AGI - Il primo Convegno Internazionale sulla Lingua Italiana si è tenuto il 18 novembre 2025 a Villa Madama a Roma, su iniziativa del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, in collaborazione con la Società Dante Alighieri. L'obiettivo dichiarato era quello di trasformare l'italiano in una vera e propria leva per la diplomazia, la cooperazione e lo sviluppo, lanciando ufficialmente la nuova "Comunità Italofonica", un forum permanente che riunisce Stati, istituzioni e attori della società civile uniti dalla lingua italiana. In un videomessaggio, il Primo Ministro Giorgia Meloni ha descritto la promozione della lingua e della cultura italiana all'estero come un "investimento strategico", al pari della promozione dell'offerta economica o industriale del Paese. Ha osservato che l'italiano è parlato da oltre 80 milioni di persone all'estero e ha presentato il Convegno come un modo per rispondere a una "domanda di Italia" in rapida crescita, che abbraccia tutto, dalla musica al design, dalla cucina alla scienza.
In apertura dei lavori, Tajani ha sottolineato la dimensione politica dell'iniziativa. Per il Ministro degli Esteri italiano, l'italiano deve essere una "lingua di pace, dialogo e scambio culturale ed economico" e uno "strumento di diplomazia, cultura, pace e sviluppo economico". In un mondo in cui "si parla spesso di costruire muri", ha presentato la Comunità italofona come uno strumento per "costruire ponti", in particolare con le regioni in cui la lingua si è diffusa attraverso l'immigrazione, la Chiesa cattolica e i media italiani. La Svizzera è stata uno dei protagonisti principali della giornata. Il Consigliere Federale Ignazio Cassis, Ministro degli Affari Esteri, ha ribadito che il suo Paese "non sarebbe la Svizzera" senza l'italiano e la Comunità italofona, sottolineando l'equilibrio garantito dalle tre lingue ufficiali nella coesione interna della Confederazione. La sua partecipazione illustra l'ambizione di affermare l'italiano non solo come lingua culturale, ma anche come pilastro istituzionale nei contesti plurilingui.
Un'altra voce potente è stata quella di Rafael Mariano Grossi, Direttore Generale dell'AIEA, che ha rivelato di aver imparato l'italiano "a 10.000 chilometri da Roma". Per lui, la Conferenza non fa altro che dare un nome a una realtà già esistente: una "comunità di pace" che trascende i confini nazionali. In un susseguirsi di crisi internazionali, ha presentato la lingua italiana come una forza unificante, capace di collegare diplomazia, cultura scientifica e responsabilità globali. La Ministra dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha sottolineato il legame tra lingua e innovazione. Secondo lei, l'italiano crea un "ecosistema" e "un vasto arazzo di bellezza che rappresenta le radici del nostro futuro", un "filo d'oro che unisce diverse identità". Ha sottolineato la crescente domanda di programmi di lingua italiana presso università straniere, dalla Cina ai Balcani, e ha descritto la lingua italiana come motore di mobilità accademica, supervisione congiunta di dottorati e reti di ricerca.
La dimensione realmente internazionale dell'evento è stata evidente nei contributi provenienti dall'Europa sudorientale, dal Medio Oriente e dall'Africa. I funzionari dei Balcani occidentali, tra cui il Ministro degli Esteri del Kosovo, Donika Gërvalla, presente a Roma, hanno ricordato il ruolo storico della televisione, della musica e delle università italiane nella transizione democratica e nell'apertura culturale della regione. Le delegazioni del Medio Oriente hanno sottolineato l'italiano come lingua di cooperazione scientifica, in particolare nei settori dell'energia e del patrimonio culturale.
I rappresentanti dell'Africa, in particolare della Somalia, hanno sottolineato la complessa eredità della storia coloniale, ma anche l'attuale vitalità dell'italiano nell'istruzione, nei media e all'interno delle diaspore. La dichiarazione finale istituisce formalmente la Comunità Italofona come forum stabile con il compito di promuovere il dialogo politico, rafforzare i legami tra le società civili italofone, sviluppare le relazioni culturali e accademiche e salvaguardare la lingua italiana nel mondo. Per Roma, questa prima Conferenza segna l'inizio di un programma a lungo termine: fare dell'italiano non solo una lingua di bellezza, ma uno strumento concreto di soft power e cooperazione condivisa.