AGI - Un deciso invito a rivedere il rapporto tra tecnologia, cittadinanza e politiche pubbliche è arrivato da Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, nel corso del suo intervento al Forum PA 2025. Davanti a una platea composta da rappresentanti istituzionali, amministratori pubblici e stakeholder del settore, Epifani ha messo in guardia dai rischi di una trasformazione digitale guidata più dalla retorica che dalla realtà dei dati.
“Siamo prigionieri di una narrazione tossica del digitale – ha dichiarato –. Continuiamo a raccontarci che la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione sia di per sé uno strumento di inclusione e coesione territoriale. Ma i dati – ancora una volta – ci smentiscono.”
Disuguaglianze nell'utilizzo dello SPID
Epifani ha portato come esempio emblematico lo SPID, sottolineando le forti disuguaglianze nell’utilizzo del sistema di identità digitale tra città e aree interne: “Nei grandi centri lo utilizza stabilmente un cittadino su due, nei piccoli comuni meno di uno su cinque. È questa la coesione digitale che vogliamo celebrare?”
Digital divide tra i giovani
Il presidente della Fondazione ha poi smontato un altro luogo comune: quello che vuole i giovani naturalmente immuni dal digital divide. “È comodo pensare che il problema del digital divide sia una questione anagrafica – ha detto –. In realtà, sono spesso utenti passivi, abili nel consumo di contenuti, ma incapaci di diventare attori del cambiamento. Mancano strumenti, mancano competenze, manca una visione.”
Connettività e cultura digitale
Al centro del suo intervento, l’urgenza di garantire connettività diffusa e cultura digitale condivisa, elementi che Epifani considera imprescindibili per una vera trasformazione. “Senza connettività diffusa e cultura digitale condivisa non c’è trasformazione possibile. Eppure, siamo ancora clamorosamente indietro.”
Monito sull'Intelligenza Artificiale
Anche sull’Intelligenza Artificiale, il professore ha lanciato un monito: “Ora tutti parlano di Intelligenza Artificiale, come se fosse la bacchetta magica che risolverà tutto. Ma l’AI, senza basi solide, rischia solo di accelerare i divari, amplificare le disuguaglianze e trasformare l’innovazione in una nuova forma di esclusione.”
Appello alla sostenibilità digitale
Infine, un appello forte e chiaro a considerare la sostenibilità digitale come una priorità politica, sociale e culturale: “È il momento di essere chiari: la sostenibilità digitale non è uno slogan da convegno. È una necessità politica, sociale e culturale. O portiamo tutto il Paese al passo con l’innovazione, oppure la trasformazione digitale diventerà uno strumento di ghettizzazione, non di progresso. Non basta digitalizzare. Serve farlo in modo equo, consapevole e sostenibile. Altrimenti, stiamo solo cambiando la forma dell’inefficienza.”