
AGI - Un delicato equilibrio architettonico tra vuoto e pieno. Enormi spazi capaci di ospitare grandi flussi di visitatori da un lato, architetture e infrastrutture sempre più innovative dall’altro. Meraviglie da vivere oltre che ammirare, accanto a invenzioni che scandiscono il passo della società moderna. Così è stato, ad esempio, per la prima rete metropolitana di Parigi, inaugurata nell’Esposizione Universale del 1900, o per il freno d’emergenza degli ascensori, presentato nell’Esposizione del 1953 a New York da Elisha Otis, preludio al moderno e inarrestabile sviluppo verticale degli edifici.
In origine fu Londra. La prima Esposizione Universale "The Exhibition of the Works of Industry of All Nations” si tenne nel 1851 a Hyde Park. È per quella occasione che l’architetto Sir Joseph Paxton ha ideato l’edificio più straordinario dell’epoca vittoriana, il Crystal Palace, una sorta di immensa serra, completamente in ferro e vetro, capace di accogliere ben sei milioni di visitatori.
Dell’imponente struttura (564 metri di lunghezza e 33 di altezza) rimangono oggi solo alcune parti delle fondamenta, ma prima di essere divorata da un immenso rogo nel 1936, è stata importante fonte d’ispirazione. Come testimonia il monumentale Grand Palais di Parigi, costruito sull'Avenue degli Champs-Élysées per l’Esposizione Universale del 1900.
È sempre a Parigi che la storia delle esposizioni Universali ha lasciato ai posteri una delle immagini più iconiche e copiate del pianeta, la Tour Eiffel. Aperta ufficialmente il 6 maggio 1889 durante l’Esposizione che cadeva nel centenario della Rivoluzione francese, la torre è prima di tutto la straordinaria impresa ingegneristica di Gustave Eiffel, oltre che il monumento forse più visitato al mondo, con quasi 7 milioni di turisti all'anno.
Simbolo di Bruxelles, le nove sfere metalliche dell’Atomium sono un’opera unica nella storia dell’architettura e testimone emblematico dell'Esposizione Universale belga del 1958, in cui sono stati presentati una copia dello Sputnik e i primi modelli di centrali nucleari. Resta scolpito nell’immaginario collettivo anche lo Space Needle della Century 21 Exposition di Seattle del 1962. La torre con guglia a disco volante, un ristorante girevole in cima e ascensori esterni simili a capsule spaziali, ha accompagnato la presentazione dei primi computer IBM durante l’Esposizione e oggi è il più famoso monumento della città.

Negli Emirati Arabi, il futuro di Expo ha già un nome: si chiama District 2020, un quartiere completamente nuovo, una smart city ad altissimo sviluppo tecnologico, dotata di rete 5G, veicoli a guida autonoma, parchi ed edilizia green che erediterà l’80% degli edifici di Expo, vale a dire quelli con certificazione di sostenibilità “Leed” (Leadership in Energy and Environmental Design), lo standard più riconosciuto al mondo.
Il Padiglione emiratino, disegnato da Santiago Calatrava, è un maestoso edificio ispirato a un falco in volo, in omaggio alla millenaria arte locale della falconeria. Sfide ingegneristiche sempre più ardite che conviveranno con Intelligenza artificiale, Internet delle cose, Industria 4.0, blockchain, robotica e sistemi di big data. Secondo il progetto, infatti, l’ecosistema altamente high-tech sarà capace di attrarre aziende Fortune 500, start-up, centri di ricerca universitari e organizzazioni governativi, così come comuni cittadini desiderosi di vivere con qualche decennio di anticipo il futuro.