Roma - L'Italia perde il piu' filosovietico dei comunisti italiani. Con la morte a 89 anni di Armando Cossutta, si spegne la voce che per decenni considerò l'Unione Sovietica uno "Stato guida", fino a polemizzare con Enrico Berlinguer secondo il quale la "spinta propulsiva" della Rivoluzione d'Ottobre si era esaurita ed era ora di sganciare il PCI dai suoi rapporti storici con i regimi comunisti del blocco sovietico. Oltre che nel merito, Cossutta criticò il metodo della scelta del PCI, che definì in un articolo "lo strappo", per la sua estraneità alle discussioni interne ed alla storia del partito.
Cossutta fu collaboratore de l'Unita' e ricopri' incarichi parlamentare dal 1972 al 2008. Ricopri' anche molti ruoli politici, fu consigliere comunale a Milano dal 1951, poi segretario comunale e regionale del PCI e membro della Direzione della Segreteria nazionale del Partito Comunista Italiano.
Nel 1991 fondo' Rifondazione Comunista, dall'unione tra il Movemento per la Rifondazione Comunista e Democrazia Proletaria, che nel 1996, dopo le elezioni politiche, fece parte della maggioranza che sosteneva il primo governo Prodi. Ma quando nel 1998 Fausto Bertinotti, allora segretario del partito, ritirò la fiducia al governo Cossutta si oppose e si stacco' dal partito. Fu' allora che fondo' il Partito dei Comunisti Italiani (PdCI), con Oliviero Diliberto e Marco Rizzo. PdCI partecipò al successivo governo D'Alema.
Cossutta ricopri' la carica di presidente del PdCI e di senatore. Dal 1999 al 2004 fu deputato al parlamento europeo e sempre nel 2004 pubblico' la sua autobiografia "Una storia comunista". Partecipò nel 2000, con altri politici come Walter Veltroni, al gay pride di Roma, prendendo posizione a favore del matrimonio omosessuale. Nel 2006 alle elezioni politiche venne eletto senatore per la lista 'Insieme con l'Unione'. Fu membro della Commissione Affari esteri. A giugno del 2006, per un dissenso verso la linea politica del segretario Oliviero Diliberto, Cossutta si dimise da presidente del partito e il 21 aprile 2007 presento' le dimissioni dal partito stesso. Alle politiche del 2008 dichiaro' di aver votato "da comunista" per il Partito Democratico. Nell'agosto 2015 perse la moglie Emilia con cui fu sposato per oltre 70 anni. (AGI)
(15 dicembre 2015)