“Se un domani chiuderà Radio Radicale, non solo morirà un’emittente d’informazione libera e indipendente. Ma si spegnerà una voce. Quella di Massimo Bordin, Mr. Rassegna Stampa. L’uomo che più di tutti e meglio di ognuno conosce i giornali e i loro addetti: direttori, redattori, inviati, notisti e retroscenisti, ‘uomini macchina’, culi di pietra e tira-a-campare. E che meglio li interpreta. Nei loro tic, vizi, totem&tabù, quotidiani, settimanali e mensili. L’anima della Radio e la sua quintessenza. Quella più Radicale. Ma anche del miglior servizio pubblico”.
Avremmo scritto forse così nel momento, non lontano, dello spegnimento dell’emittente, nei giorni in cui il governo gialloverde si rifiuta di rinnovare la convenzione che rifinanzia l’emittente e le permette di continuare a vivere e di rimanere accesa.
Invece, prima della chiusura della sua radio - ormai fissata per la data del 21 maggio, giorno in cui finisce la convenzione con lo Stato – e della quale è stato il direttore ininterrottamente dal 1991 al 2010, se ne è andato lui.
Spegnendosi ora, all’età di 67 anni, dopo una malattia che l’aveva duramente colpito ai polmoni.
Eppure fino a pochi giorni fa, il 1 aprile, non aveva fatto mancare la sua voce ai microfoni in quella che era la trasmissione quotidiana del mattino in assoluto più seguita dell’emittenza radiofonica italiana: Stampa e Regime.
“La Rassegna” in assoluto, forse anche più di Prima pagina, la mattina su Radio3. E proprio per il diniego del governo a firmare il rinnovo della convenzione, pochi giorni fa Bordin ha attaccato il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio.
L'alter ego
È stato il direttore più longevo, alla guida dell’emittente per diciannove anni di fila sui 44 di vita dell’emittente radicale, nata a cavallo tra il 1975 e il 1976.
È stato per anni l’alter ego di Marco Pannella, amico, sodale e suo editore. Ma anche colui il quale meglio sapeva tener testa all’impennate del leader radicale. Suo interlocutore privilegiato nella conversazione radiofonica della domenica.
Poi si dimise per divergenze continuando a collaborare con la Radio. Si era sentito un “direttore sfiduciato”, che non poteva più “contare sulla pienezza di mandato necessaria non solo con gli interlocutori esterni ma anche e soprattutto con la redazione.
Così rassegnò le sue dimissioni al Comitato di redazione dell’emittente che Marco Pannella fece pubblicare sulla sua pagina Facebook. Era il 10 luglio del 2010 e le dimissioni divennero operative il primo agosto.
E così, quel giorno, Fabrizio Cicchitto, già socialista, poi in Forza Italia, quindi nel Popolo delle libertà e infine più in là fondatore di Alternativa Popolare, lanciò quasi un appello chiedendo a Radio Radicale “che gli amici radicali continuino ad usare 'Radio Radicale' nel modo più partigiano, ma non ci privino della possibilità di capire davvero ciò che scrive la stampa del giorno attraverso le parole sornione e ironiche di Massimo Bordin''.
''Tutti conosciamo la complessità, anzi, diciamo la verità, la provocatoria doppiezza di 'Radio Radicale'. Si tratta di una radio di partito, con un finanziamento pubblico, gestita, però, in modo geniale. Del resto tutte le forzature e le faziosità vanno perdonate per la storia politica-personale di Marco Pannella, ma anche per il taglio inconfondibile che in questi anni ha avuto la rassegna stampa dal titolo 'Stampa e regime' diretta da Massimo Bordin''.
No Marco, io me ne vado
Pannella, subito dopo quelle dimissioni, invitò Bordin a “resistere” e a “non abbandonare il posto di lotta che ha fatto di te il radicale più noto e apprezzato anche di me e della stessa Emma Bonino”. Tornando, da editore, a rinnovargli la fiducia.
Ma lui ne rigettò l’offerta, rispondendo così: “Va bene che tutti dobbiamo essere pronti a metterci in discussione, va bene che gli esami non finiscono mai, ma c'è un limite a tutto e qui si sta esagerando. Dunque le mie dimissioni da direttore sono irrevocabili. All'editore che, in prima battuta, mi ha comunicato che intendeva respingerle, ho dovuto rispondere che una simile decisione non era concretamente nella sua disponibilità''.
Ma il suo vero primo contrasto con Marco Pannella risale a un duro battibecco intercorso domenica 12 aprile 2009 durante l’usuale conversazione domenicale alla radio con il leader. Battibecco durante il quale Bordin minaccia di non prendere più parte alla trasmissione.
Gli animi si surriscaldano nel momento in cui Bordin ricorda che Pannella è anche “l’unico politico italiano” che fa i digiuni.
Pannella ribatte pronto, puntualizzando: “Non sono l’unico, c’è un partito nel quale decine di persone da decine d’anni lo fanno”. Per il conduttore il rilievo è puramente formale, ma Pannella insiste.
Bordin, piccato, allora sbotta: “Mi stai accusando di aver detto che gli altri radicali non sono come te?”
Pannella incassa, ma controbatte: “Ho solo detto che chi dice così, anche se involontariamente, dice una cosa falsa”.
Il qui pro quo tra i due prosegue e, pur senza andare in escandescenze, tuttavia si sviluppa tra reciproche punzecchiature e bordate. Però Bordin, a un certo punto, non si trattiene più e sbotta: “Vabbé, Marco, sinceramente mi spiace molto che tu abbia preso questa piega oggi. Sono metodi politici non molto belli”.
Pannella, di rimando: “Non sarà bello, ma io non ti faccio le cose belle. E poi bisogna capire a quale concetto di bello si fa riferimento”.
“Al potersi guardare allo specchio” replica tagliente e assai duro Bordin, che però subito dopo aggiunge: “Bene, andiamo avanti per l’ultima volta, per l’ultima conversazione Bordin-Pannella”.
E il leader, che non se le fa mandare a dire, resiste ma anche attacca: “Se è questo quello a cui volevi arrivare, vorrà dire che da domani sarai un martire di Pannella…”.
“Ma figurati se voglio essere martire” ribatte il conduttore, che insiste sulla propria decisone: “Non è più possibile andare avanti così, forse a te occorre un altro interlocutore. Se non servo più, vado a fare altro…”.
A quel punto Pannella cerca di trovare una qualche mediazione, senza però rinunciare alla propria posizione: “'Sei il radicale più stimato d'Italia, il più simpatico. Si vede che dovrò fare a meno del prestigio che mi viene da questo dibattito, altra cosa è la tua direzione della radio e la rassegna stampa. Ne prendo atto, mi rammarico ma credo che sopravviveremo entrambi''.
''Non c'è dubbio'', taglia corto Bordin.
Dal 3 aprile 2012 Bordin curava su Il Foglio una rubrica quotidiana intitolata “Bordin Line”, annotazioni quotidiani sul presente politico.