Il Coronavirus diffusosi nella città cinese di Wuhan in Cina, causando purtroppo 25 morti, e arrivando con i tre casi in Francia anche in Europa, preoccupa, spaventa e sui social si diffondono allarmismi ingiustificati. Sul web si è parlato persino di una pandemia apocalittica sebbene non sussistano elementi e reali riscontri.
L’associazione con il virus #Sars è automatico e in Italia in poche ore sono stati pubblicati su Twitter oltre 10 mila tweet e 13 mila retweet, con lo 0,33% di engagement, che rappresenta un livello di interazione molto alto, sopra la media della piattaforma social.
Come si nota dall’andamento delle conversazioni in pochissimi giorni, dal 22 al 24 gennaio, si sono registrati i maggiori volumi, specialmente in concomitanza con il ricovero nel Policlinico di Bari di un sospetto caso di coronavirus, poi rivelatosi negativo, e di un secondo caso a Parma, sempre negativo. Entrambe le persone erano appena tornate dalla Cina. Notizie che si sono diffuse velocemente e con grande impatto sull’opinione pubblica, al punto che la frase più presente nei contenuti degli utenti è stato “primo caso sospetto” (riferito all'espisodio pugliese).
Twitter si conferma uno strumento efficacissimo per di diffusione e risonanza dei principali trend di discussione mondiali. Le persone sono preoccupate, pongono domande, ingaggiano conversazioni, diffondono previsioni. Un allarmismo non solo confinato all’Italia. Impressionanti i numeri a livello globale: 331mila conversazioni con oltre 1 milione di condivisioni.
L'emozione dominante è la paura, che assieme alla disapprovazione e alla rabbia sono presenti nella quasi totalità dei commenti degli utenti: smarrimento, inquietudine per il futuro e la paura che il virus colpirà diffusamente anche in Italia.
La pandemia social ovviamente coinvolge tutto il mondo. Più veloci delle migliaia di viaggiatori che hanno lasciato Wuhan negli ultimi giorni, i tweet hanno rapidamente invaso il globo. Se si tiene conto dei paesi digitalizzati e che fanno un frequente uso di Twitter, a partire dal 22 gennaio, con l’aumentare dei casi accertati, possiamo notare un forte incremento delle conversazioni su scala globale.
Panico, certo, ma anche molta ironia e umorismo. Non mancano, infine, molti contenuti per sdrammatizzare un fenomeno che, al momento in cui scriviamo, non ha caratteri emergenziali all'interno nel nostro Paese.
No scusate ma uno si distrae un attimo e il #coronavirus è già mutato in #coronarovirus...siamo spacciati!!
— Eleonora Go (@goelego) January 24, 2020
E i voli per la #Cina che ora costano come una porzione di riso Cantonese a Canal street!
— Andrea Galvani (@ADarwinist) January 24, 2020
Grazie #Coronavirus
VE L' HO DETTO CHE IL MALE DEL 2020 SONO GLI INFLUENZERS#coronavirus
— Giovanni Busato (@BruceBusato) January 24, 2020
In effetti...sei citato ovunque, tra poco anche per coronavirus...tutta pubblicità...
— cesare tonini (@DrToninicesare) January 24, 2020