Rahul Gandhi è nato il 19 giugno 1970 in una famiglia (non imparentata con il Mahatma) il cui destino sposa quello della storia dell'India indipendente, come quella dei Bhutto in Pakistan. Rahul aveva 14 anni quando sua nonna Indira fu assassinata dalle sue guardie del corpo sikh nel 1984, 21 quando il padre Rajiv fu ucciso in un attentato suicida nel 1991.
Traumatizzata da queste morti violente, sua madre Sonia impiegò anni per essere convinta a prendere in mano le redini di un Partito del Congresso moribondo alla fine degli anni' 90. Candidata premier nelle elezioni generali dell'aprile-maggio 2004, Sonia rinunciò alla carica di primo ministro, subito dopo la vittoria della sua coalizione, in favore del compagno di partito e ministro delle finanze uscente, Manmohan Singh. Nella stessa consultazione, venne eletto al parlamento indiano anche il figlio Rahul Gandhi di cui la sorella Priyanka aveva curato la campagna elettorale.
Un'ascesa circondata da scetticismo
Erede di una dinastia politica che risale a Motilal Nehru (1861-1931), il giovane Rahul ha frequentato le scuole più prestigiose dell'India prima di studiare ad Harvard e Cambridge. È entrato nella politica indiana nel 2004 presentandosi nel distretto familiare di Amethi, nell'Uttar Pradesh (nord). Le sue lunghe permanenze all'estero, la discrezione dei media e la mancanza di carisma nutrono dubbi sulle sue ambizioni politiche. Molti commentatori si chiedono se ha le qualità e gli "istinti killer" necessari per guidare l'India.
Percepito come erede di default, e meno popolare di sua sorella Priyanka, Rahul Gandhi è anche ritratto in un cablogramma diplomatico statunitense del 2007 come un uomo "senza coerenza". Negli ultimi anni si è impegnato in operazioni mediatiche come fare la fila al distributore durante la demonetizzazione, o essere arrestato mentre tentava di forzare un blocco della polizia in una regione di agricoltori. "Rahul è cambiato o lo vediamo diversamente?" si è chiesta la rivista online The Wire il mese scorso.