Jeni Haynes e le sue sei personalità hanno puntato il dito contro Richard Haynes. Tutte, una dopo l'altra. E lo hanno fatto condannare a tanti di quegli anni di carcere che non vedrà mai più il cielo se non tra le sbarre di una cella.
Sarah Huggett, giudice del Tribunale distrettuale di Sydney, ha dovuto ascoltare le storie, terribili, che la donna ha raccontato per ricostruire le violenze cui l'ha sottoposta il padre Richard, oggi 74enne, da quando aveva 4 anni a quando ne ha compiuti 11.
La denuncia di Jeni risale a 10 anni fa: torture ripetute, abusi e stupri che hanno minato a tal punto la sua psiche da costringerla a 'generare' una incredibile quantità di personalità alternative che le permettessero di sopravvivere a tanto orrore. Alla fine ne sono state contate 2.500. E sei di queste hanno deposto contro Richard e hanno fatto spinto il giudice Huggett a pronunciare la sentenza: 45 anni di carcere senza possibilità di chiedere la libertà vigilata prima del 2050.
La polizia australiana ha descritto il caso come uno tra le peggiori vicende di abusi su minori della storia. La violenza perpetrata nei confronti della Haynes è stata tale da obbligarla a convivere con gravi disabilità. A 49 anni, Jeni ha danni irreparabili alla vista, alla mascella, all'intestino, all'ano e al coccige. Danni che hanno richiesto ripetuti interventi chirurgici, tra cui una colostomia nel 2011. La Haynes, inoltre, a causa delle violazioni subite non è potuta diventare madre.
"Ciao, sono Symphony. Jeni è in un pasticcio"
La prima personalità che la donna ha usato davanti alla Corte è stata quella di una bambina di 4 anni: Symphony. "L'abuso di mio padre è stato calcolato e pianificato. È stato deliberato e gli è piaciuto ogni minuto" ha dichiarato la donna. "Mi ha sentito implorarlo di fermarsi, mi ha sentito piangere, ha visto il dolore e il terrore che mi stava infliggendo, ha visto il sangue e i danni fisici che ha causato. E il giorno dopo rifaceva tutto".
Questo è ritenuto il primo caso in Australia, e probabilmente nel mondo, in cui una vittima con diagnosi di Disturbo di personalità multipla (MPD) - o Disturbo dissociativo di identità (DID) - ha testimoniato servendosi di diverse personalità. "Non avevamo paura. Avevamo aspettato così tanto tempo per dire a tutti esattamente quello che ci aveva fatto. Ora non potrà zittirci" ha detto la Haynes alla BBC.
Richard Haynes aveva sottoposto la figlia anche a un lavaggio del cervello minacciandola di uccidere sua madre, suo fratello e sua sorella se avesse parlato con qualcuno degli abusi subiti. Il padre le ha impedito di coltivare relazioni sociali a scuola. Si era anche guardato bene dal portare la figlia in ospedale o dal medico per le ferite che le infliggeva.
Dopo lo sviluppo della prima personalità, Symphony, ne sono seguite centinaia e centinaia, come quella di Ricky, Giuda, Rick e Linda. Ognuna aveva il ruolo di contenere uno specifico elemento dell'abuso: un odore particolare, un dettaglio visivo o un determinato attacco fisico.
"Non ero sicura nella mia testa"
"Quello che ho fatto è stato prendere tutto ciò che pensavo fosse prezioso per me, tutto ciò che era importante e bello e nasconderlo a papà, così che quando abusava di me non abusava di un essere umano pensante", ha detto la Haynes (alias, Symphony) durante il processo.
"Si tratta di un caso storico perché, per quanto ne sappiamo, è la prima volta in cui la testimonianza di diverse personalità di una persona affetta da questo disturbo psichiatrico è stata presa in considerazione nel sistema giudiziario e ha portato a una condanna", ha detto Cathy Kezelman, presidente della Blue Knot Foundation, un'organizzazione australiana che aiuta i sopravvissuti ai traumi infantili.
"Se hai un disturbo di personalità multipla (MPD) a causa di abusi, la giustizia è ora possibile. Puoi andare alla polizia, denunciare ed essere creduto. La tua diagnosi non è più un ostacolo" ha detto la Haynes dopo la condanna del padre.