È vero che Palazzo Chigi costa di più con il governo Conte. Ma c'è un motivo

Abbiamo verificato quanto affermato dalla deputata del Pd Alessia Morani, la quale parla di un incremento della spesa di circa 600 milioni 

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La deputata del Pd Alessia Morani il 10 marzo ha scritto su Twitter che “Con Salvini e Di Maio le spese di Palazzo Chigi sono aumentate di 600 milioni di euro”.

Allegato al suo tweet c’è un video in cui, nel corso della conferenza stampa dell’8 marzo, una giornalista di Quarta Repubblica (programma televisivo di Rete 4) chiede conto a Luigi Di Maio di come mai il bilancio di Palazzo Chigi sia cresciuto di 600 milioni nel 2019 rispetto al 2018. Alla domanda Di Maio risponde che potrebbe dipendere dalla presenza di due vicepremier, che prima non c’erano, e rimandando a futuri controlli, dicendo: “verifichiamo”.

Ci siamo assunti noi questo incarico e, in effetti, è vero che nel bilancio della Presidenza del Consiglio per il 2019 sia prevista una spesa maggiore rispetto al 2018 per circa 600 milioni di euro.

Ma questo, per quanto possa sembrare controintuitivo, non è di per sé un segno che siano aumentate molto le spese di funzionamento della Presidenza. Vediamo dunque meglio qual è la situazione.

Il bilancio della presidenza del Consiglio

Il 29 gennaio 2019 la Presidenza del Consiglio ha pubblicato sul proprio sito il bilancio di previsione per l’anno 2019 e per il triennio 2019-2021.

Nel primo documento in particolare si legge che le previsioni iniziali di spesa per il 2018 erano di 1.495.968.111 euro e nel 2019 sono cresciute a 2.141.411.063 euro. La differenza è quindi pari a 645.442.952 euro, che possiamo arrotondare a circa 650 milioni.

Il quotidiano Il Tempo si era occupato della questione e, dopo un primo articolo dai toni più critici, aveva specificato – probabilmente dopo essersi confrontato con la presidenza del Consiglio – che «questo non significa che il governo di Giuseppe Conte spenderà di più perché ha la manica un po’ larga, come raccontato ieri da Il Tempo scorrendo le ultime commesse adottate. Il maggiore stanziamento arriva dopo il ridisegno delle funzioni della presidenza del Consiglio, che ha accentrato lì capitoli di spesa che in precedenza erano sparpagliati fra altri ministeri, aumentandone in qualche caso la dotazione».

Ma dove sono cambiate queste dotazioni? Andiamo a verificare.

I vari centri di spesa

Nel riepilogo per “centri di responsabilità della spesa” possiamo vedere come è cambiata la redistribuzione delle risorse. Ci soffermiamo qui solo sugli aumenti e sulle riduzioni superiori al milione di euro.

Il Segretariato generale vede diminuire le sue risorse di circa 12 milioni, ma guardando ai dettagli si vede come aumentano quelle per il funzionamento (+11,5 milioni circa) mentre altre diminuiscono (ad esempio, gli “interventi” calano di 23 milioni abbondanti).

Aumentano le risorse per la Funzione pubblica (+9,6 milioni circa), quelle per gli Affari regionali e autonomie (+16 milioni circa), per le Pari opportunità (+30 milioni), per Informazione ed editoria (+12 milioni scarsi), soprattutto per la Protezione civile (+453 milioni) e per le Politiche per la famiglia (+137,4 milioni).

Calano invece le risorse per Gioventù e servizio civile nazionale (-1,5 milioni circa) e per lo Sport (-8,7 milioni).

Come anticipato, questi aumenti e diminuzioni dipendono soprattutto da una riorganizzazione amministrativa: qui ad esempio si può vedere come i fondi per le politiche per la famiglia siano cambiati nel tempo, suddivisi in mille rivoli di cui è estremamente complesso tenere traccia.

Per la Protezione civile, che da sola determina i due terzi dell’aumento, sembra pesare in particolare lo spostamento sotto la sua responsabilità delle risorse – inedite nel 2018 – dedicate alle “Spese dirette a fronteggiare lo stato di emergenza conseguente agli eventi sismici” successivi all’agosto 2016. Questa voce da sola pesa infatti per 360 milioni di euro.

Non siamo riusciti a ricostruire da dove provengano precisamente queste risorse, proprio a causa della complicatezza del sistema, che è stato cambiato più volte, è composto da decine di sottocapitoli che di volta in volta vengono spostati o accorpati.

Al di là di questo, proviamo a capire come cambiano, dal 2018 al 2019, le risorse per Palazzo Chigi in senso stretto.

Le spese di Palazzo Chigi in senso stretto

Per fare un confronto sulle spese di Palazzo Chigi in senso stretto ed evitare di prendere in considerazione capitoli di spesa relativi ad altre missioni, o che potrebbero essere stati spostati e accorpati, si può guardare – con un inevitabile margine di approssimazione – alla voce “Somma assegnata alla presidenza del Consiglio dei ministri”.

Questa voce (capitolo di spesa 2120 del Mef e 820 della presidenza del Consiglio), come avevamo già notato, ha inglobato dal 2017 le “spese di funzionamento” e le “spese obbligatorie” di Palazzo Chigi.

Nel 2019, la somma assegnata alla presidenza del Consiglio dei ministri è pari a 333,3 milioni di euro circa, mentre nel 2018 era stata pari a 332,3 milioni di euro circa. La spesa è in sostanza la stessa, visto che il leggero aumento, pari a poco meno di un milione di euro (991.695 euro per la precisione), è lo 0,3 per cento circa del totale.

Conclusione

È vero, come afferma Morani, che con il governo Conte le spese messe a bilancio per la Presidenza del Consiglio sono aumentate di 600 milioni. Anzi, per la precisione di quasi 650 milioni. Ma questo aumento dipende da una riorganizzazione amministrativa, che ha accentrato a Palazzo Chigi spese che in precedenza erano disperse in altri rami della Pubblica amministrazione.

Al netto di questo, le spese obbligatorie e di funzionamento della Presidenza del Consiglio sono comunque aumentate, anche se di pochissimo rispetto al totale: nel 2019 verrà speso quasi un milione di euro in più che nel 2018, lo 0,3 per cento circa.

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