A poco più di un mese dalle elezioni, il sindaco di Milano Giuseppe Sala presenta un suo libro in cui rivendica il ruolo del capoluogo lombardo nel panorama nazionale, un “modello al servizio del paese”. Il Corriere della Sera ha pubblicato un’anticipazione del volume commentato da qualche dichiarazione dell’autore, che ribadisce la richiesta di investimenti e strumenti per valorizzare il modello Milano.
Meno di un anno e mezzo fa, il 13 settembre 2013, a Palazzo Marino il sindaco firmò, con l’allora premier Matteo Renzi, il “patto per Milano”, in vista della realizzazione di progetti per 2,5 miliardi in sette diversi settori. Il sindaco ha voluto ribadire, in vista del cambio di governo, la richiesta di confermare e rilanciare gli investimenti sul capoluogo, se il Paese vuole sfruttarne il potenziale e il momento positivo. Altrimenti, è la chiosa, Milano “si rivolgerebbe direttamente all’Europa e alle sue risorse, rafforzerebbe la diplomazia estera, continuerebbe ad attrarre il mondo della finanza e delle imprese” con le sue sole risorse.
Sull’esigenza di una maggiore attenzione per il territorio del capoluogo lombardo è d’accordo anche la vicesindaca Arianna Censi, che ha la responsabilità della città metropolitana. Si tratta di un territorio di 1.575 chilometri quadrati a cui appartengono 134 comuni (compreso quello di Milano) con quasi 4 milioni di abitanti (1,3 nel capoluogo): la terza area urbana più popolata d’Europa dopo Londra e Parigi.
Per popolazione, Milano metropolitana è pari al 40% dell’intera regione Lombardia e di poco inferiore a una regione come la Toscana, ma lo strumento della “città metropolitana”, come spiega Censi all’Agi, non offre abbastanza margini alla gestione di un’area così ampia e complessa. “E’ una grande occasione, e non la si può sprecare – commenta – E’ indispensabile che venga riconosciuta la capacità di governo di un’area così importante, così dinamica”.
Secondo la vicesindaca, delle 14 aree metropolitane italiane, solo Milano, Napoli e Roma lo sono realmente: in tutto, nel resto d’Europa ce n’è una trentina. “E’ un’occasione per Milano di sperimentare, con elementi che diventano alla fine quasi paradigmatici anche per gli altri, un’esperienza che può essere esportata in altri luoghi d’Italia”. La responsabile politica cita in particolare i fondi europei specificamente rivolti alle aree metropolitane: “il fine dell’Europa è quello di consolidare la forza, la competitività, la solidarietà delle aree metropolitane dove vive nel mondo oltre il 50% della popolazione e anche in Italia è così. Il 40% della popolazione della Regione Lombardia vive nella città metropolitana, e si arriva a circa il 50% se si considera l’area circostante che gravita tutti i giorni sulla metropoli”.