Record di visualizzazioni (oltre 340 mila). E record, prevedibile, di polemiche. "Il racconto di una giornata che difficilmente dimenticheremo", il video postato dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per documentare le fasi del rientro in Italia di Cesare Battisti, si è guadagnato diverse censure politiche e molte ironie social.
Rocco Casalino, regista della comunicazione del governo, è spiazzato: "Non ne sapevo niente" dice al Corriere. Uno smarrimento condiviso da altri spin stellati, tra i quali il prodotto è stato giudicato "improvvisato, cinico e malfatto". Finché a sera in via Arenula ammettono l’errore. Non tanto la scelta di confezionare il video, quanto una certa sottovalutazione e imperizia comunicativa: "Sarebbe bastato metterci il logo della Polizia penitenziaria, visto che lo hanno montato loro" riporta ancora il Corriere.
"Il guardasigilli trasforma la giustizia in un b-movie - ha denunciato via Twitter Mara Carfagna, vice presidente della Camera e deputata di Forza Italia - Questo video squalifica le istituzioni e il ruolo del ministro della Giustizia".
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"Il video postato dal ministro della Giustizia e lo spettacolo dato dal ministro dell'Interno sulle fasi dell'arrivo di Battisti sono degni di una repubblica delle banane, non di un Paese civile", ha rincarato la dose Walter Verini, responsabile Giustizia del Pd e componente della commissione Giustizia della Camera: "spettacolarizzare la vicenda, farne una occasione di volgare propaganda, esibire qualunque persona - sia pure un pluricondannato all'ergastolo - come un trofeo di caccia è un comportamento vergognoso".
Presenterò un esposto al garante nazionale per i detenuti per il video fatto da #Bonafede in cui #CesareBattisti viene esibito come un trofeo di caccia. Sono state violate numerose norme penali a garanzia dei detenuti e a garanzia della sicurezza della polizia penitenziaria
— Alessia Morani (@AlessiaMorani) 15 gennaio 2019
"Tra i tanti format a disposizione per trasformare in un video emozionante la semplice traduzione in carcere di un latitante arrestato all'estero, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha evidentemente preferito per la sua pagina Facebook quello del filmino matrimoniale" ironizza Repubblica, "Ha scelto lui stesso la musica di sottofondo - come faceva vent'anni fa, quando faceva il disc jockey nella discoteca Exstasy di Mazara del Vallo".
Per la cronaca: il brano è 'Comment Te dire' di Bertysolo.
"Il rispetto dei diritti è un principio ineludibile, anche per i detenuti responsabili di crimini efferati - ha ricordato Giuseppe Civati, fondatore di Possibile - Chi fa il ministro della Giustizia dovrebbe conoscere questo concetto: e' la base per ricoprire un ruolo del genere, davvero il minimo". E invece Bonafede "ha pubblicato un video da Stato dittatoriale, in cui oltre al carcere per i condannati c'è la gogna social".
Impietose anche le critiche sul web. E se c'è chi sceglie la strada dell'ironia, come Rosi D.S. ("ma avevate paura che arrivassero i minions a liberarlo?") o Marco R. ("ora voglio vedere il fimino della prima comunione"), in molti prevalgono invece disagio o indignazione. Ivan C. invita Bonafede a rileggersi l'articolo 114 del codice di procedura penale, quello che "vieta la pubblicazione di immagini di persone private della libertà personale"; Sabina C. parla di "vergogna"; Silvia B. di "montaggio con musica emozionale da subumani". Ma a far discutere è anche la foto in cui il ministro appare sorridente con un giubbino della polizia penitenziaria: il gruppo del Pd al Senato sta presentando un'interrogazione parlamentare perché indossando "in modo abusivo e in pubblico i segni distinti di un corpo e di una professione senza averne il titolo", Bonafede avrebbe violato il Dpr 737/81 e l'articolo 498 del Codice penale.
Penso sia il video più nauseabondo io abbia mai visto#Bonafede#Battisti https://t.co/qroyBzmnoC
— mattia feltri (@mattiafeltri) 15 gennaio 2019
"Non c'e' alcuna gara", con Salvini, si è difeso lui: "Io ho incontrato gli agenti e, per dare un segno di vicinanza, dentro il ministero ho indossato la giacca con orgoglio. Non pensavo nemmeno che quella immagine uscisse: è uscita e comunque voglio sottolineare che vado orgoglioso di averla indossata".
Quando finalmente anche a te hanno comprato un costume come quello del cuginetto. #Bonafede #CesareBattisti #parata #GovernoBigJim pic.twitter.com/8Zmlbnky8p
— Mangino Brioches (@manginobrioches) 15 gennaio 2019
La camera penale di Roma prepara un esposto
Quanto pubblicato da Bonafede non è piaciuto alla Camera penale di Roma che sta per presentare alla procura della capitale un esposto. Il sindacato dei penalisti della capitale, guidato dall'avvocato Cesare Placanica, chiederà alla magistratura di verificare se quanto avvenuto possa costituire la violazione di due norme: quella prevista dall'articolo 114 del codice di procedura penale che disciplina 'il divieto di pubblicazione dell'immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all'uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica' e quella, contemplata dall'articolo 42 bis dell'ordinamento penitenziario, che prevede sanzioni a carico di chi non adotti "le opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità, nonché per evitare ad essi inutili disagi". Ieri era stata l'Unione delle Camere penali a parlare di "pagina tra le più vergognose e grottesche della nostra storia repubblicana" in relazione al trattamento mediatico riservato a Battisti al suo arrivo a Ciampino.