AGI - Dal 2014, oltre 52mila persone hanno perso la vita e quasi 20 mila altre risultano disperse lungo le rotte migratorie globali non per scelta, ma per disperazione, in fuga da contesti di estrema insicurezza, conflitti, disastri e altre crisi umanitarie. A sottolinearlo nel suo ultimo rapporto è l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), precisando che questo dato rappresenta quasi tre quarti (72%) di tutti i decessi di migranti registrati a livello globale nello stesso periodo.
Il 2024 ha segnato il più alto numero di morti annuali registrato da quando l'Oim ha iniziato a raccogliere dati nel 2014, con oltre 8.700 decessi censiti per il secondo anno consecutivo. Nel 2024, Africa, Asia, Europa e Caraibi hanno registrato il numero più alto di decessi durante la migrazione mai segnalato. Oltre la metà di tutti i decessi registrati dall'Oim dal 2014 si è verificata all'interno o ai confini di paesi colpiti da crisi, con oltre 39.000 morti o dispersi sulle rotte di transito in paesi dotati di un piano di risposta umanitaria. Le tre principali nazionalità dei migranti morti o scomparsi sono Afghanistan, Myanmar (Rohingya) e Siria.
Rispetto al 2023, i decessi registrati nel Mediterraneo sono aumentati del 18% nel 2024 - più di un quarto del totale globale - mentre gli arrivi in Europa sono diminuiti del 31% e le intercettazioni da parte delle autorità nordafricane e turche sono diminuite del 19%. La traversata del Mediterraneo centrale rimane la rotta migratoria più letale al mondo, con oltre 1.700 morti registrati, tra cui oltre 1.000 persone i cui resti sono andati perduti in mare e mai recuperati. I decessi durante i lunghi viaggi oltreoceano sono probabilmente sottostimati, in parte a causa del frequente verificarsi di "naufragi invisibili", in cui le imbarcazioni scompaiono senza lasciare traccia.
Nel complesso, nel 2024 il continente africano ha registrato il più alto numero di morti, con 2.243 decessi lungo le rotte migratorie del continente; il primo anno in cui, dall'inizio del conteggio, nella regione è stata superata la soglia dei 2.000 decessi durante il percorso migratorio. Tra le rotte più letali ci sono la traversata verso le Isole Canarie (1.167) e il deserto del Sahara (478). Su entrambe queste rotte, è probabile che il numero di migranti dispersi sia molto più elevato di quanto attualmente registrato. Lo scorso anno, almeno 1.189 persone hanno perso la vita migrando nelle Americhe, molti dei quali erano dominicani (94), cubani (77) e haitiani (44). Il 2024 è stato anche l'anno più mortale mai registrato per i migranti nella regione Asia-Pacifico, con 2.766 persone morte o disperse. Il bilancio delle vittime del 2024 comprende almeno 773 donne, 3.084 uomini e 480 bambini deceduti lungo le rotte migratorie in tutto il mondo, rispetto alle 938 donne, 3.004 uomini e 456 bambini registrati nel 2023. La metà delle vittime è morta annegata, il 9,48% per le violenze subite, il 9,32% per cause ambientali e il 7,77% per malattie.
Molti di questi decessi si sono verificati in Libia, dove oltre 12.000 persone sono disperse in mare nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale, e innumerevoli altre sono scomparse durante l'attraversamento del deserto del Sahara. Oltre 1.600 sono morti in Niger, quasi 1.200 in Sudan e oltre 500 in Mali indicano la natura estremamente letale della turbolenta e inospitale traversata del deserto. Inoltre sono morti 1.575 etiopi.
Nella Repubblica Islamica dell'Iran, quasi 4.400 afghani sono morti durante il transito, inclusi oltre 3.100 individui deceduti dopo la transizione politica nell'agosto 2021. In Myanmar, oltre 2.500 Rohingya sono morti, spesso scomparendo in naufragi al largo della costa del Golfo del Bengala/Mare delle Andamane, o durante la traversata del fiume Naf verso il Bangladesh. In Bangladesh, oltre 800 altri Rohingya sono morti in circostanze simili. In Yemen, sono stati registrati quasi 1.900 decessi di migranti, ma l'accesso ai dati degli operatori umanitari in quest'area è stato limitato alla fine del 2023. Confrontando i decessi avvenuti nei paesi colpiti da crisi con quelli di coloro che non hanno bisogno di aiuti umanitari, si evidenziano due vulnerabilità specifiche che risultano sproporzionatamente letali per i migranti.
“Questi numeri ci ricordano in modo drammatico che le persone mettono a rischio la propria vita quando l’insicurezza, la mancanza di opportunità e altre pressioni non lasciano alternative sicure o sostenibili”, ha dichiarato la direttrice generale dell’Oim, Amy Pope.“Dobbiamo investire nella stabilità e nella creazione di reali opportunità all’interno delle comunità, affinché la migrazione sia una scelta consapevole, non una necessità. E quando restare non è più possibile, dobbiamo unire le forze per garantire percorsi sicuri, legali e ordinati che salvino vite e tutelino la dignità delle persone", ha sottolineato.
“Troppo spesso, i migranti vengono ignorati o esclusi dalle risposte umanitarie”, ha dichiarato Julia Black, coordinatrice del progetto Missing Migrants dell’Oim e autrice del rapporto.“E a causa della mancanza di dati – soprattutto nelle zone di conflitto e in quelle colpite da disastri – il numero reale delle vittime è probabilmente molto più alto di quanto registrato". Pertanto l’Oim invita gli Stati e i partner umanitari a collaborare per garantire che i migranti non siano esclusi dalle risposte alle crisi. Concretamente significa ampliare i canali legali, migliorare l’accesso agli aiuti e all’assistenza sanitaria e investire in sistemi di raccolta dati che consentano di tracciare e proteggere meglio le persone a rischio.