Muore un ciclista ogni 35 ore, come dice Toninelli?

Abbiamo verificato, tramite i dati Istat, le affermazioni del ministro dei Trasporti

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Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli il 6 marzo ha scritto un post sul blog del M5s parlando di ciclismo e di sicurezza sulle strade. Tra le altre cose Toninelli ha affermato: «È inaccettabile che in Italia muoia per incidente un ciclista ogni 35 ore».

Ma è davvero così? Con quale frequenza ci sono vittime sulle strade italiane? Andiamo a vedere i dati.

Il rapporto Istat sugli incidenti stradali

Vittime totali e ciclisti

Nel rapporto dell’Istat “Incidenti stradali - Anno 2017” pubblicato a luglio 2018 sono riportati i dati più recenti sugli incidenti stradali e sulle vittime.

Nel 2017 i morti sono stati complessivamente 3.378, in aumento (+95) rispetto al 2016. Siamo comunque molto lontani dai livelli che c’erano fino a un quindicennio fa, quando le vittime erano mediamente il doppio, in Italia come nel resto d’Europa.

Di questi, i ciclisti erano 254. Considerato che in un anno (non bisestile) ci sono 8.760 ore, significa una vittima ogni 35 ore, come sostiene Toninelli.

Pedoni, motociclisti, automobilisti e ciclomotoristi

I pedoni sono stati vittime della strada con frequenza ancora maggiore. Nel 2017, infatti, i pedoni morti in incidenti stradali sono stati 600, cioè uno ogni 15 ore scarse.

E ancora più alta è la frequenza delle vittime tra i motociclisti: quelli vittime di incidenti mortali sono poi stati 735, cioè uno ogni 12 ore.

Gli automobilisti deceduti in incidenti stradali, e sono la categoria che contribuisce maggiormente al numero complessivo di vittime, sono stati 1.464, cioè uno ogni 6 ore.

Completano l’elenco i ciclomotoristi - chi guida un “motorino” - deceduti: 92 nel 2017, cioè uno ogni 95 ore.

Per riassumere questa triste statistica possiamo insomma dire che muore un guidatore di motorino ogni quattro giorni, un ciclista ogni giorno e mezzo, tre pedoni ogni due giorni, due motociclisti e quattro automobilisti ogni giorno.

Le differenze non dipendono solo dal numero di veicoli di questo o quel tipo in circolazione. Ad esempio, se è vero che i morti tra gli automobilisti sono circa il doppio di quelli tra i motociclisti, è anche vero che i 6,7 milioni di motocicli immatricolati (dati Aci 2017, scaricabili qui) sono meno di un quinto rispetto ai 38,5 milioni di autovetture.

Anche il tasso di mortalità per incidente ci dà qualche indicazione. Come scrive l’Istat nel suo rapporto, «pedoni, ciclisti e utenti delle due ruote a motore (...) sono più esposti al rischio rispetto ad altre tipologie di utenti, soprattutto per la mancanza di protezioni esterne, come l’abitacolo di un veicolo». Di conseguenza, «l’indice di mortalità per i pedoni, pari a 3,1 morti ogni 100 incidenti per investimento di pedone, è di quasi cinque volte superiore rispetto a quello degli occupanti di autovetture (0,7); il valore dell’indice riferito a motociclisti e ciclisti è, invece, oltre il doppio».

Dunque anche se i morti in bici e in moto sono meno di quelli in auto, usare questi mezzi è nettamente più pericoloso in caso di incidente, con una probabilità più che doppia di perdere la vita.

Qualche altra considerazione

Come riporta l’Istat, nel 2017 sono diminuite rispetto all’anno precedente le vittime tra i ciclisti (-7,6%) e ciclomotoristi (-20,7%). Sono rimaste in sostanza invariate quelle tra gli automobilisti (-0,4%), mentre sono aumentate quelle tra pedoni (+5,3%) e motociclisti (+11,9%).

Conclusione

Toninelli ha ragione: in base ai dati più recenti, riferiti al 2017, è vero che muoia un ciclista ogni 35 ore.

Questa categoria è però tra quelle che contribuisce meno al totale delle vittime di incidenti stradali, se guardiamo ai numeri assoluti: tra pedoni, motociclisti e automobilisti le vittime sono infatti significativamente di più.

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