AGI - Gli Stati Uniti hanno ripristinato i finanziamenti per i programmi di assistenza alimentare delle Nazioni Unite (Pam/WFP) per Libano, Siria, Iraq, Giordania, Ecuador e Somalia, ma non per l'Afghanistan e lo Yemen. Washington teme che i fondi destinati a questi due Paesi, che stanno attraversando gravi crisi umanitarie, finiscano nelle mani di "terroristi", ovvero gli Houthi e i Talebani. Peccato che in entrambi i Paesi la popolazione faccia già la fame, in particolare i bambini, che sono il gruppo di gran lunga più vulnerabile. Una decisione che rappresenta un ulteriore duro colpo dopo che, col ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, gli Usa hanno sospeso gli aiuti esteri per 90 giorni per rivedere la spesa di tutti i programmi, bloccando senza preavviso i finanziamenti a centinaia di Ong in tutto il mondo e cancellando l'83% dei programmi esteri dell'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid), ora smantellata.
Nel caso dell’Afghanistan del regime Taliban, dove oltre l’80% della popolazione non riesce ad acquistare beni alimentari di base, la malnutrizione infantile non è solo una questione di cibo. È il risultato di un intreccio complesso di cause: povertà estrema, scarsa disponibilità di acqua potabile, condizioni igieniche precarie e, soprattutto, una profonda assenza di conoscenze su come nutrirsi e prendersi cura della salute nei primi anni di vita.
È in questo contesto sempre più complesso che opera una Ong italiana – una delle poche a essere rimasta, attiva in be ìn cinque province, con alle spalle un’esperienza di 12 anni – NOVE Caring Humans, che ha ideato un progetto su misura per rispondere alle esigenze delle afghane, spesso capofamiglia con più figli a carico. Per rispondere a questa emergenza umanitaria, NOVE, in collaborazione con l’organizzazione locale Action for Development (AfD), ha avviato "Nourishing & Nurturing", un progetto che integra distribuzione alimentare d’urgenza, educazione sanitaria e screening medico per contrastare la malnutrizione.
“Abbiamo distribuito aiuti alimentari fondamentali per far fronte a un contesto di grave insicurezza, in cui molte famiglie sopravvivono con un solo pasto al giorno. Ma non ci siamo fermati lì. Accanto agli aiuti materiali, abbiamo costruito percorsi formativi pensati per durare nel tempo. Le donne capofamiglia — protagoniste del progetto — hanno partecipato a sessioni di formazione igienico-sanitaria e nutrizionale, apprendendo nozioni essenziali su una corretta alimentazione durante la gravidanza e l’allattamento, sull’importanza dell’allattamento esclusivo, su come conservare in modo sicuro gli alimenti e prevenire contaminazioni, su pratiche igieniche fondamentali e su come riconoscere e intervenire precocemente in caso di malnutrizione nei bambini”, spiega Livia Maurizi, direttrice di NOVE.
Un aspetto chiave è stato l’uso del nastro MUAC, uno strumento semplice per misurare la circonferenza del braccio e identificare in modo rapido i segnali di malnutrizione acuta. Ogni partecipante ha ricevuto un nastro MUAC e una scorta di vitamine, strumenti indispensabili per continuare il monitoraggio anche dopo la conclusione del progetto.
Il progetto, che ha raggiunto 700 persone nel distretto 15 di Kabul, ha visto un coinvolgimento che ha superato ogni aspettativa. Nonni, caregiver e membri della comunità si sono uniti alle sessioni, trasformando la formazione in un momento collettivo e condiviso. È stato anche grazie a questa partecipazione estesa che sono emersi numerosi casi di malnutrizione acuta moderata (MAM), individuati e inviati tempestivamente alle strutture sanitarie di AfD per ricevere trattamenti specifici e salvavita. Nourishing and Nurturing ha nutrito i corpi, ma anche le menti. Ha lasciato nelle mani delle comunità strumenti di conoscenza, consapevolezza e autonomia.
Nutrizione, salute ed educazione sono tre dimensioni strettamente legate, che insieme possono fare la differenza. Quando una famiglia impara a riconoscere la malnutrizione e a combinare in modo corretto ciò che ha a disposizione - unendo, ad esempio proteine vegetali e carboidrati per sfruttare al meglio il valore nutritivo degli alimenti - il cambiamento si attiva, si diffonde e va oltre l’emergenza. I tagli a Usaid, e più in generale il disimpegno di molti attori istituzionali, hanno avuto effetti profondi sulla capacità delle Ong internazionali di operare nei contesti più fragili.
In paesi come l’Afghanistan, dove le crisi alimentari, sanitarie e sociali – tra cui la privazione dei diritti per le ragazze e le donne, in quello che l’Onu riconosce come “apartheid di genere” - si intrecciano in modo drammatico, la riduzione degli aiuti pubblici ha lasciato spazi sempre più ampi da colmare. In questo scenario, il lavoro delle organizzazioni indipendenti, come l'Ong romana, non è solo necessario, ma strategico: perché unisce l’efficacia dell’intervento locale alla capacità di costruire risposte sostenibili nel tempo, fondate sulla conoscenza, la formazione e l’autonomia delle comunità.
Per continuare a garantire questi interventi, NOVE – operativa anche in Italia con progetti incentrati sull’inclusione sociale, professionale e culturale delle rifugiate afghane e sui bambini più emarginati – ha bisogno del sostegno di tutti. Anche un contributo minimo può fare la differenza per dare un sostegno vitale a una madre, un bambino, un’intera comunità.