Due diversi ddl costituzionali, uno da avviare alla Camera e l'altro già all'esame del Senato - ma che subirà modifiche - per mettere in pratica il primo step di riforme contenuto nell'accordo di maggioranza, siglato lo scorso 7 ottobre, e scritto nero su bianco in un documento di impegni.
È l'ipotesi a cui si sta lavorando, ma la decisione definitiva sul metodo da seguire e, di conseguenza, sui provvedimenti da presentare, sarà presa solo mercoledì 30 ottobre, viene spiegato da fonti di maggioranza. I giallorossi confermano la volontà di procedere secondo il timing stabilito con il 'pacchetto riforme', ritenuto necessario per controbilanciare gli effetti del taglio dei parlamentari.
"Massima condivisione" è il messaggio finale al termine di un vertice alla presenza del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico d'Incà, i capigruppo di Camera e Senato di Pd, M5s, Leu e Iv, e i rispettivi capigruppo delle commissioni Affari costituzionali di palazzo Madama e Montecitorio.
Secondo fonti dem, l'equiparazione dell'elettorato attivo e passivo delle due Camere sarà oggetto di un emendamento al ddl sul voto ai 18 enni per l'elezione dei senatori. Mentre le altre due riforme, ovvero la modifica dell'elezione del Senato non più su base regionale bensì circoscrizionale e la riduzione da tre a due del numero dei delegati regionali per l'elezione del Capo dello Stato, saranno oggetto di un ddl ad hoc, da presentare alla Camera. I due percorsi, quindi, andranno avanti in parallelo. Ma secondo altre fonti parlamentari di maggioranza, non si è affrontata la questione nel merito dei singoli provvedimenti da presentare.
Intanto, in commissione al Senato il Pd ha presentato la scorsa settimana un ddl costituzionale che contiene le prime tre riforme da avviare accanto all'abbassamento a 18 anni dell'età necessaria per poter eleggere i senatori. La strada decisa, quindi, sembrava quella di non procedere con emendamenti al ddl già in esame, bensì inserire le riforme in un altro ddl.
In sostanza, l'equiparazione dell'elettorato attivo e passivo dei due rami del Parlamento, l'elezione su base circoscrizionale del Senato e la riduzione del numero dei delegati regionali che eleggono il presidente della Repubblica sarebbe stata oggetto di un provvedimento ad hoc, il cui iter sarebbe partito sempre al Senato, abbinandolo alla riforma già in esame in commissione. Ma si sarebbe trattato di una 'fuga in avanti' messa in atto dal Pd, secondo altre forze di maggioranza, che tengono a specificare che sul punto non è stata raggiunta ancora un'intesa, rinviata al vertice di domani.
Quanto alle altre riforme del 'pacchetto' di impegni, viene confermata dalla maggioranza anche la volontà di procedere secondo i tempi stabiliti sulla proposta di riforma elettorale, da avviare entro il mese di dicembre. Ma nulla di più. Nessuna discussione per ora è stata avviata sul possibile modello di sistema di voto. "La maggioranza è determinata ad andare avanti", ha garantito D'Incà al termine del vertice odierno. "Lo è sempre stata e lo sarà nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Gli accordi presi si portano avanti. Vale per le riforme e per gli altri punti del programma". Il ministro ha aggiunto: "Credo che le scelte che verranno chiuse domani saranno ottimi risultati. C'è la volontà del Governo di proseguire in maniera stabile con riforme costituzionali stabili".