Lo scioglimento dei ghiacciai dell'Himalaya come non si era mai visto

I satelliti spia americani lanciati a cavallo tra gli Anni Settanta e Ottanta hanno fotografato uno scenario drammatico

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Grazie a dei satelliti statunitensi lanciati durante la Guerra Fredda, un gruppo di scienziati della Columbia University ha determinato che lo scioglimento dei ghiacciai dell'Himalaya è raddoppiato rispetto al secolo scorso, comportando la perdita di almeno un quarto del ghiaccio nell’arco di quarant’anni. Lo studio, pubblicato nella rivista Science Advances, rivela uno scenario drammatico prima di tutto per le popolazioni coinvolte (tra cui Cina, Pakistan e India) e per l’intero ecosistema globale: “Sembra devastante e non c’è alcun dubbio nella mia mente, non un singolo granello di dubbio, che quello che stiamo vedendo sia l’impatto della crisi climatica”, ha commentato il professor Joerg Schaefer, membro del team che ha condotto la ricerca.

Che dei satelliti spia lanciati tra i primi anni settanta e la metà degli anni ottanta sarebbero stati utilizzati per studiare il fenomeno del riscaldamento globale, nessuno poteva prevederlo. Ma proprio grazie alle foto scattate nell’ambito della missione Hexagon, il cui obiettivo era quello di spiare i sovietici, gli studiosi sono riusciti a ricostruire quarant’anni di storia di circa 650 ghiacciai sulla catena dell’Himalaya, per un’estensione di quasi duemila chilometri.

Per raggiungere questo risultato, gli studiosi hanno dovuto creare un software che fosse in grado di analizzare e comparare le immagini raccolte dai vetusti satelliti - le quali sono state coperte da segreto di Stato fino a una decina di anni fa - con le informazioni molto più precise raccolte dai moderni sistemi. Singolarmente, i satelliti Kh-9 Hexagon erano attrezzati con circa 48 mila metri di pellicola: dotati di paracadute, i rullini venivano sganciata direttamente dal satellite e poi recuperati in volo nei cieli dell’Oceano Pacifico da aerei dell’aviazione statunitense.

“Si tratta della più evidente prova raccolta finora di quanto velocemente i ghiacciai dell’Himalaya si stiano sciogliendo dal 1975 e perché”, ha commentato Joshua Maurer, dell’Osservatorio terrestre Lamont-Doherty della Columbia University, che ha guidato lo studio. Secondo quanto rileva la ricerca, ogni anno vengono perse 8 miliardi di tonnellate d’acqua (l’equivalente di 3,2 milioni di piscine olimpioniche), che non sono poi sostituite da neve nuova.

In particolare, gli studiosi hanno scoperto che dal 1975 al 2000, i ghiacciai di tutta la regione hanno perso in media circa 0,25 metri di ghiaccio ogni anno, a fronte di un leggero riscaldamento delle temperature. Ma a causa di un più pronunciato aumento delle temperature a partire dagli anni novanta, dagli anni 2000 la diminuzione dell’altezza del ghiaccio è arrivata a circa mezzo metro l'anno.

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Himalaya 

La maggior parte dei singoli ghiacciai, nota Mauer, non si consuma uniformemente su tutta la superficie. Il fenomeno sembra invece più intenso principalmente a bassa quota, dove alcune superfici di ghiaccio stanno perdendo fino a 5 metri all'anno. Come evidenziato nello studio, solo il riscaldamento globale dovuto all’attività umana può spiegare un simile scenario.

“Anche i ghiacciai nelle montagne più alte del mondo stanno rispondendo all’aumento delle temperature medie globali, spinte dalla combustione di carburanti fossili”, ha commentato Joseph Shea, ricercatore della canadese University of Northern British Columbia, non coinvolto nello studio, citato da Eurekalert.

Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Negli scorsi giorni è diventato virale il video di un orso polare che, lasciato il suo habitat si trascinava nella città di Noril'sk, in Siberia. Come mostrato dalle immagini, l’animale è denutrito e rovista tra i rifiuti in cerca di cibo: ma come riportano fonti locali, un simile avvistamento non era mai avvenuto in almeno quarant’anni. “Per il benessere delle persone lì fuori, i risultati che abbiamo ottenuto sono i peggiori possibili - ha commentato Schaefer - ma le cose stanno così e noi dobbiamo prepararci a questo scenario. Per fermare l’innalzamento delle temperature, dobbiamo raffreddare il pianeta. Non dobbiamo solo rallentare le emissioni di gas serra, ma dobbiamo invertirle. Questa sarà la sfida dei prossimi vent’anni”. 



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