Le difficoltà restano ma il dialogo è ripartito e Sergio Mattarella intende consolidare la ritrovata serenità nei rapporti diplomatici con la Francia dopo la crisi di febbraio, quando il governo francese richiamò il suo ambasciatore. La frizione fu superata da una telefonata il 12 febbraio di Emmanuel Macron al Capo dello Stato, e oggi il Presidente, invitato dallo stesso Macron, giunge a Parigi per una visita a Notre-Dame, danneggiata dall'incendio di due settimane fa. Il giorno successivo incontrerà il Presidente francese con il quale ricorderà il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci.
Un incontro simbolico, che non avrà sul tavolo i temi bilaterali più scottanti: questi saranno invece al centro della visita di Stato del Presidente a Parigi a cui stanno lavorando le due diplomazie e che si dovrebbe tenere nei prossimi mesi. "I nostri rapporti di lavoro non hanno subito lacerazioni" ha assicurato Mattarella in una intervista concessa a fine febbraio a Richard Heuzé e pubblicata il 19 aprile da Politique Internationale con il titolo "Francia-Italia: una relazione indistruttibile". Ma la decisione di Macron di richiamare a Parigi l'ambasciatore francese aveva segnato profondamente i rapporti bilaterali.
Una visita nel segno di Leonardo
Tanti i fronti di tensione: dalla storica visione diversa sulla crisi libica alla Tav, dalla simpatia espressa da Luigi Di Maio per i Gilet gialli al braccio di ferro sull'immigrazione. Sullo sfondo una costante impostazione differente sullo scenario europeo. In attesa della visita di Stato, Mattarella compie dunque questa visita per ricreare un clima di concordia, facendo perno sulla cultura. Giovedì mattina visiterà la cattedrale di Notre-Dame, primo capo di stato a testimoniare il dolore di un paese amico per i danni subiti dalla Chiesa gotica simbolo della Francia. Poi andrà ad Amboise, nella Loira, dove nel castello di Clos-Lucé il 2 maggio di cinquecento anni fa morì Leonardo da Vinci, per ricordare con il presidente Macron il genio italiano.
Deluso dalle signorie italiane, Leonardo si rifugiò in Francia grazie all'accoglienza di Francesco I nel 1517, che gli garantì casa e pensione con il ruolo di "primo pittore, architetto e ingegnere del re". Per i due presidenti si tratterà di una visita in due tappe. Accompagnati dalla figlia Laura il presidente italiano e dalla moglie Brigitte quello francese, dopo un pranzo e una visita al castello di Clos-Lucé i capi di Stato andranno al castello di Chambord per incontrare 500 studenti francesi ed italiani impegnati in laboratori di architettura, letteratura, spazio, fisica e scienza, guidati da Renzo Piano, Alessandro Baricco, Samantha Cristoforetti e Thomas Pesquet, Fabiola Gianotti e Gabriel Chardin.
L'Eliseo invita ad "andare oltre"
Ma al di là delle celebrazioni e della rinnovata distensione dei rapporti diplomatici le differenze tra i due governi restano, come è spesso fisiologico nei rapporti bilaterali e come ha confermato ieri l'Eliseo, che però ha sottolineato come sia stato proprio Mattarella la chiave del dialogo tra i due Paesi.
"Le peripezie più recenti non sono gravi: dobbiamo andare oltre. Ci sono state affermazioni un po' eccessive. Per questo ho voluto chiamare il presidente Mattarella e invitarlo a venire qui in Francia. Il 2 maggio saremo insieme a Parigi per il 500simo anniversario della morte di Leonardo da Vinci e parlare con i giovani" aveva spiegato Macron in una intervista del 3 marzo. "Con il cuore si può andare oltre gli ostacoli" aveva assicurato.
Il nodo di Aquisgrana
Eppure dalla crisi libica a quella dei migranti fino alla visione comunitaria (con Parigi che con Berlino cerca sempre più spesso di interpretare un ruolo di apripista e locomotiva della Ue) tra Italia e Francia non tutto è appianato, come dimostra il fatto che da più di un anno l'annunciato Trattato del Quirinale tra i governi dei due Paesi non è stato ancora firmato. La dichiarazione di Aquisgrana che rilancia il ruolo di Francia e Germania come paesi di testa dell'Unione, confermata dalla presenza solo di Merkel e Macron al vertice sui Balcani occidentali di lunedì scorso, cozza poi con l'impostazione squisitamente multilaterale dell'Italia.
"Siamo lieti che la Francia e la Germania, due paesi amici, alleati e membri fondatori dell'Unione - al pari dell'Italia - abbiano deciso di rinsaldare i loro legami al servizio di questo grande disegno europeo. E spero che ciò avrà ricadute positive su tutta l'Europa. Non pensiamo neanche per un attimo che la riaffermazione di quel rapporto rispecchi la minima tentazione egemonica o prefiguri l'instaurazione di un direttorio ai vertici dell'Unione", aveva ammonito Mattarella nell'intervista a Politique internationale.
E proprio stamattina, parlando in occasione della Festa del Primo maggio, il Presidente ha sottolineato ancora una volta che "se l'Unione è nata grazie all'apporto degli Stati nazionali, adesso soltanto la forza unitaria del Continente può assicurare la difesa di quei principi, di quei capisaldi dell'ordinamento, di fronte all'incalzare della competizione globale" perché "i singoli paesi che ne sono membri rappresentano un ambito troppo fragile per poter difendere efficacemente il lavoro e i diritti".
Per far decollare il dialogo si cerca dunque di ripartire dai grandi valori, da quello che il Presidente italiano ha indicato come "sistema dei diritti che mette al centro la persona e che si chiama Europa", dalla cultura. Certo, in quest'ottica l'allarme lanciato dagli italianisti in Francia che denunciano una diminuzione delle loro cattedre nei licei francesi non è il migliorbiglietto di benvenuto per il Capo dello Stato, ma dopo l'appello di 7500 personalità della cultura tra cui Dacia Maraini, Emma Dante, Marc Lazar e Andrea Camilleri, l'Eliseo ha assicurato che anche questo nodo verrà sciolto nei prossimi giorni.