"Va bene che si facciano rilievi su tutta la mia famiglia fate tutti gli accertamenti che dovete fare, io quello che non sopporto è come possa essere paragonato ad una ministra che andava a faceva il giro delle banche e delle autorità indipendenti per salvare la banca del padre. Io sono qui per dare tutte le spiegazioni possibili per fatti che risalgono a più di dieci anni fa di mio padre e come fatti, non da mio padre, prendo le distanze. In questo caso io non ho fatto il giro delle sette chiese per salvarlo, io sono qui a dirvi che se qualcuno ha sbagliato, io dieci anni fa avevo 20 anni, ne prendo le distanze".
Così il vicepremier Luigi Di Maio a margine del Restitution Day dei consiglieri regionali abruzzesi, in cui alle 4 Asl della Regione Abruzzo sono state consegnate cinque ambulanze acquistate grazie al taglio degli emolumenti dei consiglieri regionali grillini, rispondendo ai cronisti sul 'caso' delle Iene e del presunto lavoro all'interno dell'azienda del padre.
Circa l'ipotesi di abuso edilizio di un capannone utilizzato dagli operai della ditta del padre del vicepremier come magazzino, Di Maio replica: "ci sono tutte queste notizie, si stanno facendo degli accertamenti, sono dei capannoni o baracche che risalgono a dopo la Seconda Guerra mondiale che se ho capito bene non sono accatastati, bisogna capire se sono stati costruiti in maniera abusiva o non accatastati. Mi fa piacere che lo si sta scoprendo solo nel 2018, che le autorità stanno facendo oggi i controlli, benissimo, non lo dico ironicamente, ma non sono cose intestate a me".
Alla domanda della società in cui il vicepremier ne sarebbe socio, sempre Di Maio ha risposto: "la società non è residente nel terreno di cui parla la sua collega, ma nella casa dove io ho vissuto con i miei genitori. Qui stiamo parlando di una società in cui sono diventato socio al 50% nel 2013 quando ero parlamentare".
In relazione poi alle cause intentate dagli ex lavoratori, il vicepremier ha sottolineato: "qualcuno ha fatto causa e l'ha persa adesso siamo al secondo grado di giudizio per fatti risalenti al 2009".
Sul paragone con quanto accaduto al papà della Boschi chiesto da un giornalista, Di Maio ha replicato: "Li è stato messo in croce un ministro, perché lo stesso (la Boschi ndr) per salvare il padre che aveva fatto i guai con la banca, andava da Unicredit, da Consob, per chiederedi salvarla in qualià di ministro... Io non sto usando le mie competenze o le mie prerogative da ministro per salvare mio padre. Al massimo questa storia imbarazza mio padre ed io prendo le distanze da quel comportamento. Io a capo dell'Ispettorato nazionale del Lavoro ho messo un generale dei carabinieri che porta avanti la lotta al lavoro nero, la lotta al caporalato e a quelle che sono le illegalità nel mondo del lavoro ogni giorno".
Accostando invece la vicenda a quella del padre di Renzi e Luca Lotti, e se questa possa trasformarsi in un effetto boomerang sullo stesso Di Maio, il vicepremier replica: "nel caso di Renzi e Luca Lotti, braccio destro di Renzi, affare Consip 2,7 miliardi di euro per la più grade gara d'appalto europea. In quell'affare - ha aggiunto Di Maio - secondo gli inquirenti c'era una fuga di notizie portata avanti dagli uomini vicini a Renzi per informare chi in quel momento era all'interno dell'indagine tra i quali il padre di Renzi".