La lente di ingrandimento della Ue sui conti pubblici, l'andamento dello spread, i dati dell'economia reale, ma anche la prossima partita da giocare in Europa. Sono tanti i banchi di prova che attendono l'Italia, l'intero sistema paese, e per affrontare i quali serve un governo saldo in sella. Sergio Mattarella ascolta le parole di Luigi Di Maio, dopo aver ascoltato nelle scorse settimane quelle di Matteo Salvini e di Giuseppe Conte. Tutti cercano di rassicurarlo: il governo andrà avanti, speriamo. Ma in quello 'speriamo' sta tutta la distanza tra la certezza e il dubbio, un dubbio che resta, anche dopo la conferenza stampa di Giuseppe Conte di lunedì e le successive dichiarazioni pubbliche di Salvini e Di Maio.
In quella distanza sta la preoccupazione del presidente della Repubblica. Certo, il segnale dell'attivismo di Di Maio, che prima ha telefonato a Salvini e poi è salito al Colle, testimonia una reale volontà di procedere nell'esperienza dell'esecutivo Conte. I segnali che giungono dalla Ue sulla Tav fanno pensare a un altro possibile fronte di schiarita nella maggioranza, ma a volte il diavolo sta nei dettagli e le crisi si autoalimentano, partendo da un banale inciampo.
Dunque, come già la scorsa settimana al premier, Mattarella ha detto a Di Maio che se c'è la volontà di andare avanti, si deve manifestare con un impegno concreto di governo. Da troppe settimane il Consiglio dei ministri vara rari provvedimenti, da troppi giorni le Camere lavorano al ralenti. Mentre i segnali delle categorie produttive, dei corpi intermedi, sono espliciti: serve un governo che governi, che risponda ai problemi del Paese.
La partita delle nomine Ue
Ecco la preoccupazione del Presidente: c'è da rispondere al richiamo della Ue sui conti del 2019, da scrivere la manovra del 2020, ma soprattutto da far ripartire l'economia. E poi c'è la complicata partita dei top job di Bruxelles, Strasburgo e Francoforte. L'Italia viene da una posizione di tutto rispetto: i suoi rappresentanti siedono alla presidenza del Parlamento europeo, all'Alta rappresentanza per la politica estera e soprattutto alla guida della Bce. Giocare male questa partita sarebbe un problema per il prestigio dell'Italia e ma soprattutto ci taglierebbe fuori dai board in cui, ancora, si decidono in parte le sorti del Paese, a cominciare da quello della Banca centrale europea.
Ovviamente l'Italia non potrà più esprimere un suo uomo alla guida, ma può ancora sperare di avere un suo uomo nel direttorio. Difficilmente potrà avere uno dei top job di Bruxelles, ma potrà provare a rivendicare un commissario di prestigio. Molto però dipenderà dal profilo delle candidature che presenterà. Ecco perché, tra manovra da varare e personalità di peso da individuare, servirebbe un governo che goda del sostegno delle forze di maggioranza.
L'alternativa al prosieguo della legislatura è il voto anticipato. Il capo dello Stato non esclude nulla, anche se la considera l'extrema ratio, ma anche in questo caso ha chiari i tempi possibili per il ricorso alle urne: o subito prima il varo della manovra, o dopo la sua approvazione da parte delle Camere. Il tempo per avere una risposta alla sua domanda di "chiarezza" e' limitato: entro due settimane, subito dopo il ballottaggio di domenica, si attendono chiarimenti definitivi.