Rendere più efficace il sistema dei corridoi umanitari, di cui l'Italia è capofila in Ue, per andare oltre le semplificazioni del dibattito politico sull'accoglienza e ridurre al minimo partenze dalle coste africane, evitando le tragedie in mare. È l'obiettivo che hanno indicato i partecipanti al convegno "Corridoi umanitari per un'Europa solidale", che si è svolto oggi a Montecitorio e che è stato aperto dal presidente della Camera Roberto Fico, alla presenza delle principali organizzazioni impegnate, per il nostro paese, nella gestione dei rifugiati provenienti dalle principali aree di crisi d'Africa e del Medio Oriente.
Un meccanismo, quello dei corridoi umanitari, riconosciuto dalla comunità internazionale come il più efficace per la tutela e la condivisione tra i diversi stati occidentali dell'onere dell'accoglienza e che per questo, secondo Fico, "deve essere esteso a livello di Unione europea, facendo in modo che il nostro Paese promuova a questo scopo interlocuzioni e reti con gli altri Paesi e con le istituzioni europee".
"Un problema globale come quello delle migrazioni - ha osservato Fico - deve trovare soluzione adeguata solo a livello sovranazionale". A partire dalla drammatica attualità relativa alla Libia e alle partenze sui barconi delle ultime settimane, con l'epilogo della vicenda Sea Watch 3. Per questa emergenza umanitaria, si è sollevata unanime la richiesta alle nostre istituzioni di un corridoio umanitario con la Libia, capace di prelevare 50mila persone dai campi di detenzione e ricollocarle in tutto il territorio Ue: "Chiediamo che i paesi europei, con l'Italia come capofila - ha detto il presidente della Cominità di S.Egidio, Marco Impagliazzo - aprano un ampio corridoio umanitario per salvare queste persone dai lager libici. I corridoi umanitari sono nati come risposta alle tragedie in mare del 2015 nel Mediterraneo. È una delle migliori prassi che noi abbiamo, bisogna farla conoscere, parlarne. Hanno dimostrato - ha aggiunto - che l'Italia è un paese che sa accogliere e sa integrare. Bisogna uscire dal mondo della percezione negativa che viene veicolata dalla politica e dai media. è possibile - ha concluso - coniugare umanità e legalità".
Gli ha fatto eco il responsabile immigrazione della Caritas, Oliviero Forti: "Più che a colpi di motovedette, i trafficanti si combattono permettendo ai rifugiati di raggiungere l'Europa in maniera legale e sicura. Attraverso lo sviluppo dei corridoi umanitari in Italia si potrebbe andare oltre la semplicistica associazione tra sicurezza e immigrazione, cosi' in voga nello storytelling contemporaneo".
Forti ha però aggiunto che "i corridoi umanitari sono un programma completamente privato, una sorta di delega che le istituzioni hanno fatto alla società civile, ed è un peccato. Riteniamo che i governi debbano impegnarsi di più, in primis attraverso i programmi di resettlement dell'Onu. I corridoi sono utili non solo per evitare le tragedie in mare, ma anche per far riscoprire alle nostre comunità un valore dell'accoglienza, ma nessuno di questi programmi deve sostituire la responsabilità degli Stati nell'assicurare protezione e rispetto dei diritti umani a chi lo chiede".
La richiesta per la crisi libica arriva in modo diretto da Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia: "Se non ci sono vie legali per l'accesso all'asilo - ha osservato - migliaia di disperati si affidano a vie illegali. Per questo invochiamo la proposta, insieme alla Comunità di S.Egidio, per un corridoio umanitario europeo dalla Libia per 50mila persone".
Per il governo, ha raccolto le istanze dei presenti il viceministro degli Esteri Emanuela Del Re: "I corridoi umanitari europei - ha detto - su cui lavoriamo da tanto tempo e sono un'ambizione legittima, sono una soluzione strutturale anche per evitare la concezione di 'confine' come qualcosa che deve essere trasformato in muro, e non come qualcosa di oltrepassabile. L'obiettivo è salvare vite, combattere il traffico illecito di esseri umani, incoraggiare la completa integrazione, fornire un modello attuabile in altri Paesi".