Negli Stati Uniti d'America il tasso di omicidi risolti tra il 1965 e il 2017 è precipitato dal 90% al 60%. Si tratta di uno tra i dati più bassi di tutto l'Occidente. Ergo, i serial killer la fanno franca più di prima. Oggi, nel 40% dei casi. Eppure secondo l'Istituto Nazionale di Giustizia, rispetto agli anni '70 e '80 - periodo di massima attività di killer come Ted Bundy e John Gacy - il numero di assassini seriali (cioè autori di almeno due omicidi, spesso con moventi psicologici) oggi è molto diminuito. Diminuito tanto da costituire meno dell'1% dei delitti, sottolinea l'FBI. Ne ha parlato anche The Atlantic.
Tra i motivi che possono gustificare questo forte calo ci sarebbero la certezza di pene detentive più lunghe, ma anche maggiore riduzione della libertà vigilata rispetto al passato. Parallelamente, ad ostacolare l'attività omicidiaria parteciperebbe anche un cambiamento culturale e, insieme, tecnologico. Quello attuale è un tempo in cui si fanno meno autostop e si attivano più telecamere di sorveglianza (circa 60 milioni). Ma è anche un tempo in cui la scienza forense continua a fare passi avanti.
Omicidi irrisolti e killer non identificati
Thomas Hargrove, fondatore del Progetto di Responsabilità Omicidi (una no profit che raccoglie dati su omicidi), ha voluto indagare sul numero di omicidi irrisolti. Ebbene, secondo l'esperto i serial killer non identificati sarebbero circa 2.100.
Non la pensa diversamente Michael Arntfield, detective della polizia in pensione e autore di 12 libri su omicidi seriali. A suo avviso, le proiezioni dell'FBI sono sbagliate: sarebbero almeno 4 mila gli assassini seriali in azione.
Come si spiega questa diminuzione di casi risolti? Secondo Arntfield è ricondubile a più fattori: maggiore "competenza criminale" (gli assassini studiano i passi falsi di altri assassini e dunque sanno come ingannare i poliziotti, ad esempio seminando false prove), risorse limitate (a causa dei salari stagnanti, i detective sono meno qualificati rispetto ai loro predecessori), crescente isolamento sociale dei cittadini (che può rendere le vittime potenziali più vulnerabili). Infine, una maggiore mobilità geografica degli assassini (che rende più difficile rintracciarli).
Il caso di Samuel Little
Dal 2012, la polizia lo ha collegato ad almeno 60 omicidi. Ma il killer seriale sostiene di averne commessi altri 33. Samuel Little - che ora ha 78 anni e sconta tre ergastoli consecutivi per tre omicidi commessi a Los Angeles negli anni '80 - ha confessato di essere autore di 93 omicidi, commessi in tutto il paese. Vittime predestinate le donne emarginate, tra cui prostitute e tossicodipendenti.
Anche se gli investigatori ritengono attendibili le confessioni di Little, finora hanno accertato solo la metà degli omicidi riconosciuti da Little. A partire dagli anni 60, il killer seriali è stato arrestato quasi 100 volte in numerosi stati per crimini tra cui rapina a mano armata, stupro e rapimento, scontando però meno di 10 anni di prigione.
Il killer ha dichiarato di aver cercato e individuato le sue vittime tra i ghietti. “Non ho mai ucciso senatori o governatori o giornalisti di moda di New York. Se l'avessi fatto, il giorno dopo la notizia sarebbe circolata su tutti i quotidiani cittadini".
Angela Williamson, consulente senior di politica forense presso il Dipartimento di Giustizia, ha sottolineato che senza le confessioni di Little gli investigatori non avrebbero mai potuto accertare tutti i crimini da lui commessi. La maggior parte delle volte, infatti, mancavano prove fisiche.
Le professioni del serial killer
Nel suo "Murder in Plain English", Arntfield ha analizzato i profili professionali dei serial killer americani. Ha così scoperto che spietati assassini si nascondono tra camionisti, agenti di polizia, personale militare, silvicoltori, albergatori e magazzinieri. La domanda chiave per Aamodt è se gli impegni richiesti da una determinata professione ostacolano o incentivano l'attività omicidaria: “L'addetto al distributore di benzina - ricorda Mike Aamodt, fondatore del Radford University’s Serial Killer Information Center - non ha alcuna opportunità. Il camionista a lungo raggio, invece, ne ha un sacco.”