Un'azienda di preservativi ha creato un'app che non ti fa vedere i bambini su Facebook

Nasce per limitare le visualizzazione di questo genere di foto sui social, non apprezzate da tutti, l'idea della Skyn è un blocco anti-bambini

app blocca foto bambini
Marty Melville / POOL / AFP 
Il prinicipino George 

Una casa produttrice di preservativi ha creato un’app per farvi vedere meno foto di bambini sui social network. Si chiama semplicemente “Baby Blocker”, ed è un’estensione per il browser Google Chrome capace di intercettare le foto di neonati e infanti che scorrono sulla timeline di Facebook. E quando il software ne trova una, la sostituisce con qualcos’altro.

Creato dall’azienda produttrice di contraccettivi Skyn, il blocco anti-bambini nasce per chi desidera limitare la quantità di foto di questo tipo dalla propria esperienza social. All’indomani della nascita di Archie Harrison - figlio del principe britannico Harry e di sua moglie Meghan - qualcuno all’interno dell’azienda deve aver notato il significativo incremento di foto che ritraggono neonati su Facebook, a partire proprio da quelle del piccolo nobile. Nel comunicato stampa, l’azienda spiega che in media i genitori condividono almeno 1.500 foto di ciascuno dei loro figli entro il quinto anno d’età.

Ma non tutti amano simili contenuti, che facilmente potrebbero richiamare stressanti riflessioni sul divenire adulti o sull’esigenza di “fare famiglia”. Naturalmente, senza contare la stessa privacy dei bambini, che un giorno potrebbero non gradire di avere tutta la loro esistenza impressa su un social network, come è capitato a una giovane austriaca che per questa ragione ha fatto causa ai genitori. E così Skyn ha pensato di venire incontro a tutti proponendo una soluzione che, lontana dall’aver realmente risolto il problema, quantomeno lo tiene lontano dagli occhi.

Ma come osserva la stessa azienda, lo scopo principale del Baby Blocker dovrebbe essere quella di far sentire le persone più a loro agio nell’avere rapporti sessuali protetti e “casual”, senza dover pensare ad eventuali conseguenze, tra cui eventualmente quella di avere un bambino.



Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it