Il medico che 'ripara' le donne vittime di stupro. Breve storia di Denis Mukwege
Il ginecologo, Premio Nobel per la Pace, si racconta in un'intervista a Tpi. "Per fermare quanto avviene in Congo occorrerebbe innanzitutto punire i colpevoli". Mukwenge ha curato più di 50 mila donne. Dice delle sue pazienti: "Sono come un fazzoletto strappato: si devono riprendere i fili e riallacciarli uno a uno”

Il premio Nobel per la pace 2018 è stato assegnato a Nadia Murad, attivista yazida vittima dell’Isis, e Denis Mukwege, ginecologo congolese impegnati da anni contro gli stupri di guerra, “per i loro sforzi per mettere fino all’uso della violenza sessuale come arma in guerre e conflitti armati”. In lizza, per il riconoscimento c'erano oltre 330 nomi, tra cui quello di Kim Jong Un e quello del presidente statunitense Donald Trump.
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— The Nobel Prize (@NobelPrize) 5 ottobre 2018
The Norwegian Nobel Committee has decided to award the Nobel Peace Prize for 2018 to Denis Mukwege and Nadia Murad for their efforts to end the use of sexual violence as a weapon of war and armed conflict. #NobelPrize #NobelPeacePrize pic.twitter.com/LaICSbQXWM
"Quando si sono registrati i primi casi di violenze, noi medici eravamo impreparati - ha raccontato Denis Mukwege a Tpi - Vedevamo donne, ragazze e anche bambine arrivare in ospedale con gli organi totalmente distrutti. I loro corpi non solo erano stati vittime di violenze carnali, ma anche di torture. Alcune donne erano state mutilate e altre erano state abusate con l’introduzione di oggetti taglienti nella vagina. È stato osservando certi casi che ho deciso di intervenire".
"Per fermare quanto sta avvenendo qui in Congo - aggiunge il premio Nobel conosciuto in tutto il mondo anche come “il medico che ripara le donne” - occorrerebbe innanzitutto che i colpevoli venissero puniti. Poi ci vorrebbe una ferma volontà politica nazionale ed internazionale di porre fine al saccheggio dei minerali. Perché in questo modo cesserebbero i conflitti che stanno dilaniando da anni il nostro paese”.

“È una battaglia necessaria, gli stupri non distruggono solo le donne e il loro corpo ma l’intera società - prosegue - Dopo essere state violentate le vittime vengono considerate colpevoli dai mariti e vengono per questo allontanate e isolate. Ci sono alcune donne che contraggono l’hiv, che è una malattia che provoca una stigmatizzazione dell’ammalato, e altre che soffrono di perdite e incontinenza e quindi vengono derise e umiliate dalla comunità. È una tragedia che va fermata, occorre intervenire su moltissimi fronti, anche con un profondo lavoro di sensibilizzazione nei villaggi e nelle città, per far si che le comunità non considerino più queste donne colpevoli della tragedia che è loro toccata”.
Denis Mukwege
Lo chiamano "l'uomo che ripara le donne", nato a Bukavu nel 1955, terzo di nove figli, Mukwege ha studiato medicina in Burundi e servito inizialmente presso l'ospedale locale per poi trasferirsi in Francia e specializzarsi in ginecologia presso l'Università di Angers. Rientrato in patria ha aperto nel 1998 il Panzi Hospital a Bukavu. L'attività di Mukwege viene portata avanti tra mille difficoltà quotidiane in una regione storicamente instabile, mettendo a rischio anche la propria vita. A Panzi le donne ricevono assistenza medica, psicologica, giuridica ed economica. Migliaia di sopravvissute vengono poi sostenute da programmi terapeutici finanziati dall'Onu e da donatori privati per aiutarle a riconquistare l'autonomia.

Mukwege ha curato più di 50 mila donne vittime di atroci stupri. La struttura - si legge su Tpi news - è nata dalle ceneri dell’ospedale che si trovava prima nella stessa zona, a Lemera, abbattuto durante la guerra civile congolese. La sua prima paziente, la ricorda nitidamente, era una ragazza che aveva subito violenze così gravi da perdere incontrollatamente urina e feci. "Credo che fare una cosa del genere all’apparato genitale della donna non c’entri nulla col desiderio sessuale: è un desiderio di distruzione" racconta Mukwege. Secondo il premio Nobel, un atto di tale violenza può essere perpetrato soltanto per umiliare e distruggere del tutto una persona pur senza ucciderla.
Il tentativo di ucciderlo
Non solo combatte ogni giorno, nella prima linea del suo ospedale, ma Mukwege da anni è diventata l'unica voce che si ostina a denunciare alla comunità internazionale un crimine che non trova fine. Nel settembre del 2012, in un discorso alle Nazioni Unite, denunciò l'impunità per gli stupri di massa compiuti nel suo Paese e criticò il governo congolese così come quelli di altri Paesi per non fare abbastanza contro quella piaga. Il 25 ottobre dello stesso anno, quattro uomini armati penetrarono in casa sua cercando di assassinarlo, ma Mukwege riuscì a fuggire ed esiliò in Europa. Mosso dal coraggio delle donne che aveva curato in passato, una manciata di mesi dopo tornò in patria.

"Sono loro che mi hanno spinto a tornare in patria durante il mio esilio forzato all'estero, a causa di un attentato nei miei confronti. Con la vendita di frutta e verdura hanno risparmiato i soldi necessari e mi hanno comprato un biglietto aereo. Mi sono sentito così piccolo di fronte a tanta generosità che ho deciso di rientrare al Panzi. Vengo aiutato da queste donne che hanno mosso cielo e terra e continuano a farlo ogni giorno, in un'immensa catena di solidarietà e partecipazione per salvare altre donne e cercare di costruire un Congo migliore", aveva raccontato il dottor Mukwege durante una sua visita a Roma nel novembre 2017.
Ogni 5 minuti violentate 4 donne
Secondo un rapporto dell'American Journal of Public Health, durante i conflitti del Congo (dal 2004 al 2008), venivano violentate quattro donne ogni 5 minuti, un ritmo elevatissimo di violenza che ha lasciato un'ulteriore scia di patologie, dall'Aids all’impossibilità di procreare. In questo ambiente, Mukwege è diventato il massimo esperto mondiale nella cura di danni fisici interni causati da stupro e ha perfezionato tecniche pioniere che riducono o risolvono le terrificanti lesioni che sono loro inferte.
"Sono come un fazzoletto strappato: si devono riprendere i fili e riallacciarli uno a uno”, dice parlando delle sue pazienti. Il modello sviluppato dal ginecologo congolese a Bukavu si sta facendo strada in altri paesi africani, come Guinea e Burkina Faso. Con il sostegno di Mukwege, specializzato in ginecologia in Francia, una clinica è già stata costruita a Nakamtenga, 30 km da Ouagadougou. Una sfida enorme considerato che, secondo l'Onu, nel mondo una donna su tre ha subito o subirà violenze fisiche o sessuali.
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