(AGI) - Tirana, 2 mag. - L'opera dell'artista italiano Ettore Favini, 'Mirupafshim', sara' installata domani sulla facciata dell'Istituto italiano di cultura di Tirana, nell'ambito della 18esima edizione della Biennale Mediterranea dei Giovani Artisti. La proposta prende la forma di una scultura che trasporta un "Arrivederci" (Mirupafshim) sospeso e ribaltato, in modo da suggerire un appuntamento per un possibile 'ritorno al futuro'.
L'opera nasce da un evento che ha colpito l'immaginario collettivo: l'approdo nel 1991 al porto di Bari della nave Vlora con a bordo migliaia di albanesi che si erano avventurati nel Mediterraneo in cerca di fortuna. Il viaggio verso l'Italia per loro era iniziato ben prima di partire, assorbendo la visione di un Belpaes pesantemente truccato dalla tv. I colori saturi, le risate, la leggerezza del benessere che questa trasmetteva era ben lontana dalla realta' quotidiana della mentalita' degli italiani negli anni '90.
Sia nel titolo che nella forma di una vela ribaltata, Favini ci fa intendere che l'avventura non si completa se non si considera la possibilita' di un ritorno, anche metaforico, nell'immaginario collettivo. E non c'e' trasporto migliore del quotidiano per avventurarcisi. La semplicita' e la forza di una vela acquisisce una dimensione sospesa per l'artista, componendola con indumenti intimi di albanesi che vivono in Italia che vengono tinti di rosso, il colore base della bandiera albanese. Il ricordo di un evento, al contempo storico e rocambolesco, riflette i particolari del quotidiano dei protagonisti e continua a migrare, come le storie del loro vissuto che han raccontato all'artista durante la produzione dell'opera.
Ettore Favini ha vinto il Premio Artegiovane delle Camere di Commercio di Milano e Torino (2005), il prestigioso Premio New York presso la Columbia University (2007), e' stato finalista al Premio del Castello di Rivoli (2009), ha vinto con Antonio Rovaldi la 48� edizione del Premio Suzzara (2013) e la 50� edizione del Premio Gallarate al MA.GA. E attualmente docente nel Corso di Visual Art della Nuova Accademia di Belle Arti Naba di Milano e dell'Accademia G. Carrara di Bergamo. Le sue opere, che tendono a essere specifiche al luogo dal quale originano, sono il risultato di un lungo processo di crescita che ne fa degli organismi vivi, mai conclusi: dispositivi di visione aperti in cui l'opera partecipa alla vita e il fruitore diventa parte attiva dell'opera. (AGI)
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