AGI - In occasione dell'apertura della 30a Conferenza delle Parti sui Cambiamenti Climatici a Belém, in Brasile, la Commissione dell'Unione Africana (UAC) ospita oggi la Giornata dell'Africa: un evento volto a tradurre l'agenda climatica del continente in risultati concreti. Il simposio è organizzato dall'UA in collaborazione con il Gruppo della Banca Africana di Sviluppo (AfDB), la Commissione Economica per l'Africa delle Nazioni Unite (ECA) e l'Agenzia per lo Sviluppo dell'Unione Africana (Auda-NEPAD) sul tema "L'Africa in prima linea nell'azione per il clima: finanza sostenibile per una crescita verde resiliente e inclusiva".
Facendo seguito alle conclusioni del secondo Vertice Africano sul Clima, tenutosi ad Addis Abeba dall'8 al 10 settembre, il dialogo della Giornata dell'Africa alla COP30 mira, in particolare, a garantire impegni vincolanti da parte dei paesi sviluppati a destinare almeno il 30% dei finanziamenti per il clima a iniziative africane e a sviluppare una tabella di marcia per lo scambio di quote di emissione di CO2 guidata dall'Area Continentale di Libero Scambio Africana (AfCFTA). Alla COP30, i paesi africani e la Banca africana di sviluppo (AfDB) chiederanno di triplicare i finanziamenti stanziati per l'adattamento del continente ai cambiamenti climatici, un processo che si stima costi 70 miliardi di dollari all'anno, ma per il quale l'Africa ha ricevuto solo 14,8 miliardi di dollari (dati del 2023).
In questa occasione, leader governativi, esperti e rappresentanti di organizzazioni regionali si impegnano ad amplificare la voce collettiva dell'Africa sulla finanza climatica, in grado di catalizzare azioni trasformative che promuovano la diversificazione economica e la riduzione della povertà. Questa giornata di dialogo servirà anche a mettere in luce le iniziative africane di successo, con la speranza di lanciare una piattaforma per creare partnership strategiche e mobilitare nuovi impegni finanziari in settori prioritari come le energie rinnovabili, l'agricoltura climaticamente intelligente, il ripristino degli ecosistemi e la creazione di posti di lavoro verdi. L'Africa ospita immense risorse naturali, tra cui foreste, torbiere e sistemi agricoli rigenerativi che costituiscono importanti pozzi di carbonio. Questi ecosistemi non solo immagazzinano miliardi di tonnellate di CO2, ma sostengono anche milioni di persone attraverso l'agricoltura, l'energia e il commercio.
Ad esempio, il bacino del Congo, la seconda foresta pluviale tropicale più grande del mondo dopo l'Amazzonia, immagazzina circa 60 miliardi di tonnellate di CO2, pari a quasi il 4% delle riserve globali di carbonio delle foreste tropicali. Il presidente congolese Denis Sassou N'Guesso, che presiede il Fondo Blu per il bacino del Congo, ha lamentato a questo proposito "la quasi impotenza del mondo intero di fronte al cambiamento climatico", sottolineando che le stesse preoccupazioni si ripresentano "da oltre tre decenni", mentre gli impegni assunti dalle parti non vengono rispettati. Questa situazione è tanto più allarmante quanto più si allarga il divario tra "le ambizioni proclamate e la palese inadeguatezza degli sforzi intrapresi". Invitando tutti ad assumersi le proprie responsabilità, il presidente congolese ha esortato i responsabili politici e i donatori a onorare gli impegni assunti per finanziare le iniziative in corso nei paesi in via di sviluppo, che sono i più vulnerabili agli effetti nocivi del cambiamento climatico. Secondo lui, l'esempio del Congo dovrebbe ispirare altre nazioni e incoraggiare gli investitori a fornire al paese il sostegno di cui ha bisogno. Il Congo conta oggi più di 4 milioni di ettari di aree protette, pari al 13,5% del suo territorio nazionale.