AGI - Un data center è un'infrastruttura IT strategica capace di ospitare e far funzionare migliaia di server, servizi cloud e servizi di intelligenza artificiale. Proprio l’uso sempre più diffuso e intenso dell’AI è al centro della nuova joint venture tra Eni e Khazna Data Centers, leader emiratino nelle infrastrutture digitali hyperscale, ufficializzata l’11 luglio con la firma di un accordo preliminare alla presenza delle istituzioni italiane ed emiratine.
L’obiettivo dell’accordo è la costruzione di un AI Data Center Campus da 500 megawatt a Ferrera Erbognone, in provincia di Pavia, a qualche decina di km da Milano, dove già sorge il Green Data Center di Eni. Il nuovo hub sarà progettato per offrire potenza di calcolo ad alte prestazioni supportando lo sviluppo di applicazioni AI europee, con standard avanzati in termini di sostenibilità e sicurezza. Questa iniziativa rappresenta un passo fondamentale all'interno della più ampia partnership tra Italia ed Emirati Arabi Uniti, avviata a febbraio 2025, che punta a raggiungere una capacità IT complessiva fino a un Gigawatt in Italia.
“Blue power” e intelligenza artificiale
A distinguere il campus lombardo nell’attuale scenario nazionale è l’approccio energetico: l’infrastruttura sarà interamente alimentata da “blue power”, una fonte di energia elettrica a basse emissioni prodotta da gas naturale ad alta efficienza e tecnologie di cattura e stoccaggio della CO₂ (CCS), con conferimento presso l’hub Eni di Ravenna. Un sistema che riduce fino al 90% delle emissioni unendo l’affidabilità delle centrali termiche alla sostenibilità richiesta dalla transizione ecologica.
Si tratta di un’infrastruttura IT assolutamente inedita in Italia, con la creazione di una sinergia tra energia decarbonizzata e calcolo di nuova generazione. Una formula che, in futuro, potrebbe essere replicata anche in altre aree del Paese. Ne parliamo in questa puntata dei podcast di AGI, in collaborazione con Eni, insieme a Fabio Roncarolo, Head of Data Centers Program Management di Eni.
Una sfida strategica per l’Italia e l’Europa
Oggi l’Italia dispone di circa 600 MW di capacità installata in data center. Il solo campus di Ferrera Erbognone raddoppierà il potenziale nazionale, avvicinando Milano agli hub di riferimento in Europa come Francoforte, Amsterdam e la Scandinavia. In un contesto in cui la sovranità tecnologica e la gestione sicura dei dati sono al centro delle agende politiche e industriali, questa infrastruttura potrà rivelarsi cruciale.
Al momento molte aziende e startup italiane si affidano a data center localizzati all'estero facendo transitare i loro dati sensibili da e per oltreconfine. Questo porta a problemi con la latenza, cioè il ritardo tra la richiesta di dati e la loro ricezione dovuto alla distanza tra le sedi. Avere in territorio italiano un campus con le prestazioni come quello che sorgerà a Ferrera Erbognone è fondamentale per la competitività e la sicurezza dei dati, perché rispettare le nuove regole europee, come l’AI Act e il Cloud Code of Conduct che chiedono maggiore sovranità digitale.
Anche sul piano geopolitico, l’operazione si inserisce in una più ampia partnership strategica tra Italia ed Emirati Arabi Uniti, avviata a febbraio 2025, che prevede investimenti fino a 40 miliardi di dollari e una capacità IT totale di 1 gigawatt da raggiungere nei prossimi anni sul territorio italiano. Un tassello importante nel mosaico nazionale ed europeo della digitalizzazione.
Impatti sul territorio e nuove competenze
L'investimento di oltre 6 miliardi di euro rappresenta una delle più significative iniezioni di capitali esteri nel settore tecnologico italiano degli ultimi anni. Questa cifra si tradurrà in un impatto tangibile e misurabile sull'occupazione: si stima la creazione di alcune centinaia posti di lavoro, tra diretti e indiretti, durante la sola fase di costruzione del campus, il cui avvio è previsto per il 2026. Terminata la fase di cantiere, l'impatto si stabilizzerà con la creazione di posti di lavoro a tempo pieno per la gestione operativa dell'infrastruttura.
Non si tratterà di personale in servizio per la sola manodopera generica, ma di ruoli ad altissima specializzazione come ingegneri informatici ed energetici, specialisti di cybersecurity, tecnici per la manutenzione di sistemi di raffreddamento e di alimentazione ed esperti di cloud computing
Ambiente ed economia circolare
Uno degli aspetti più innovativi riguarda anche l’uso efficiente delle risorse idriche e termiche. Il campus adotterà un sistema chiuso di raffreddamento che riciclerà fino al 95% dell’acqua impiegata. Si tratta di un esempio concreto di economia circolare applicata al digitale capace di integrare ambiente, industria e innovazione. Un modello che potrebbe rappresentare un benchmark europeo nel settore dei data center sostenibili.
Le prossime tappe
I lavori preliminari di demolizione sull’area ex-industriale sono già partiti. La posa della prima pietra è prevista per il 2026, mentre i primi moduli da 50 MW potrebbero entrare in funzione nel 2027. L’intero campus si prevede completato entro il 2030, grazie a un approccio modulare e prefabbricato che mira a ridurre i tempi di realizzazione.
Nel frattempo, si guarda già oltre. Il modello sperimentato in Lombardia potrebbe essere esportato in altre regioni italiane come Puglia o Sardegna, dove Eni sta valutando nuovi progetti. Se il futuro dell’intelligenza artificiale sarà anche questione di infrastrutture, l’Italia sembra intenzionata a farsi trovare pronta.
Per scoprire di più sulla visione di Eni per quanto riguarda l’innovazione, vai alla sezione dedicata del sito eni.com
I contenuti di questo articolo sono prodotti dallo sponsor in collaborazione con Agi