AGI - Nel 2019, le concentrazioni atmosferiche di CO2 sulla Terra erano le più alte degli ultimi 2 milioni di anni. Negli ultimi 50 anni la temperatura del Pianeta è cresciuta a una velocità che non ha uguali negli ultimi 2.000. Con le conseguenze che ormai tutti quanti conosciamo. È quanto emerge dal Sesto Rapporto di Valutazione redatto dall’IPCC, il gruppo intergovernativo che studia i cambiamenti climatici , pubblicato nel 2022.
Gli scienziati sono concordi nell’affermare che per limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C entro la fine del XXI secolo bisogna azzerare le emissioni nette di gas serra “all’incirca verso la metà del secolo”, ma, ad oggi, non esiste una ricetta applicabile a tutti i settori. Se le rinnovabili rappresentano una soluzione efficace per decarbonizzare il settore della generazione elettrica, esse hanno ben poco effetto in altri campi, come ad esempio in agricoltura, nel trasporto aereo o nelle industrie cosiddette “hard to abate”, quali cementifici, acciaierie e chimica.
Esiste, dunque, una tecnologia in grado di evitare l’emissione in atmosfera dell’anidride carbonica derivante da queste industrie? La risposta è sì: si tratta delle tecnologie CCUS (Carbon Capture and Utilization: in italiano cattura e utilizzo) e CCS (Carbon Capture and Storage: cattura e stoccaggio), che permettono la cattura della CO2 e la sua separazione dagli altri gas con cui è mescolata aprendo due soluzioni: l’utilizzo a fini industriali o lo stoccaggio in formazioni geologiche ad elevate profondità adatte a contenerla in sicurezza per un tempo indefinito.
Sia l’IPCC sia l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ritengono che le tecnologie di cattura e stoccaggio saranno imprescindibili per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. In particolare, la IEA stima che la CCUS contribuirà per circa il 12% alla riduzione del totale delle emissioni da oggi al 2050.
La strategia di Eni verso la neutralità carbonica
La CCUS è una delle soluzioni individuate da Eni nella sua strategia verso la neutralità carbonica, assieme alle rinnovabili, i biocarburanti, l’efficienza energetica, un mix energetico che privilegi le fonti meno emissive, come il gas, per spiazzare carbone e petrolio.
L’azienda energetica internazionale è partner del progetto Sleipner in Norvegia, che opera con successo fin dal 1996 ed è stato il primo progetto al mondo dedicato allo stoccaggio geologico della CO2 per fini esclusivamente ambientali.
Eni è attiva anche nel Regno Unito con il progetto HyNet North West per decarbonizzare uno dei più importanti distretti industriali nell’area della Liverpool Bay. Questa vasta area comprende cementifici, termovalorizzatori, raffinerie, centrali elettriche ed impianti chimici e di fertilizzanti, con un volume totale di emissioni di circa 9 milioni di tonnellate di CO2. Lo stoccaggio avverrà nei giacimenti esauriti di Hamilton, Hamilton North e Lennox situati a oltre 30 km dalla costa. Verranno riutilizzate le 4 piattaforme esistenti nell’area e gli oltre 90 chilometri di tubazioni marine. L’inizio delle operazioni di stoccaggio è previsto nel 2025 e la capacità iniziale sarà di 4,5 milioni di tonnellate l’anno di CO2 (Mtpa), con possibilità di espanderla fino a 10 Mtpa dal 2030 in poi.
Prossima fermata: Ravenna
Fuori dall’Europa Eni sta sviluppando progetti di CCS negli Emirati Arabi Uniti (Gasha) e in Libia (Bahr Essalam), come anche in Egitto e in Australia. In Italia l’azienda energetica sta realizzando un progetto al largo di Ravenna, lungo la costa romagnola. Si tratta dell’unico piano di decarbonizzazione con una specifica vocazione industriale a livello nazionale, in una zona dove la presenza di campi a gas esauriti e asset dismessi consentirà di realizzare un hub, il primo nel Mediterraneo e uno dei più grandi al mondo, per lo stoccaggio della CO2 proveniente dalle attività produttive della terraferma.
All’inizio del 2024 è previsto l’avvio della fase 1 del progetto CCS Ravenna Hub con l’obiettivo di sequestrare 25.000 tonnellate di CO2, mentre la fase 2 inizierà nel 2027 e prevede lo stoccaggio di 4 milioni di tonnellate all’anno (Mtpa). Di questi, 3 milioni arriveranno dalle attività industriali terze presenti sul territorio: cementifici, acciaierie, industrie chimiche tra gli altri. Nel complesso, il piano industriale di Eni nella CCS punta a raggiungere uno stoccaggio totale di circa 10 milioni di tonnellate di CO2 all’anno (Mtpa) nel 2030, con una capacità lorda complessiva di 30 Mtpa, per poi arrivare a uno stoccaggio di circa 35 Mtpa nel 2040 e di circa 50 Mtpa nel 2050.