AGI - Avevano tentato di acquistarla prima Silvio Berlusconi (che poi ripiegò sulla altrettanto prestigiosa Villa Campari a Lesa),poi George Clooney e infine il magnate russo Roman Abramovich.
Ora Villa Faraggiana, spettacolare complesso residenziale a Meina, sulla sponda novarese del Lago Maggiore, è finita nelle mani di un misterioso acquirente che l'ha comprata all'asta per una cifra che sembra si aggiri sui due milioni e mezzo di euro. Misteriosa per ora anche la futura destinazione dell'immobile, costruito tra il 1852 e il 1855 dal marchese Alessandro Faraggiana, ultimo erede della famiglia nobiliare di origine ligure, trapiantata a Novara, su progetto dell'architetto Antonio Busser.
La maestosa villa di Meina è stata in tempi recenti, una casa di riposo per anziani gestita dalle "Suore Poverelle" di Bergamo, e poi era stata ceduta ad una società di Latina, che è fallita Il complesso - 88 locali distribuiti su 2.874 metri quadrati, circondata da un grande parco, con darsena privata sul lago - è costituito dalla parte centrale con un edificio su due piani, con la portineria, quelle che furono le stanze delle suore e a monte due dependance. Sotto il parco passa in galleria la linea ferroviaria internazionale del Sempione. La villa è immersa in un vastissimo parco (di circa settanta ettari) ricco di piante secolari (tigli, faggi, cedri del libano) un tempo, in particolare, era un vero e proprio regno di flora tutto ricoperto di ortensie amorevolmente coltivate da Catherine Ferrandi (1856 1940) moglie dellingegnere Raffaello Faraggiana che aveva ereditato la residenza lacustre dopo la morte del padre.
Nel parco della villa si potevano trovare oltre alla casa padronale con 44 metri di fronte lago, le scuderie e alloggi per la servitù, labitazione del maggiordomo con darsena privata a lago, la graziosa abitazione del custode, il già citato museo composto da 7 sale contenenti una ricca collezione di animali impagliati ora conservati presso la Fondazione Faraggiana a Novara, la zona destinata al ricovero degli animali con annesse abitazioni per i custodi, una masseria con annesso frutteto, limonaie e serre per la produzione di frutta e verdura, e infine un grazioso gabinetto fotografico per lo sviluppo delle fotografie, passione del Marchese Faraggiana. Morti i primi proprietari la villa non fu più utilizzata dagli eredi e durante la guerra divenne asilo per sfollati, soldati ed ebrei superstiti. I discendenti Faraggiana decisero quindi di farne dono alle Suore dell'Ordine delle Poverelle di Bergamo, che dapprima la destinarono ad orfanatrofio e più tardi a convalescenziario.