A chi si domanda quali siano le condizioni di salute del governo e vede negli ultimi giorni un mutamento nel suo “modo di interpretare il ruolo del Presidente del Consiglio”, il premier Giuseppe Conte risponde oggi con una lunga lettera a la Repubblica in cui afferma che ci sono poche dietrologie da fare perché i valori che lo ispirano “sono sempre stati e saranno il rispetto delle istituzioni” e le sue iniziative “sono sempre ispirate da queste finalità ed è un errore pensare che possano essere dettate dall’orgoglio personale o suscitate dal ruolo”.
In verità capo del governo risponde ad un editoriale del fondatore del giornale, Eugenio Scalfari, nel quale ieri aveva scritto che “Conte non è più un pupazzo manovrato dai due capi ballerini Salvini e Di Maio. Improvvisamente il burattinaio diventa lui e i burattini, almeno nelle sue attuali intenzioni, diventano i due vicepresidenti che debbono comunque ridursi, secondo quanto si dice, a ministri rispettivamente dell’Interno e del Lavoro rinunciando alla carica vice presidenziale che non ha più alcun senso con un presidente che guida il governo intero e decide la politica del Paese”, chiedendosi, infine, se poi “ce la farà?”
A tale proposito il Presidente del Consiglio ribadisce di aver assunto il proprio alto incarico sulla base “di una specifica maggioranza con un progetto di governo ben definito” e di confidare “di potere completare questo faticoso impegno sino al termine naturale della legislatura”, così da riuscire a completare “appieno” il piano delle riforme economiche e sociali e di modernizzazione del Paese che lui stesso definisce “ambizioso”. Però, il capo dell’Esecutivo avverte anche, che se l’esperienza di governo dovesse interrompersi in anticipo, “io non mi presterò a operazioni opache o ambigue” assicurando un percorso “lineare e trasparente” della crisi.
Nella lettera al quotidiano di largo Fochetti, Conte analizza tuttavia anche il proprio percorso politico degli ultimi mesi in ambito europeo che ha poi portato alla designazione e all’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, sottolineando che “questa soluzione avrebbe consentito all’Italia di ottenere un portafoglio economico di rilievo, in particolare la “concorrenza”, come da me richiesto, e avrebbe aperto a buone prospettive per l’Italia anche con riguardo alle restanti nomine”. Purtroppo, però, e come è noto “gli Europarlamentari eletti con la Lega, a differenza di quelli del MoVimento 5 Stelle, hanno espresso voto contrario”.
Ci saranno conseguenze in ambito europeo per questo atteggiamento assunto da Salvini e dai suoi uomini? Conte si dice di non essere in condizione “di prefigurare se questa contrarietà avrà ripercussioni” o inciderà sulle trattative che si svolgeranno per definire la composizione della squadra di neo-Commissari. Di certo, quel che si sente di assicurare, è che “non si tratta di rivendicare una “poltrona” a beneficio di una singola forza politica. Si tratta di difendere gli interessi nazionali e di rivendicare per l’Italia il posto di prestigio che merita”. Passaggio, quest’ultimo, che fa titolare così al la Repubblica la lettera del premier: “Conte: ‘Possibili danni all’Italia dopo il tradimento della Lega alla Ue”.
Infine, un ultimo riferimento alla “vicenda moscovita” di questi giorni e ai presunti finanziamenti russi alla Lega, per precisare che “le forze di opposizione mi hanno chiesto di riferire in Senato e per questa ragione, ritenendo sacre le prerogative del Parlamento, ho immediatamente acconsentito alla richiesta”. E senza anticiparne i contenuti, assicura tuttavia che “riferirò, in piena trasparenza, su tutte le circostanze e le notizie che sono a conoscenza mia e di tutti i Componenti del Governo che presiedo”. Un’occasione anche per ribadire al Parlamento “la nostra collocazione geo-politica e per confermare la mia più elevata sensibilità nella tutela della nostra sicurezza e sovranità nazionale”.