Il rischio che il virus cinese arrivi in Italia

Uno studio  fa una proiezione sulle possibilità che casi di coronavirus siano già arrivati in Europa, oltre quelli già registrati in Francia

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Ugo Barbàra / Agi
L'aeroporto di Shanghai

I tre casi di 2019-nCoV registrati in Francia sono ancora i primi e unici importati dalla Cina e confermati in Europa, ma secondo la stima dell'Inserm, l'Istituto nazionale francese di Sanità e ricerca medica, (scaricabile a questo link) il rischio che ci sia almeno un altro caso in Europa oltre questo è alto. Ed è maggiore dell'80% se dovessero essere arrivati in Europa 50 malati dalla Cina.

I Paesi in cui più alta è la probabilità che si verifichino dei contagi sono il Regno Unito e la Germania, a conferma delle stime fatte all'indomani dell'esplosione dell'epidemia. È possibile che i casi siano già stati importati in altri Paesi europei oltre alla Francia, e che non sono stati ancora segnalati a causa di un ritardo tra l'arrivo delle persone infette e la conferma che si tratti del coronavirus sotto accusa. Ad esempio, i 3 casi confermati in Francia il 24 gennaio erano arrivati  il 18 (due casi) e il 22 (un caso).

I risultati della proiezione si basano sui dati disponibili e sulle stime delle province colpite in Cina e rappresentano flussi di viaggio origine-destinazione da queste province, così come il divieto di viaggio imposto nell'Hubei. Tuttavia, le stime sono sensibili ai diversi comportamenti dei viaggiatori e alle pratiche di sorveglianza attiva messe in atto nei Paesi europei. 

Il rischio di importazione è più elevato nel Regno Unito (25%) e Germania (16%). La Francia avrebbe una probabilità pari al 13% di ricevere un altro caso. Italia
(11%) e Spagna (9,5%) si classificano al quarto e quinto posto nel rischio.

Per i primi 5 Paesi a maggior rischio di importazione, sono gli aeroporti i più probabili punti di ingresso e in alcune nazioni - come Germania e Italia - è probabile che si verifichino importazioni in più aeroporti, mentre in altri il rischio è principalmente concentrato negli aeroporti che servono la capitale (ad esempio nel Regno Unito, dove Londra contribuisce all'83% del rischio, e in Francia, dove Parigi contribuisce al 94% del rischio).



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