Quel che è certo è che i gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle si apprestano ad affrontare mercoledì un'assemblea completamente diversa dalle ultime che si sono svolte con l'introduzione del Capo politico, pochi interventi critici, 'parlavano in 3 o 4' - viene riferito - poi la replica di Di Maio a conclusione, secondo quanto viene riferito.
Mercoledì si rischia, infatti, di arrivare ad un 'processo' sulle cause dell'ultima sconfitta elettorale. E gli interventi, da quanto si sente, non saranno certo pochi: sul banco degli 'imputati' non tanto la laedership di Luigi Di Maio ma la sua cerchia ristretta.
Nel mirino, di fatto, l'organizzazione interna del Movimento, segnata, peraltro, da un vertice che si è svolto ieri al Mise fra il capo politico, Luigi Di Maio e alcuni 'big' di M5s che non è affatto piaciuta, per usare un eufemismo, a molti parlamentari. Stigmatizzato, si apprende, anche il fatto che vi fosse Alessandro Di Battista. Ormai solo più 'cittadino' a 5 Stelle, dopo la scelta di non ricandidarsi.
Le decisioni prese in un circolo ristretto, scelto a discrezione, il 'reset delle seconde linee, le modalità della comunicazione ad esser, per lo più, sotto tiro. In primis, c'è chi osserva, serve un direttivo che sia "elettivo" in maniera democratica.
A tenere banco oggi in Parlamento, anche le prese di posizione in chiaro, assunte dal senatore Gianluigi Paragone, dalla presidente della commissione Finanze Carla Ruocco e dalla dimissioni di Primo Di Nicola da vicepresidente del gruppo di Palazzo Madama.
"La generosità di Di Maio di mettere insieme tre-quattro incarichi deve essere rivista. Il Movimento cinque stelle, per ripartire, ha bisogno di una leadership h24, dobbiamo passare dall'io al noi", ha detto Paragone in un'intervista. 'Non capisco perché si parli prima ai giornalisti' e poi in assemblea, è stato subito osservato.
Paragone, anche lui presente al vertice del Mise, e Di Maio 'sono molto vicini', impossibile che la sua uscita sia voce dal sen fuggita, c'è chi si è affrettato a notare. Ma non è mancato, al contrario, chi, sarcastico, al contrario ha sottolineato: 'sono sempre stato convinto che Di Maio avrebbe dovuto guardarsi da chi non lo ha mai criticato pubblicamente durante le assemblee M5s.
La "centralizzazione delle decisioni e l'uomo solo al comando non sono nelle corde del Movimento cinque stelle": lo ha detto Carla Ruocco, che ha invocato "una maggiore condivisione". Richiesta che rispecchia quella di moti altri parlamentari. Che nella scelta di rivedere la riorganizzazione del Movimento ci sia la mano di Davide Casaleggio non lo pensa nessuno dei parlamentari interpellati.
Intanto, Primo Di Nicola scrive: "Mi sono dimesso da vice presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 stelle al senato. Una decisione che ritengo necessaria non solo alla luce del risultato elettorale ma anche e soprattutto delle cose che ci siamo detti in tanti incontri e assemblee. Mettere a disposizione del Movimento gli incarichi. È l'unico modo che conosco per favorire una discussione autenticamente democratica su quello che siamo e dove vogliamo andare".
Mentre non usa giri di parole il presidente della commissione Cultura della Camera, Luigi Gallo: del risultato delle Europee "la responsabilità è tutta di Luigi Di Maio". E aggiunge: "Sarebbe ora che Di Maio si chiedesse se è in grado di guidare un governo a trazione M5s o se invece non sia il caso di lasciare".