AGI - Il Senegal è stato un paese pilota nella progettazione e costruzione di sistemi di trattamento delle acque reflue in Africa, un settore che richiede un approccio sistemico che consideri ogni fase della filiera. Ne abbiamo parlato con l'ingegnere sanitaria italo-senegalese Ya Deguene Elisabetta Mbow di EDE, una società di consulenza ingegneristica panafricana con sede a Dakar. Nata in Francia da padre senegalese e madre italiana, dopo dieci anni di esperienza in Italia nei settori idraulico, idrologico e idroelettrico, Déguène Mbow è entrata a far parte di EDE nel 2021 nell'ambito di un programma di assistenza tecnica per la decontaminazione e la riqualificazione urbana finanziato dalla Fondazione Bill & Melinda Gates.
"Il Senegal è stato, e rimane tutt'oggi, un Paese pilota nella costruzione e implementazione di impianti di trattamento delle acque reflue nell'Africa subsahariana", afferma la professionista, ricordando che i primi impianti di trattamento risalgono al 2005 e sono stati realizzati nell'ambito del Programma di Protezione della Salute Pubblica (Paqpud) con finanziamenti della Banca Mondiale. Elisabetta ci racconta che EDE ha appena effettuato un audit tecnico-operativo della filiera del trattamento delle acque reflue "con risultati molto interessanti", sottolineando che questo documento "costituisce un primo approccio e una guida per la gestione strategica dei sistemi di trattamento e recupero dei fanghi di depurazione", di cui il Senegal dispone di 15 impianti. “Una gestione efficace dei fanghi implica l’interazione tra diversi enti e organizzazioni, sia pubbliche che private, in ogni fase della filiera, dall’utente domestico alle aziende di raccolta e trasporto delle fosse settiche, passando per i gestori degli impianti di recupero dei sottoprodotti del trattamento, in un’ottica di economia circolare”, spiega l’ingegnere, sottolineando come una buona gestione dell’intero processo sia in linea anche con l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6.2, che impone che entro il 2030 tutti abbiano accesso a servizi igienico-sanitari adeguati.
La filiera dei servizi, tuttavia, presenta delle lacune, che vanno dalla mancanza di mezzi finanziari delle famiglie alla difficoltà di accesso alle abitazioni per lo svuotamento dei camion (a causa delle strade strette), fino alle difficoltà finanziarie delle aziende che gestiscono lo smaltimento dei fanghi. Déguène Mbow sollecita il superamento di queste lacune attraverso "un approccio sistemico che tenga conto di ogni fase della filiera", articolato su tre livelli: tecnologia, organizzazione settoriale e pianificazione del progetto. Infine, afferma l'ingegnere, è necessario garantire un migliore monitoraggio del processo da parte delle autorità, nonché stabilire contatti con i settori legati alle nuove tecnologie, come l'agricoltura, il settore energetico o quello sanitario. Si raccomanda, inoltre, la creazione di un sistema di database, che includa anche attività di capacity building per gli stakeholder del settore.