(Agi) - Campobasso, 2 nov. - Niente piu' presse e ruote digranito per spremere le olive, nel frantoio entrano gliultrasuoni. A sperimentare, per la prima volta, il nuovoprocesso e' stata una azienda di Colletorto (Campobasso),assieme all'universita' di Bari. Con gli ultrasuoni si ottienel'ottimizzazione del processo a ridotto impatto ambientale,superando i limiti attuali della fase di gramolazione. Ilprogetto e' nato per mettere a punto impianti di molitura adalta efficienza lavorativa ed energetica, in grado diassicurare redditi adeguati ai frantoiani, limitare i costi diinvestimento e di gestione, ridurre i tempi del processo. Ilprocesso riduce il passaggio in gramola alla fase di carico escarico della macchina, ed elimina la sosta. Gli ultrasuoniriproducono una azione meccanica, che crea, nella pasta delleolive la formazione di bolle gassose che collassano, provocandola rottura delle pareti cellulari ancora integre e lafuoriuscita dell'olio. Le analisi del prodotto finale hanno poievidenziato un gusto piu' armonico negli oli sonicati rispettoai non sonicati e concentrazioni di polifenoli inalterate,oltre all'incremento del valore nutraceutico dovuto ad unamaggiore concentrazione in tocoferoli e carotenoidi. (AGI) Dpg