AGI - Un tempo snodo strategico dell’energia cittadina, oggi motore di idee e connessioni. Il Gazometro di Roma si apre alla città come spazio di incontro tra arte, innovazione e futuro. Con la mostra “Punti di Vista”, curata da Marco Capasso in collaborazione con la Galleria Il Sole di Fabio Ortolani, Eni ha inaugurato il 28 marzo la seconda stagione di Arte al Gazometro. Punti di Vista è il primo appuntamento della stagione. Un percorso visivo che accoglie i visitatori con opere visionarie: figure stilizzate, forme astratte e fondali carichi di colore si fondono per superare il confine tra estetica e realtà. L’ex impianto industriale si riscopre così luogo vivo, accessibile e profondamente umano, simbolo di una trasformazione in corso.
È Mimmo Paladino, protagonista della Transavanguardia, a firmare il Manifesto della mostra con un’opera realizzata appositamente per l’occasione: Manifesto, che diventa immagine simbolo della stagione 2025 di Arte al Gazometro. Un volto senza tempo, sospeso tra passato e futuro. È quello di un uomo rinascimentale che, dalla fronte, irradia onde cromatiche: immagine potente e simbolica, capace di fondere memoria e contemporaneità in un’unica visione. Evocativa e misteriosa, l’opera sembra custodire storie antiche e, al contempo, aprirsi a orizzonti ancora da immaginare. Paladino, tra i maggiori interpreti del ritorno alla pittura negli anni Ottanta, offre qui una sintesi visiva che dialoga con il presente. Insieme a lui, 18 artisti, attraverso linguaggi, tecniche e sensibilità differenti, costruiscono un percorso immersivo che invita a interrogarsi sul mondo contemporaneo e sul ruolo dell’uomo nel suo tempo.
Vega Flux esplora con la sua opera la perdita di sacralità nell'era degli smartphone. Ernesto Morales, attraverso la pittura di boschi, interpreta l'inconscio e il mondo dei sogni. Lorenzo Capolupi fotografa luoghi abbandonati, celebrando l'estetica del decadimento e la forza della memoria. Giuseppe Palermo, con le sue opere, mette in dialogo luce e ombre intrecciandosi con l'identità del Gazometro. Stefano Pilato decostruisce l'immaginario antropico per riflettere sul nostro rapporto con il pianeta e le sue risorse. Vittorio Valiante esplora con la pittura contrasti materici e rappresenta la fragilità dell'esistenza. Severin Gambier utilizza il mosaico per evocare il tempo non lineare e la confusione dei sentimenti. Gian Paolo Rabito rappresenta paesaggi realistici e senza uomini per rivelare lo spazio e il tempo.
In questa narrazione visiva, Marco Verrelli svuota le architetture di servizio che così appaiono come cristallizzazioni della luce. Denis Riva utilizza materiali di recupero e tecniche sperimentali per indagare il rapporto tra il tempo della natura e quello percepito dall'uomo. ATAK, con uno stile pop, celebra generi artistici passati con ironia. ERK14 esplora la memoria utilizzando oggetti come simboli di emozioni e stagioni della vita. Francesca Mazzagatti racconta le connessioni tra uomo e ambiente con le sue figure sospese tra surreale e quotidiano. Aurelio Sartorio nasconde pensieri segreti dietro composizioni formali e cromatiche apparentemente severe. Marco Ferri esplora la poetica con opere di luce, colore e tempo. Stefano Conticelli realizza sculture che uniscono antico e futuro, riflettendo sul rapporto tra uomo, natura e il mare. Massimo Catalani riflette sul rapporto tra uomo e spazio con visioni architettoniche e una particolare tecnica di luminescenza per la visione notturna.
Giochi d’arte, riflessi di storia
"Spesso le grandi imprese non hanno un luogo dove mostrarsi e farsi conoscere. Il Gazometro Eni, invece, si sta aprendo a tutti quelli che verranno e racconterà storie di persone, di artisti e di energia; di tutto ciò che stiamo facendo su innovazione e tecnologie - dice Claudio Granata, direttore Stakeholder Relations and Services Eni - Questo luogo porterà a compimento un passaggio fondamentale: l'impresa resa naturale, a misura di persona, come Eni ha sempre voluto essere".
Nel corso del percorso espositivo, il Gazometro si lascia trasformare dallo sguardo di chi attraversa le opere. Le installazioni site-specific dialogano con l’architettura industriale, riscrivono il significato della materia, assottigliano i confini tra arte e industria. Il Colosso di Ferro si impone con la sua forza simbolica, mentre gli artisti lo reinterpretano attraverso visioni non convenzionali, restituendogli una presenza viva, mutevole. Il risultato è un gioco di riflessi, dove lo spettatore è immerso in un’esperienza che va oltre il visivo. La mostra si fa racconto: coinvolge, interpella, chiama il visitatore a essere parte della narrazione che parla di trasformazione, memoria e futuro.
“Diciannove artisti figurativi contemporanei, offrono al pubblico un caleidoscopio di visioni e interpretazioni del mondo che ci circonda. In un contesto dedicato all’innovazione e alla ricerca scientifica, il linguaggio orizzontale dell'arte è capace di suscitare l'interesse e la partecipazione della comunità” dice Marco Capasso, curatore dell’esposizione: “L'arte è una trama di relazioni e un terreno fertile per la partecipazione collettiva". Punti di Vista invita lo spettatore a un'esperienza attiva e partecipativa perché l'arte è ancora una di quelle esperienze che sopravvive alla virtualità. “Quello tra l’opera d’arte e l’osservatore è un legame indissolubile; infatti, esiste un detto tra i collezionisti che dice: è l’opera d’arte a scegliere te”.
“Il Gazometro è entrato a pieno titolo nello skyline di Roma, anche grazie al cinema, e oggi è protagonista di questa mostra in una veste inedita”, ha sottolineato Gloria Denti, responsabile della Comunicazione di Brand Eni. “Ancora una volta, è possibile osservare il Gazometro anche dall’interno, rendendolo così un luogo sempre più al servizio del territorio. Si apre sempre di più alle persone, che potranno visitarlo e scoprirlo, ma anche ai talenti, uno spazio dove lasciarsi ispirare e superare i confini del convenzionale. Questo appuntamento rappresenta un tassello fondamentale di questo processo di trasformazione, contribuendo a completarne la visione: un’innovazione che è sì tecnologica, ma anche profondamente sociale”.
La contemporaneità reinventa la storia
Il Gazometro è oggi un ecosistema vivo, in continuo mutamento. Un luogo che accoglie, trasforma e si lascia trasformare. Realizzato tra il 1935 e il 1937 dalla Ansaldo Breda, il complesso — composto da quattro strutture cilindriche — ha segnato l’ingresso di Roma nell’era industriale. Con i suoi 90 metri di altezza e una capacità originaria di 200.000 metri cubi di gas, è tuttora la più imponente struttura del genere in Italia. Per decenni ha rappresentato il motore dell’innovazione nella Capitale, fino agli anni Sessanta, quando il graduale disuso lo ha trasformato in una testimonianza silenziosa di archeologia industriale. Oggi, quel passato torna a vivere in nuove forme, tra innovazione, cultura e futuro.
Icona contemporanea del paesaggio urbano del quartiere Ostiense, oggi il Gazometro ha trovato nuova vita. Eni ne ha da qualche anno avviato il recupero, ospitando anche ROAD – Rome Advanced District: un hub dedicato all’innovazione tecnologica e alla transizione energetica. Non più solo memoria del passato, ma laboratorio attivo di idee e visioni per il futuro. Quando scende la sera e le luci della Capitale si riflettono sul cielo, un ultimo sguardo al Gazometro basta per capire che qui non si è semplici spettatori: si è parte di un’esperienza che continua a risuonare, lasciando un segno profondo.
"Punti di Vista" è un invito a guardare oltre: a cambiare prospettiva. A Roma, al Gazometro Ostiense, potrà essere visitata il 12 aprile, durante la giornata di apertura al pubblico organizzata da Eni in collaborazione con il FAI - Fondo Ambiente Italiano (Sarà possibile registrarsi per vedere la mostra è possibile registrarsi sulla pagina dedicata all’evento sul sito eni.com).
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