AGI - Politiche volte a controllare i flussi migratori solo attraverso il controllo, in una visione securitaria, non saranno sufficienti a stabilizzare un fenomeno in rapida crescita: l'Europa è chiamata ad accogliere e integrare, facendo del Piano Mattei un piano europeo. Ne è convinto Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che, in un'intervista rilasciata qualche giorno fa al "Corriere della Sera", ha sottolineato che se l'Europa ha finora investito "a monte", nei controlli, "dobbiamo invece affrontare i problemi a valle: accoglienza e integrazione". "È tutta questa la portata del Piano Mattei proposto dal governo Meloni", ha sottolineato, affermando che il piano deve comunque "diventare europeo", perché "l'Italia da sola non può fare la differenza". Secondo Grandi, "bisogna investire anche nelle opportunità offerte a queste persone lungo le rotte. Molte di loro non continuerebbero se trovassero opportunità lungo il cammino", ha detto, notando che il numero di arrivi sulla rotta del Mediterraneo ha ripreso ad aumentare, senza ancora raggiungere livelli allarmanti.
L'Alto Commissario ha tuttavia descritto la situazione in Nord Africa come "critica", con la Libia "ancora una volta più instabile" e l'equilibrio tra le varie tribù e fazioni "fragile". "La nostra preoccupazione, come quella degli altri osservatori presenti, sta crescendo. Gli atteggiamenti nei confronti di rifugiati e migranti si stanno inasprendo ed è più difficile raggiungerli o rimuoverli dai centri di detenzione. L'esperienza ci mostra che in tempi come questi, il potere è più frammentato e le difficoltà si aggravano", ha affermato Grandi. La repressione in Tunisia è ancora più dura che in Libia: le autorità "hanno inasprito la pressione" perché temono di diventare un paese di afflusso, ha spiegato Grandi, sottolineando che le autorità "non ci permettono più di registrare i richiedenti asilo. Abbiamo accesso irregolare alle persone bisognose di cure", ha confidato, ricordando che ci sono anche respingimenti verso Libia e Algeria. "È difficile sostenere l'idea che la Tunisia sia un 'paese terzo sicuro'", afferma Grandi. L'Alto Commissario non dimentica il Sudan, dove la catastrofe umanitaria continua: "Milioni di rifugiati sono in fuga", alcuni dei quali hanno raggiunto Lampedusa, in Sicilia, dopo aver attraversato il Ciad. Ottantamila sudanesi vivono attualmente in Libia.
Riguardo all'Ucraina, Grandi osserva che il dibattito "è diventato così politico e militare che rischiamo di oscurare la dimensione umana". Tuttavia, il lavoro dell'UNHCR "è stato meno impattato che altrove, perché i finanziamenti europei rimangono consistenti". Per Grandi, uno dei meriti della conferenza (dei donatori) è stato quello di aver affrontato il tema del ritorno dei rifugiati, o almeno di alcuni di loro. "È stato riconosciuto che senza il loro ritorno, la ricostruzione sarà difficile: l'Ucraina ha bisogno del ritorno dei suoi 3,5 milioni di sfollati interni e dei suoi 4 milioni all'estero, ma la guerra deve finire", osserva Grandi, per il quale "il ritorno deve essere ben organizzato per garantire il futuro del Paese". Tuttavia, la protezione temporanea concessa in Europa probabilmente non sarà estesa oltre il 2027: "Dovremo quindi essere in grado di gestire la transizione verso una situazione ibrida tra ritorni e diaspora, in grado di supportare anche la ricostruzione", ha aggiunto l'Alto Commissario, ricordando che il governo di Kiev ha adottato una legge che autorizza la doppia cittadinanza. "Penso che questa sia una visione a lungo termine", ha considerato.