A Hong Kong i manifestanti per la democrazia hanno sfidato il divieto di manifestare imposto dalle autorità, e sono tornati in strada, erigendo barricate e scontrandosi ancora una volta con la polizia, che ha lanciato gas lacrimogeni e sparato proiettili di gomma. Il bilancio è di almeno una decina di arresti e 45 feriti, secondo notizie non confermate da fonti ufficiali. È l'ottavo weekend consecutivo di proteste contro la controversa proposta di legge sull'estradizione, poi ritirata, e il rischio di un arretramento della democrazia nell'ex colonia britannica. Sabato c'erano stati 13 arresti e 24 feriti.
Dalle 15 ora locale (le 9 in Italia) migliaia di persone costrette dalla polizia nel Chater Park, nel cuore del distretto finanziario dell'ex colonia britannica, si sono riversate nelle strade in diverse direzioni e hanno bloccato le due principali arterie di accesso al centro, mentre un gruppo di manifestanti si è diretto verso il Liaison Office, l'ufficio di rappresentanza cinese. Qui hanno trovato ad attenderli un massiccio schieramento di agenti in tenuta antisommossa, contro i quali hanno lanciato pietre e altri oggetti, incuranti dei ripetuti avvisi dei poliziotti, che hanno chiesto alla folla di disperdersi per evitare di ricorrere alla forza.
I manifestanti hanno eretto barricate usando ogni oggetto a disposizione e proteggendosi con gli ombrelli, mentre turisti e passanti fuggivano per evitare di restare coinvolti nelle violenze. La polizia li ha accusati di aver lanciato anche un carrello pieno di cartoni in fiamme contro gli agenti e di aver causato incendi in varie parti dell'area teatro degli scontri.
Vestiti di nero, i manifestanti hanno intonato slogan contro i poliziotti a vergognarsi e hanno esposto striscioni come "Hong Kong libera" e "Democrazia subito". Una parte dei manifestanti e' poi tornata nel Chater Park, dove la polizia aveva concesso loro il permesso di restare fino alle 23.59 ora locale.
Quello di oggi è stato un nuovo violento capitolo delle manifestazioni iniziate all'inizio di giugno contro una controversa proposta di legge sull'estradizione in Cina, che si è poi allargata ad una richiesta di maggiore democrazia, nonostante il capo del governo locale, Carrie Lam, abbia dichiarato "morto" il progetto già all'inizio di luglio.
I manifestanti però non si sono accontentati e anzi la proteste contro il governo di Lam stanno conoscendo un nuovo salto di qualità. Nelle ultime proteste, i dimostranti hanno puntato il dito contro le gang degli "uomini in bianco", che domenica scorsa li hanno attaccati presso la stazione di Yuen Long, non lontano dal confine con la Cina, a loro dire un assalto concertato dalle gang delle Triadi, la mafia cinese.