Sul piano interno l'input arrivato ai ministri M5s è quello di tenere i toni bassi, di evitare che la navigazione del governo si trasformi in una riedizione dell'esecutivo gialloverde. Da qui l'idea di un coordinamento giallorosso a livello parlamentare. Ma quella del premier è una 'doppia strategia': l'attacco alla Lega nella replica è servito per compattare Pd e M5s, per abbattere i muri. E infatti dai banchi della maggioranza è arrivato un lungo applauso.
Il premier Giuseppe Conte veste i panni del garante non solo dell'esecutivo ma anche del Movimento 5 stelle. Ha difeso a spada tratta l'operato dei pentastellati: parlare di tradimento è "rovesciare la realtà, è mistificazione", c'è solo la coerenza "per un programma" a dispetto dei leghisti che, a suo dire, "ha perseguito gli interessi di partito e le convenienze elettorali per avere qualche poltrona in più".
C'è chi sostiene che potrebbe anche spingere M5s ad aprire ad un'alleanza organica con i dem anche sul territorio, anche se il pentastellato Di Stefano ha frenato: "No, non è possibile. Non è previsto dal nostro statuto, quindi al 100% no". Dopo il semaforo verde della Camera martedì arriverà il via libera del Senato. I numeri per ora sfiorano i 170 sì. Sulla carta, osservano fonti parlamentari 5 stelle, si parte da un'asticella più alta rispetto a quella del precedente esecutivo.
Ma nel Movimento 5 stelle restano i mal di pancia, anche a palazzo Madama. Il senatore Paragone già si è espresso, ma sono molto critici anche altri esponenti come Giarrusso e Airola. C'è chi parla di un fronte di una decina di scontenti. Nel partito di via Bellerio poi riferiscono che c'è imbarazzo da parte di molti M5s per l'asse con il Partito democratico. Ma tra i ministri dem e quelli del Movimento si sottolinea come il clima sia buono, anche se c'è diffidenza soprattutto tra alcuni pentastellati perché da una parte Salvini lancia un messaggio chiaro, ovvero il voto anticipato, dall'altra ancora non c'è una totale chiarezza su quale sarà l'agenda, quali le priorità e i punti programmatici.
Conte però ha fatto una sintesi, molto apprezzata dal partito democratico. "La verità è che non si capisce quale saranno le regole d'ingaggio. Chi è a comandare e a gestire i passaggi decisivi", si lamenta un 'big' M5s. E poi sotto traccia c'e' sempre la fibrillazione tra l'ala che fa riferimento al presidente della Camera, Fico, e quella di Di Maio. Non è un caso che a parlare nell'emiciclo durante il dibattito sulla fiducia siano stati soprattutto i deputati vicini alla terza carica dello Stato, come Brescia e Gallo. "È normale che per ora a metterci la faccia è chi ha sensibilità più affine con il Pd", osserva un altro dirigente M5s.
Di Maio potrebbe nei prossimi giorni incontrare nuovamente la compagine pentastellata alla Farnesina, ma tra i suoi fedelissimi alcune scelte nel governo non sono state apprezzate. "Ci aspettiamo che Di Maio faccia sentire la sua voce sul programma, che non sia solo Conte ad avere voce in capitolo", sottolinea una fonte parlamentare M5s. La preoccupazione è che mentre nella precedente fase c'erano spinte contrapposte di chi perorava la causa del dialogo con la sinistra, ora possa succedere il contrario. "È chiaro che c'è stato uno scossone - spiega un senatore 'ortodosso' - mentre prima decideva tutta l'area che veniva definita 'governista' ora c'e' un riequilibrio di forze".
Un riequilibrio che potrebbe verificarsi anche nelle nomine dei sottosegretari, visto che è sempre più pressante la richiesta di una vera ed effettiva discontinuità. "Arriveranno profili nuovi", la tesi dell'ala movimentista. "Conte si accredita come 'collante' dell'esecutivo - dal M5s e dal Pd è arrivata una decisione sofferta", ha spiegato - perché non ci siano fughe in avanti. Del resto anche diversi esponenti del Movimento 5 stelle rimarcano come la scommessa non riguarda solo l'oggi. "Bisogna che Pd e M5s crescano insieme, che non si guardino i sondaggi ma sulle cose da fare", il 'leitmotiv'. I primi banchi di prova saranno da una parte il taglio del numero dei parlamentari (con l'aggiunta di una riforma di legge elettorale di tipo proporzionale) e dall'altra la legge di bilancio. Ora si lavorerà a reperire le risorse per sterilizzare l'aumento dell'Iva e da destinare ai punti programmatici, a partire dal taglio del cuneo fiscale che il Pd vorrebbe per sostenere i lavoratori.