fatti è necessario sedere nella stanza dei bottoni, cosa che oggi, per fortuna non è. Semmai - come ho già avuto modo di dire - a limitare la libertà siamo noi giornalisti, soprattutto i colleghi che fanno tv che accettano, immagino liberamente, di trattare grillini a condizioni vergognose (niente contraddittorio, domande spesso concordate, ospiti in studio al massimo se scelti da loro in quanto simpatizzanti). Personalmente ho scritto di tutto su Beppe Grillo, compreso ricordare il suo passato di evasore fiscale, e non ho mai ricevuto una querela. A differenza di quanto accade con i magistrati, con i quali siamo in perenne contenzioso legale.
Alessandro Sallusti - Il Giornale