AGI - Una nazione giovane segnata da conflitti sistematici, crisi umanitarie e persistenti fragilità politiche, ma profondamente animata da una vitalità incontenibile. È questo il ritratto bifronte del Sud Sudan emerso dall'incontro "Sud Sudan: tra conflitti cronici e voglia di vivere", promosso al Meeting di Rimini dall'Associazione Volontari per il Servizio Internazionale (AVSI), dal Servizio per la Promozione del Sostegno Economico (SPSE), dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). Nella nazione più giovane del mondo, che ha ottenuto l'indipendenza dal Sudan nel 2011, la situazione sul campo è drammatica: secondo i dati delle Nazioni Unite, su 12 milioni di persone, 9,3 milioni necessitano di assistenza umanitaria, 7,7 milioni vivono in grave insicurezza alimentare e la guerra nel vicino Sudan ha esacerbato la crisi, costringendo 1,2 milioni di rifugiati a rifugiarsi nel Paese.
In questo contesto, il mondo imprenditoriale italiano sta dando il suo contributo. Piero Petrucco, Amministratore Delegato di Icop Spa, ha parlato della creazione di una scuola tecnica a Rumbek, realizzata parallelamente alla costruzione di un ponte. "Il nostro sogno è trasformare la scuola in un incubatore sociale, dove formazione e impresa possano andare di pari passo", ha spiegato, sottolineando come competenza tecnica e visione imprenditoriale possano generare sviluppo umano integrale. Di fronte allo scetticismo sulla reale efficacia della cooperazione, la risposta dei relatori del convegno è stata unanime.
Ogni goccia conta. Molte gocce nascono dai fiumi", ha affermato Christian Carlassare, vescovo di Bentiu, missionario in Sud Sudan da vent'anni. Per il vescovo, la cooperazione non riguarda solo la fornitura di risorse, ma l'impegno a formare persone capaci di costruire il proprio futuro. Un percorso lungo e complesso, che richiede umiltà e realismo, "ma che trova la sua forza nella resilienza di un popolo che, nonostante tutto, non smette mai di cercare la vita". Gravemente ferito in un agguato anni fa, il vescovo Carlassare ha scelto di restare, trasportato dal coraggio del suo popolo. Oggi la sua diocesi si concentra su tre pilastri fondamentali: l'evangelizzazione, la giustizia e, soprattutto, l'educazione. "L'educazione apre la capacità dei giovani di comprendere il Vangelo, di giudicare ciò che accade e di cambiare il destino del Paese", ha spiegato, evidenziando i progetti di scuole tecniche e di formazione professionale avviati con AVSI e il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
La crisi alimentare, tuttavia, rimane una delle ferite più profonde. Valerie Guarnieri, Vicedirettrice Esecutiva del Programma Alimentare Mondiale, ha lanciato un duro monito: "Il Sud Sudan sta attraversando un momento molto difficile. C'è un serio rischio di carestia in due aree particolarmente vulnerabili". L'agenzia delle Nazioni Unite sta assistendo 4,3 milioni di persone, ma le sfide logistiche sono immense, con strade impraticabili che spesso richiedono costosi ponti aerei per trasportare gli aiuti.
Gino Barsella, ex rappresentante di AVSI in Sud Sudan, ha sottolineato l'urgente necessità di un cambio di paradigma nell'approccio umanitario. "Dopo sessant'anni di aiuti umanitari, la popolazione era abituata a ricevere tutto. Oggi è fondamentale educare le persone all'autosufficienza", ha affermato, sottolineando l'importanza dell'istruzione, perché "senza istruzione non si può costruire la pace". Questo impegno si traduce in progetti concreti, come la mediazione tra pastori e agricoltori, che trasforma i conflitti in opportunità di dialogo e sviluppo.