"Dovete smetterla di fornire armi ai combattenti in Libia. Basta mercenari, basta volontari di non so quale ideologia, miliziani di non so quale gruppo. Vadano fuori dalla Libia. Basta infiammare l'incendio perché l'incendio ci colpirà tutti. Questo gioco pericoloso deve finire". Sono le parole pronunciate da Ghassan Salamé, inviato speciale Onu per la Libia, in un'intervista a Repubblica alla vigilia della conferenza di Berlino. Un appuntamento, ha sottolineato, che riunira' "un gruppo di Stati, di attori esterni alla Libia, anche quelli che interferiscono, per verificare se fra loro ci sarà un accordo per fermare queste interferenze".
Parallelamente al processo portato avanti nella capitale tedesca con gli attori esterni, ai quali si chiederà "in maniera definitiva di cessare le interferenze negative e spingere per un processo di stabilizzazione", si lavora internamente anche sui libici per farli dialogare.
"Ci sono tre processi già pronti", ha riferito Salamé, indicando quello economico "già partito", il percorso della sicurezza, che deve lavorare per trasformare la tregua "in un vero cessate il fuoco", e poi il processo politico. Quest'ultimo riprenderà "a Ginevra, già a gennaio, subito dopo Berlino", ha assicurato l'inviato Onu.
Quanto all'impegno dell'Italia, Salamé ha notato come il governo "in questi mesi abbia aiutato perché non ha interferito negativamente". "E bene ha fatto la vostra ambasciata a rimanere attiva e a dare sostegno alla nostra missione", ha aggiunto, sottolineando rispetto alla questione migranti, che "non si risolve il problema se non si avvia la stabilizzazione della Libia".