La visita di Di Maio e Tonielli all'hagar dove era ospitato l'Airbus 340 comprato nel 2016 in leasing dal governo italiano, ha riacceso la polemica politica sulla scelta dall’ex primo ministro Matteo Renzi. Ma è sui quotidiani che si è svolta la partita decisiva, fatta di scoop, analisi e controllo dei costi che hanno gettato luce sulla storia di quello che nelle vignette delle edizioni cartacee spesso è diventato “L’aereo più pazzo del mondo”.
Storia dell’Airbus di Stato A340-500
Prima però è utile fare un passo indietro per capire dova la storia ha inizio. Maggio 2016. Su input del governo allora presieduto da Matteo Renzi viene stipulato un contratto di leasing con la compagnia aerea Ethiad per un Aribus che faccia da vettore principale per i voli di Stato. L’aereo giunge a Fiumicino da Abu Dhabi alle 19 ora italiana del 2 febbraio 2016. Racconta Huffington Post l’arrivo dell’aero nell’hangar di Fiumicino: “La scritta Repubblica italiana sulla fusoliera bianca ed il tricolore sulla coda: è questa la livrea scelta per il nuovo Airbus, spinto da 4 motori Rolls Royce Trent 553-61. La necessità di utilizzare il nuovo tipo di aeromobile deriva dall'esigenza di effettuare i voli più lunghi senza compiere uno scalo tecnico per il rifornimento di carburante”. Mentre il Corriere annunciava nel riserbo di Palazzo Chigi: "Il tarrifario internazionale per quel tipo di velivolo si aggira tra i 230 e i 315 mila euro al mese".
Il contratto
Quello che poi sarebbe stato rinominato l’Airforce Renzi, è stato preso in leasing: il costo dell’affitto era di 70 milioni di euro suddivisi in 96 rate, di cui 25 milioni come una tantum al momento della firma, 32 milioni per i costi di manutenzione, 12 per il supporto a terra e il ricovero a Fiumicino, 4 per l’addestramento dei piloti e altri 20 per i riallestimenti dell’area riservata alle autorità, poi saltata come scrive Il Fatto Quotidiano. Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, il 3 agosto 2018 ha chiesto ufficialmente la disdetta del contratto di leasing con Alitalia (che fa da intermediaria con Ethiad, proprietaria del velivolo).
Le dimensioni
Sul Corriere Gian Antonio Stella ha definito l’aereo “un bestione metallico lungo 63 metri (quasi tre volte un campo da tennis) e con un’apertura alare di 60 metri”. Un aereo da 300 posti. Quasi il doppio delle misure di un normale aereo di linea come il Boing 737. Il Fatto quotidiano segnala anche che un altro ‘segreto’ sull’aereo è stato rimosso in queste ore: Palazzo Chigi avrebbe richiesto, fino a dicembre 2016, modifiche su quell’aereo per fare in modo che venisse costruita al suo interno un’area privata dedicata alle istituzioni, “suddivisa nella cabina letto, con un annesso bagno e doccia, studio privato, nonché in un’area riunioni con lo staff”. Costo? 16,6 milioni di euro, scrive il Corriere. Queste modifiche non furono mai fatte, perché la scadenza del leasing (2024) ha imposto di ripensare delle modifiche che avrebbero richiesto lavori per un numero non inferiore ai 15 mesi.
Perché è stato acquistato?
Secondo la volontà dell’ex premier sarebbe dovuto servire a promuovere l’export italiano, che nel 2017 valeva 448 miliardi di euro. Avrebbe portato a bordo imprenditori, per i quali era previsto un contributo, e questo contributo avrebbe ripagato i costi stessi dell’aerero. Questo secondo il business plan fatto dai tecnici. Ma la cifra si sarebbe rivelata subito piuttosto ottimistica: “Ogni ora di volo costa solo di carburante (poi c’è tutto il resto…) dai 2.500 euro in su, a seconda del carico. Fatto sta che i viaggi di questo tipo, stando alla tabella che gira a Palazzo Chigi, sono stati davvero pochi”. Tre in tutto. Quello con in cui ci è salito più gente è stato organizzato dall’allora sottosegretario allo Sviluppo Ivan Scalfarotto, e a bordo salirono circa 120 imprenditori, destinazione Nuova Delhi e Mumbai. Molto modesti i numeri degli altri voli. Dai dati pubblicati in questi giorni dai quotidiani, risulta chiaro che nessuno dei viaggi effettuati ha ripagato i costi dell’aereo, definito ‘un’idrovora di carburante’.
Quante volte è stato usato? E da chi?
Ottantotto viaggi in tutto , anche molto brevi, su 41 dei quali c’è il segreto di Stato. Su 300 posti, quali utilizzati in media sono stati 23, per un costo orario di 25 mila euro. L’Airbus di Stato, voluto dal governo Renzi, e utilizzato negli ultimi anni da esponenti del governo (mai dal premier toscano) è stato usato anche per muovere un ministro solo: il 21 gennaio scorso, il super aeroplano partito da Bruxelles in direzione Roma, aveva un solo passeggero a bordo, Angelino Alfano, ministro degli Esteri.
Numeri che Il Fatto Quotidiano ha ottenuto dopo aver fatto un accesso agli atti presso la presidenza del Consiglio, numeri ufficiali e pubblici, dunque, che chiariscono una volta per tutte i costi e il tipo di utilizzo fatto finora dall’Airbus. Degli 88 voli, 41 sono relativi alle più alte cariche dello stato e non possono essere resi noti (si tratterebbero dei voli di Paolo Gentiloni e Sergio Mattarella, che lo ha usato in due occasioni soltanto per due viaggi in Argentina e Uruguay. Renzi, come noto, non l'ha mai usato. Gli altri ad averlo utilizzato sono il primo, per numero di viaggi, l'ex ministro Aldano, Gentiloni quando era ministro degli Esteri, Ivan Scalfarotto e in una occasione l'ex ministro della Difesa Roberta Pinotti.
L’aereo è stato un buon affare?
Su questo punto tutti i quotidiani e gli articoli pubblicati concordano: no. È un modello superato, che non usa più nessuno e consuma decisamente troppo.
Il modello dell’Airbus è l’A340-500, presentato nel 2004 come evoluzione di un modello del 1987, è un quadrimotore che in media si può ‘affittare’ per circa 350 mila dollari al mese (stando ai prezzi di mercato riportati da Myairlease.com) ma i prezzi più elevati per il suo mantenimento sono dovuti proprio al carburante, molto elevati per un quadrimotore. Sarebbe dovuto servire per permettere agli aerei di Stato di fare voli più lunghi (l’Airbus può arrivare in ogni parte del mondo senza fare scali, come racconta questa mappa pubblicata da Flyorbitnews.com). Ma di listino costa 180 milioni, nuovo. Mentre in leasing non dovrebbe costare più di 18 milioni rispetto ai 70 pagati dal governo.
E adesso chi paga?
Il 7 agosto il velivolo sarà definitivamente rottamato. Il ministro della Difesa ha convocato una riunione tecnica per la risoluzione del contratto con Alitalia. Sul tavolo il tema delle penali, stimate intorno ai 70 milioni, scrive Il Fatto: “quasi metà della spesa stabilita con gli impegni assunti dal governo Renzi. Una cifra non da poco”.
La strategia che sulle pagine del quotidiano diretto da Marco Travaglio filtra dal ministero è che per evitare di pagare il conto, lo si lascerà su Alitalia. Il motivo è che “la compagnia ha un debito con lo Stato di 120 milioni circa, quindi ‘quando ci diranno di pagare le penali, diremo che paghiamo, ma iniziando a scalare quanto ci dovete’. A quel punto, a seconda del contratto che lega (Alitalia) a Ethiad, proprietaria dell’Airbus 340, Alitalia potrebbe anche valutare la possibilità di avvalersi delle norme che consentono alle imprese in amministrazione straordinaria di rescindere contratti non indispensabili all’operatività aziendale. E quindi a sua volta di stracciare il contratto con gli arabi”. Sottile, chissà se gli arabi apprezzeranno.