Tra il promontorio di South Foreland, una manciata di chilometri a nord di Dover, e Cap Gris-Nez, dalle parti di Calais, ci sono appena una trentina di chilometri di mare. È il punto più stretto del Canale della Manica che separa Francia e Regno Unito. Da alcuni mesi questa zona è attraversata dalla nuova rotta migratoria di chi cerca di raggiungere l’Inghilterra dall’Europa continentale. Nell’anno appena concluso ci hanno provato in 504, un numero di persone esiguo in termini assoluti ma in notevole crescita: dodici mesi prima erano un decimo.
Le dimensioni del fenomeno
Sono venti miglia appena di mare, eppure la traversata è pericolosissima: le temperature ghiacciate dell’acqua, le forti correnti che attraversano le onde, le condizioni meteorologiche che cambiano all’improvviso, rendono proibitivo raggiungere la costa britannica. Per questo motivo i tentativi, negli anni scorsi, erano stati pochi: le imbarcazioni a tentare il coast to coast, nel 2017, erano state appena dodici. Lo stesso numero di quelle registrate nei primi dieci mesi del 2018. Poi, tra novembre e dicembre, l’improvviso aumento: in sessanta giorni 57 tentativi di traversata, riporta Le Figaro. A imbarcarsi sono soprattutto iracheni e iraniani, ha spiegato al quotidiano francese la sindaca di Calais Natacha Bouchard.
Il caso di Boulogne-sur-Mer: i pescherecci rubati
Venti chilometri più a sud di Cap Gris-Nez c’è Boulogne-sur-Mer, cittadina di origine romana di 40 mila abitanti affacciata – come suggerisce il nome – proprio sulla Manica. Qui ha sede il più grande porto peschereccio di Francia: ogni anno vengono scaricate 35 mila tonnellate di merluzzi, cozze, granchi, sogliole e chi più ne ha più ne metta. A fare avanti e indietro dalle acque della Manica, scrive il sito dell’ufficio del turismo locale, sono più di 120 imbarcazioni. Una dozzina di queste, nelle ultime settimane, sono state prese di mira e danneggiate. Non si tratta però di vandali: la colpa sarebbe dei “trafficanti di esseri umani e dei loro migranti che cercavano imbarcazioni con cui tentare la traversata”, ha scritto il New York Times.
Francia e Regno Unito cercano di correre ai ripari
Il fenomeno dei furti e dei danneggiamenti preoccupa i pescatori che di quest’area sono il motore produttivo: alcuni di loro, scrive il Nyt, promettono di imbracciare i fucili e mettersi a guardia delle proprie imbarcazioni di notte, quando avvengono la maggior parte delle effrazioni. Ma la nuova rotta spaventa anche il Regno Unito, che il 27 dicembre scorso ha definito il fenomeno “profondamente inquietante” attraverso le parole di Caroline Nokes, ministro dell’Immigrazione britannico. I due Paesi, Francia e Regno Unito, stanno perciò organizzando un “piano d’azione congiunto” per frenare la migrazione che comprende un migliore “coordinamento delle forze di polizia di terra, di mare e delle dogane”.
Home Secretary @sajidjavid has visited Dover to thank Border Force and @NCA_UK for the hard work they are doing to protect the UK border and keep people safe. pic.twitter.com/SQkTiWq8O8
— Home Office (@ukhomeoffice) 2 gennaio 2019
Finora, almeno stando ai dati ufficiali, non ci sono state vittime in mare tra i migranti che tentavano la traversata (anche se secondo l’organizzazione di Calais Auberge de Migrants alcune vittime “invisibili” potrebbero già esserci state, e i cui corpi potrebbero non essere recuperati “prima di anni”). Ma l’inizio dell’ennesima triste conta dei morti in mare rischia di essere soltanto questione di tempo: “In acque così - ha detto il coordinatore delle operazioni di ricerca e soccorso nella Manica, Marc Bonnafous – si può sopravvivere per meno di un’ora