AGI - In visita ufficiale a Beirut, il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha confermato l'intenzione dell'Italia di mantenere una presenza militare in Libano anche dopo la prevista conclusione della missione delle Nazioni Unite (UNIFIL) nel 2027. Tale intenzione è stata accolta con favore dalle autorità libanesi, che vedono nell'impegno italiano un pilastro per una stabilità duratura nel sud del Paese e, più in generale, nella regione. Ricevuto al palazzo presidenziale di Baabda dal presidente libanese Joseph Aoun, Crosetto ha affermato che Roma "desidera rimanere presente nell'area delle operazioni a sud del fiume Litani anche dopo il ritiro di UNIFIL", aggiungendo che "altri Paesi europei intendono adottare la stessa posizione". L'obiettivo, ha spiegato, è "sostenere le Forze armate libanesi nelle loro missioni, perché la sicurezza del Libano, della regione e del Mediterraneo dipende dal rafforzamento del loro ruolo e dalla fornitura delle risorse necessarie".
Il presidente Aoun, da parte sua, ha accolto con favore questa direzione. Beirut, ha dichiarato, "accoglie con favore la partecipazione dell'Italia e di altri Paesi europei a qualsiasi forza che possa succedere ai contingenti internazionali dopo il 2027", al fine di supportare l'esercito libanese nel mantenimento della sicurezza lungo il confine meridionale, una volta completato il ritiro israeliano. Il capo dello Stato ha sottolineato che il Libano "ha scelto il negoziato per porre fine alle ostilità, ottenere il ritiro israeliano, consentire il ritorno dei residenti del sud ai loro villaggi e preservare la sovranità dello Stato". In questo contesto, Aoun ha sottolineato il ruolo centrale delle forze armate libanesi, che ha descritto come "la spina dorsale della stabilità, non solo in Libano ma nell'intera regione". Ha ringraziato l'Italia per il suo continuo sostegno, affermando che Beirut "conta su Paesi amici come l'Italia per sostenere il processo politico e di sicurezza fino al raggiungimento di risultati concreti".
La visita di Crosetto giunge in un momento cruciale per UNIFIL, una missione che l'Italia continua a sostenere in modo significativo, con un totale di 1.256 soldati, risorse terrestri e aeree e un ruolo chiave nel settore occidentale del Libano meridionale. Ma Roma intende ora proiettare la propria influenza oltre il solo quadro delle Nazioni Unite. "Anche dopo UNIFIL, l'Italia continuerà a fare la sua parte, sostenendo la presenza internazionale e contribuendo al rafforzamento delle capacità delle forze armate libanesi", ha sottolineato il ministro.
Durante gli incontri con i militari italiani schierati sul campo, Crosetto ha sottolineato il significato politico e simbolico di questo impegno. "Il servizio dei nostri militari all'estero costruisce la reputazione dell'Italia nel mondo. È questa reputazione che rende il nostro Paese più forte", ha dichiarato. "Sappiamo come combattere, ma soprattutto sappiamo cosa fare per evitare di dover combattere", ha aggiunto, sottolineando "un approccio basato sul rispetto, l'ascolto e il dialogo". Sia per Roma che per Beirut, il periodo successivo al 2027 non deve quindi segnare un disimpegno, ma una transizione. Una presenza internazionale ridefinita, incentrata sul sostegno allo Stato libanese e al suo esercito, appare ora l'opzione privilegiata per evitare un vuoto di sicurezza in una regione ancora esposta a tensioni.