Renato Brunetta, ex ministro e deputato di Forza Italia, ha dichiarato il 20 febbraio che «lo stesso premier Conte ha ammesso la necessità di effettuare la manovra correttiva. Dello stesso tono sono state anche le dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti».
È un’affermazione imprecisa. Vediamo i dettagli della questione.
Perché se ne parla
La “manovra correttiva” è l’espressione giornalistica con cui si indica un provvedimento normativo fatto per interviene sulle scelte di politica economica contenute nella legge di stabilità precedente: questa si rende necessaria per impedire un mancato rispetto dei saldi di bilancio.
Ma come mai si parla di questa eventualità, quando la “manovra” – cioè la legge di stabilità – per il 2019 è stata approvata meno di due mesi fa?
La ragione principale è l’andamento deludente del Pil negli ultimi due trimestri del 2018 e il timore che la situazione peggiori nel prossimo futuro. Dopo due trimestri consecutivi di decrescita del Pil, l’Italia è infatti ufficialmente in recessione tecnica.
I dati molto negativi sull’industria diffusi dall’Istat il 19 febbraio, e relativi a dicembre 2018, fanno temere che anche il prossimo trimestre il Pil possa essere negativo. Un rischio, questo, sottolineato ancora dall’Istat nella sua nota mensile sull’economia italiana dell’8 febbraio, relativa a gennaio, dove si prospettano «serie difficoltà di tenuta dei livelli di attività economica».
Una prestazione scarsa del Pil si ripercuote sui parametri che il governo ha fissato con la legge di stabilità. In particolare sul rapporto debito/Pil e sul rapporto deficit/Pil, che in base agli accordi trovati con la Ue dovrebbe rimanere sotto la soglia del 2,04% e che invece rischia di essere significativamente superiore.
Secondo il presidente dell’Ufficio parlamentare del bilancio (Upb), Giuseppe Pisauro, dovrebbe arrivare al 2,3-2,4% e secondo la Commissione europea - ma in base a stime meno recenti* - al 2,9%. Se così fosse, per evitare un’impennata del rapporto debito/Pil e uno sforamento del rapporto deficit/Pil concordato, l’Italia dovrebbe correre ai ripari.
La manovra correttiva, secondo stime riportate da fonti di stampa, potrebbe quindi oscillare tra i 6 e gli 8 miliardi, se fossero confermate le previsioni rispettivamente dell’Upb e di Moody’s, e arrivare addirittura a 15 miliardi se il rapporto deficit/Pil dovesse salire al 3%.
* È attesa nei prossimi giorni la pubblicazione del “country report” della Commissione europea sull’Italia con le stime più aggiornate
Ma cos’hanno detto gli esponenti del governo?
Ma che cosa hanno detto i rappresentanti del governo a proposito di questa ipotesi? Partiamo dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Giuseppe Conte
Non abbiamo trovato dichiarazioni di Conte in cui il presidente del Consiglio ammettesse la necessità di una manovra correttiva.
Il giorno dopo l’affermazione di Brunetta, anzi, Conte ha detto esplicitamente che «non riteniamo necessaria alcuna misura correttiva».
E prima della dichiarazione di Brunetta, quali posizioni aveva espresso il presidente del Consiglio?
In un’intervista con Bloomberg Tv al World Economic Forum di Davos, il 23 gennaio 2019, Conte aveva detto che «non abbiamo discusso di alcuna azione correttiva fino ad ora, perché abbiamo appena approvato la legge di Bilancio, a dicembre. È troppo presto per formulare simili previsioni».
A inizio febbraio Conte aveva poi dato previsioni ottimistiche sul 2019, sostenendo (min. 23.25) che «ci sono tutte le premesse per un bellissimo 2019».
È possibile che Brunetta faccia riferimento a un’occasione precedente al 21 febbraio e non pubblica, o comunque che ci è sfuggita, nel qual caso restiamo ovviamente a disposizione per un’eventuale correzione. Ma al momento non ci risulta che la sua affermazione su Conte sia corretta.
Giancarlo Giorgetti
Secondo quanto riportato da fonti di stampa, Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti (Lega), ha risposto il 18 febbraio a chi gli chiedeva chiarimenti sull’eventualità di una manovra correttiva che «questo è un altro problema e lo vedremo nei prossimi mesi».
La sua affermazione è stata interpretata, dai media e dalla politica, come una “non esclusione” dell’eventualità di una manovra correttiva e in questo caso l’affermazione di Brunetta sembra esagerata, ma non errata.
Giovanni Tria
Della possibilità di una manovra correttiva ha parlato, durante il question time alla Camera del 20 febbraio 2019, anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Tria innanzitutto ha ribadito la posizione già espressa da Conte, secondo cui «risulta alquanto prematuro esprimersi» sull’ipotesi di una manovra correttiva, «a poco più di due mesi dal confronto con le istituzioni dell’Unione europea».
Successivamente ha precisato che «se l’economia dovesse crescere meno del previsto […] la proiezione del saldo di bilancio potrà essere rivista
Il “saldo di bilancio” è la differenza tra il totale delle coperture (maggiori entrate e minori spese) e il totale degli oneri (minori entrate e maggiori spese) contenuti nella legge di Bilancio. Una sua revisione equivale, in parole povere, al varare qualche misura correttiva. Ma questo avverrà, ha aggiunto il ministro, «a condizione che ciò non derivi unicamente dalla congiuntura economica».
Come abbiamo infatti verificato anche in passato, la componente del deficit che dipende dalla congiuntura economica, detta “ciclica”, non viene conteggiata ai fini del rispetto dei parametri fissati dal Fiscal Compact. Diverso il discorso per quella che dipende dalle scelte economiche del Paese, definita come “strutturale”.
Tria, in concreto, dice che la correzione andrà fatta se il rapporto deficit/Pil peggiorerà per motivi non ciclici – non legati al ciclo economico – ma strutturali, perché solo in quest’ultimo caso ci saranno conseguenze sui numeri negoziati con l’Europa.
Matteo Salvini e il M5s
Anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini, intervistato il 21 febbraio da Radio Anch’io su Rai Radio 1, ha risposto a una domanda sul rischio di dover fare una manovra correttiva nel prossimo futuro. Salvini ha dichiarato che «stiamo parlando del nulla. Abbiamo votato meno di due mesi fa la manovra economica che farà vedere i suoi effetti nei prossimi mesi, e adesso dobbiamo parlare di una futuribile nuova manovra?».
Una risposta simile era già giunta anche dall’alleato della Lega, il M5s. In una nota congiunta, i deputati pentastellati della commissione Finanze della Camera il 20 febbraio avevano scritto: «Parlare di manovra correttiva è pura fantascienza o, come direbbe qualcuno, una 'malattia mentale’».
Conclusione
L’affermazione di Brunetta è errata, per quanto riguarda Conte, e imprecisa per quanto riguarda Giorgetti. Il presidente del Consiglio – che ci risulti – non ha infatti mai ammesso la necessità di effettuare la manovra correttiva. Al massimo ha detto, a fine gennaio, che era prematuro parlarne.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, allo stesso modo, non ha rilasciato dichiarazioni che dicano in modo chiaro che sarà necessario fare una manovra correttiva. Ma con le sue parole ha lasciato aperta la porta al fatto che, nei prossimi mesi, il governo “vedrà” se una simile correzione di rotta sarà necessaria o meno.
Una linea, questa, che in fondo sembra essere sostanzialmente la stessa del ministro dell’Economia Giovanni Tria, il quale non ha chiuso la porta all’ipotesi di una manovra correttiva – se l’economia dovesse crescere meno del previsto, e non esclusivamente per effetto della congiuntura economica – ma ha sostenuto che sia ancora prematuro parlarne.
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