AGI - Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ha ufficialmente inserito il Museo Enrico Mattei tra i musei nazionali, riconoscendone il valore storico e culturale nel patrimonio italiano. Alla cerimonia di accreditamento hanno partecipato l'Ambasciatore d'Algeria in Italia, Mohamed Khelifi, la famiglia Mattei, rappresentanti dell'Eni, autorità locali e cittadini di Matelica (Marche), città natale dell'ex presidente dell'Eni. Enrico Mattei, figura emblematica della politica energetica italiana, è stato un sostenitore della causa indipendentista algerina. Per questo, il Presidente Abdelmadjid Tebboune gli ha conferito postumo l'iscrizione all'Ordine degli Amici della Rivoluzione Algerina, il più alto riconoscimento per le personalità straniere che si sono distinte nel sostenere la lotta per la libertà del popolo algerino.
Il gasdotto che collega l'Algeria all'Italia porta anche il nome di Enrico Mattei, simbolo tangibile di una lunga e solida cooperazione tra i due Paesi. Come sottolineato dalle autorità presenti, l'iniziativa rappresenta un ulteriore passo avanti nel rafforzamento delle relazioni tra Algeria e Italia, basate su una memoria condivisa e su simboli comuni di libertà, amicizia e progresso. In Algeria, Enrico Mattei è ampiamente riconosciuto per il suo importantissimo ruolo di sostegno, amicizia e vicinanza durante gli anni della Guerra di Liberazione Nazionale (1954-1962). Mattei, infatti, sostenne sia il Fronte di Liberazione Nazionale che il Governo Provvisorio della Repubblica Algerina, al quale diede un contributo significativo durante i negoziati degli Accordi di Evian. Il suo nome evoca anche il gran numero di studenti algerini, futuri dirigenti e manager del settore petrolifero ed energetico, formatisi per sua iniziativa presso le scuole Eni di San Donato Milanese.
Il museo è ospitato nella casa natale del fondatore dell'Eni, a Matelica, dove la famiglia Mattei si trasferì nel 1906, anno di nascita di Enrico. Qui Mattei visse i primi tredici anni della sua vita, prima del trasferimento della famiglia. L'appartamento, composto da tre piccole stanze, conserva intatta la sobrietà degli arredi, a testimonianza delle umili origini di colui che contribuì in modo decisivo alla ripresa economica dell'Italia nel dopoguerra. Restituita al pubblico nel 2017 con un rinnovato allestimento museale, la casa espone oggetti simbolo della carriera e della vita di Mattei: il tappo di champagne della fondazione dell'Eni (1953), l'ultima firma apposta prima della tragica morte nel 1962, effetti personali, documenti, copertine di riviste internazionali e la celebre scrivania T96 disegnata da Osvaldo Borsani per Palazzo Eni. Come recita il cartello di benvenuto, "la modesta dimensione di questi spazi rispetto all'immensità dei deserti e dei mari da cui Eni estraeva gas e petrolio" trasmette con forza il significato del viaggio da lui intrapreso. Il museo non è solo un luogo della memoria, ma uno spazio che conserva e rinnova l'eredità spirituale e culturale di Enrico Mattei per le generazioni future.