AGI - Di fronte alle emergenze climatiche ed energetiche che stiamo vivendo a livello globale, esaminare come gli obiettivi del Piano Mattei possano essere tradotti in sostenibilità e giustizia sociale appare un approccio fondamentale per il suo successo. Il convegno "Un Piano Mattei Verde per lo Sviluppo, la Pace e la Sicurezza", tenutosi ieri alla Camera dei Deputati, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni e delle imprese, si è inserito in questo approccio. L'evento è stato organizzato in preparazione della presentazione al Parlamento italiano della relazione annuale sullo stato di attuazione del Piano Mattei, prevista per lunedì prossimo, 30 giugno. Il Vicepresidente della Camera, Sergio Costa, ha inaugurato i lavori nello spirito dell'intuizione di Enrico Mattei e ha invitato a rileggere le sue riflessioni.
"Oggi, Enrico Mattei avrebbe posto un forte accento sulle energie rinnovabili, sulla costruzione di un nuovo modello di cooperazione internazionale basato sulla parità di accesso all'energia", ha affermato Costa. Ci avrebbe invitato a guardare oltre, ad andare oltre l'immediato. Nell'incoraggiare il lavoro verso un "nuovo paradigma energetico", Costa ha messo in guardia contro la creazione di "nuove dipendenze che penalizzano i Paesi più fragili". A suo avviso, il fondatore di Eni non avrebbe esitato a riconoscere che "l'energia non può essere vista solo dalla prospettiva degli idrocarburi", ma deve essere legata a più ampie esigenze di transizione e giustizia sociale. Pertanto, se, solo nel 2022, oltre 220 milioni di persone in Africa sono state colpite da eventi meteorologici estremi, evidenziando una situazione critica, per Costa è più che mai urgente interrogarsi sulla necessaria sostenibilità dei progetti che abbiamo implementato in Africa e imperativo ricercare "nuove narrazioni", capaci di includere uno spettro più complesso di analisi dei fenomeni. Infine, Costa ha esortato ad accogliere il rapporto sul Piano Mattei come "un momento di trasparenza e opportunità, non di controversia", valutando i successi e i punti critici del programma.
Per Enrico Maria Bagnasco, presidente di Confindustria Assafrica & Mediterraneo, l'implementazione sul territorio dei progetti del Piano Mattei conferisce sempre più un ruolo "operativo" all'associazione che presiede. "Gli africani trovano in noi il metodo e la capacità di creare legami tra istituzioni, istituzioni finanziarie e imprese", spiega l'imprenditore, che sottolinea la capacità dell'organizzazione che presiede di "dare concretezza ai progetti imprenditoriali, puntando sulla sostenibilità ambientale e sullo sviluppo locale". Per l'amministratore delegato di Sparkle, attore chiave della strategia di connettività digitale promossa dal governo italiano nel Mediterraneo, il successo dei progetti del Piano Mattei dipende in modo cruciale dalla collaborazione con le strutture finanziarie coinvolte, da Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) a Sace, passando per Simest. Giuseppe Mistretta, già Direttore per l'Africa Subsahariana del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha parlato delle opportunità che il settore della blue economy offre al nostro Paese, "non solo in termini di pesca o sfruttamento costiero", che rappresenta circa il 37% del territorio italiano. "Aspettiamo proposte dall'Italia" in questo settore, ha osservato l'ambasciatore, che ha incoraggiato la riflessione sulle iniziative da attuare tenendo conto delle priorità africane, in particolare nell'ambito della riforestazione.
Con Domenico Fanizza, Direttore Esecutivo per Italia, Regno Unito e Paesi Bassi della Banca Africana di Sviluppo (AfDB), le discussioni hanno assunto una piega tecnica. Già membro del Comitato Esecutivo del Fondo Monetario Internazionale (FMI), Fanizza ha sottolineato la natura unica della AfDB, dove i paesi africani membri "decidono e mantengono un rapporto privilegiato con la banca". "Siamo abituati a considerare le multinazionali come la nostra casa: questo non si può fare alla AfDB, sono gli africani a decidere", ha affermato Fanizza, ricordando il consenso necessario tra i membri per approvare le decisioni, a partire dal suo principale azionista, la Nigeria, che detiene l'8% della Banca. Per l’economista, anzitutto, “i progetti devono essere necessari, altrimenti sono solo aria fritta”, così come ha espresso la convinzione della necessità di “cercare un’alternativa alla contrapposizione tra unilateralismo e multilateralismo”, perché “la contrapposizione ideologica non porta da nessuna parte”.
Francesco Maria Talò, inviato speciale dell'Italia per il Corridoio India-Medio Oriente-Europa (IMEC), ha ampliato la discussione alla terminologia del Piano Mattei, invitando a parlare di "Indo-Mediterraneo" e non di "Mediterraneo Allargato", termine "abusivo" e di difficile comprensione al di fuori dell'Italia. Diplomatico di lunga data – ha prestato servizio in Pakistan, Afghanistan, Sud America e Stati Uniti – l'ex consigliere diplomatico di Giorgia Meloni ha ricordato che il termine "Indo-Pacifico" è stato anche frutto di una volontà politica (quella dell'ex Primo Ministro giapponese Shinzo Abe), "prima che si parlasse di Asia-Pacifico": analogamente, per Talò, è più che mai nel nostro interesse "iniziare a pensare all'Africa come a un continente indo-mediterraneo". "Il termine stesso “corridoio” è riduttivo: sarebbe più corretto parlare di “reti” o “corridoi” per includere anche l’Africa", ha proseguito, riferendosi al progetto Imec, sottolineando l’importanza strategica di pensare alle connessioni con il continente. "Non è un caso che il presidente di un’azienda leader nella connettività digitale (Sparkle, ndr) sia stato scelto come nuovo presidente di Confindustria Assafrica & Mediterraneo", ha sottolineato. Per Talò, nonostante il riferimento a un imprenditore noto soprattutto in Italia (Enrico Mattei), finora il brand Piano Mattei "ha funzionato", e "questo è un merito", ritenendo però che sia necessario adottare un approccio più approfondito e basato sulle opportunità offerte dal continente.