Guardare avanti "e al tempo stesso restare collegati ad una leadership che continua a catalizzare consensi", perché "se mi state chiedendo se è ora che il presidente Berlusconi vada in pensione, rispondo senz'altro di no". Occorre che ora sia il partito a "cambiare copione", dopo che troppi hanno "accettato la sottomissione" a Lega e FdI. C'è chi ironizza sugli esordi nello spettacolo? Peccato per la "combriccola del fuoco amico" ma evocarli "non è un attacco personale, è la mia storia".
Mara Carfagna parla delle sfide davanti ai moderati, del suo ruolo in Forza Italia, e di quello delle donne in politica, in questa intervista all'AGI. E chiarisce, la vicepresidente 'azzurra' della Camera, che il suo attivismo non prelude a clamorosi addii. All'ennesima scissione, insomma.
'Mai dire mai' - taglia corto - "è un'espressione prettamente maschile, il titolo di un vecchio film di James Bond. Le donne in genere - rivendica - sono più fedeli ai propri valori e al proprio imprinting e io - chiarisce Carfagna - non faccio eccezione".
L'esperienza di Forza Italia - e della sua leadership - ha ancora un orizzonte o è tempo di consegnarla alla storia e di guardare avanti?
"Se lei mi sta chiedendo se è ora che il presidente Berlusconi vada in pensione, le rispondo senz'altro di no. Il solo motivo per cui non è andato in porto il progetto di spoliazione di Forza Italia da parte di Lega e Fratelli d'Italia è perché esiste uno zoccolo duro elettorale che vota comunque 'il partito di Berlusconi'. Si può guardare avanti e al tempo stesso restare collegati ad una leadership che continua a catalizzare consensi e proporre idee utili al Paese. Il tema è il partito, la sua organizzazione, non il suo fondatore".
Si torna a parlare con una certa periodicità di nuova rappresentanza dei moderati. I tentativi di metterla in cantiere non hanno avuto, sino a oggi, grande fortuna. È colpa di scelta dei tempi o di appeal della proposta? E nel primo caso, sono maturi i tempi, ora? E per quale player?
"Tutti i nuovi partiti nati con la scusa di rappresentare i moderati in realtà rispondevano a pure operazioni di potere per consentire ai loro leader di ricollocarsi in modo più conveniente. È per questo che non hanno funzionato. Forza Italia è un'esperienza autentica, che nasce da esigenze autentiche e da valori solidi e che ha dimostrato quando è stata al governo di saper coltivare l'interesse del Paese, più che i desideri di potere o rivincita dei suoi dirigenti".
Lei ha detto che la mossa di Renzi interroga anche il campo dei moderati. Uno sprone a non perdere terreno, appesantiti dai 'guardiani', come li ha chiamati, nel partito, o la constatazione che la battaglia va ormai condotta altrove?
"La risposta giusta è la prima. Ma non si tratta di spronare: c'è una larghissima parte del partito che non ha bisogno di sollecitazioni perché da molto tempo chiede di riprendere l'iniziativa politica in modo più incisivo e di giocare la "nostra" partita, non quella di altri leader o di altri movimenti. Lega e FdI nell'ultimo anno e mezzo non hanno perso occasione per trattarci come una zavorra. La responsabilità è anche di chi ha accettato questo ruolo di sottomissione, sperando che arrivassero vantaggi in realtà mai visti. Ora secondo me è tempo di cambiare copione".
Al di là della querelle 'corrente sì, corrente no', la sua cena con i parlamentari FI è stata un fatto politico e una dimostrazione, quanto meno di fatto se non nelle intenzioni, di presa sui gruppi. Un modo per giocare d'anticipo sul richiamo di eventuali 'sirene' esterne, o per vedere, come si è detto in questi giorni, può invece esserci salvezza anche 'extra ecclesiam'?
"Non avevo nessuno di questi retropensieri quando, con gli amici con cui mi sono confrontata per tutta l'estate, abbiamo deciso di organizzare una cena. Ovvio che molti di loro hanno una visione politica simile alla mia e sono contenta, a cose fatte, che quella cena abbia portato all'attenzione del partito e dell'opinione pubblica un desiderio di mobilitazione largamente condiviso non solo dai parlamentari, ma anche da tanti dirigenti, amministratori e militanti sul territorio".
Oggi è riaffiorato il 'fuoco amico' a rinfacciarle una per quanto ipotetica slealtà verso Berlusconi. Un eccesso di zelo o un implicito riconoscimento del suo peso specifico, se non di un 'pericolo', come aggregatore di una fetta non indifferente di malpancisti?
"Non lo so, lo chieda alla combriccola del fuoco amico".
E, invece, che effetto le fa che certi attacchi personali arrivino dal suo campo? E, possibile, nel 2019, che ancora - e non di rado a seconda delle convenienze del momento - sesso, studi, esperienze lavorative diventino clave per colpire un avversario? Anche interno, paradossalmente?
"Se si riferisce al fatto che qualcuno ogni tanto ricorda che ho iniziato a lavorare facendo la ballerina, l'insegnante di danza e in TV, non lo vivo come un attacco personale: è la mia storia, non l'ho mai rinnegata. Sono persino contenta quando qualcuno ne riparla, perché dimostra a molte ragazze che è possibile partire da ambizioni semplici e costruirsi una carriera importante con la forza di volontà, lo studio, il sacrificio".