AGI - Il leader di Minsk, Aleksadr Lukashenko, ha graziato 123 prigionieri di diverse nazionalità, tra cui anche la nota attivista dell'opposizione Maria Kolesnikova, dopo che gli Stati Uniti hanno revocato revocare le sanzioni sull'industria del potassio bielorussa.
Anche il premio Nobel per la pace 2022, Ales Bialiatski, è nel gruppo dei detenuti rilasciati in seguito ai colloqui a Minsk con l'inviato speciale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, John Coale.
Washington ha accettato di revocare le sanzioni sul potassio, un elemento fondamentale nei fertilizzanti e un'importante voce dell'export della Bielorussia, stretto alleato del Cremlino nella guerra in Ucraina.
"Man mano che le relazioni tra i due Paesi si normalizzano, sempre più sanzioni verranno revocate", ha assicurato Coale che ha consegnato anche un "messaggio personale" di ringraziamento a Lukashenko, ufficialmente non riconosciuto come presidente dall'Ue, dopo i brogli elettorali e la repressione che hanno macchiato la sua rielezione nel 2020.
Kolesnikova ha trascorso in carcere 1.808 giorni, di cui la maggior parte in isolamento. Sua sorella, Tatiana Khomich, che si è battuta instancabilmente per la sua liberazione, ha riferito che le sue prime parole sono state di ringraziamento all'amministrazione statunitense, ma anche al governo bielorusso per aver condotto le trattative". "Secondo il quotidiano Nasha Niva, l'oppositrice sarebbe stata trasferita da una colonia penale a un centro di detenzione preventiva poco prima del suo rilascio, in modo da poter ingrassare e "avere un aspetto più presentabile".
I detenuti erano attesi in Lituania, "ma Lukashenko ha cambiato all'ultimo momento il percorso di evacuazione per far capire che lui controlla tutto", ha denunciato la leader dell'opposizione bielorussa in esilio, Svetlana Tikhanoskaya, da Vilnius.
Centoquattordici dei 123 rilasciati sono stati trasferiti in Ucraina, dove ad accoglierli hanno trovato il capo dell'intelligence militare (Gur), Kyrylo Budanov. Il presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato che tra i deteniti liberati ci sono anche cinque ucraini.
È uscito dal carcere anche Viktor Babariko, della cui campagna elettorale Kolesnikova era stata coordinatrice: ex capo di Belgazprombank, Babariko aveva provato a candidarsi alle presidenziali del 2020 in cui era destinato a essere il principale rivale di Lukashenko; era stato, pero', arrestato a giugno, prima del voto per poi vedersi negare la registrazione come candidato. Nel luglio 2021, era stato condannato a 14 anni di carcere con l'accusa di corruzione e di riciclaggio. Si è sempre dichiarato non colpevole.
L'accordo con gli Usa è un risultato importante per Lukashenko, uscito dall'isolamento internazionale con l'aiuto dell'amministrazione Trump. Anche gli Stati Uniti, come l'Ue, non hanno riconosciuto ufficialmente la sua rielezione cinque anni fa, seguita da massicce proteste di piazza, brutalmente represse dalla polizia.
Allora, centinaia di persone furono arrestate, tra cui la stessa Kolesnikova, e l'intensa repressione politica è continuata. Le sanzioni occidentali furono inasprite in seguito all'invasione russa dell'Ucraina nel 2022, quando le truppe di Mosca usarono il territorio bielorusso per invadere l'Ucraina.
Negli ultimi mesi, Trump ha incoraggiato Minsk a rilasciare numerosi prigionieri politici e Lukashenko, al potere da oltre 30 anni, ha graziato decine di persone. In cambio, Washington aveva già revocato parzialmente le sanzioni contro la compagnia aerea bielorussa Belavia, consentendole di mantenere e acquistare parti per la sua flotta, che include aerei Boeing.
L'inviato statunitense Coale ha spiegato che lo stretto rapporto tra il leader di Minsk e il suo omologo russo, Vladimir Putin, potrebbe essere "utile" nei difficili sforzi di mediazione statunitensi per cercare di porre fine alla guerra in Ucraina. Coale, reduce da due giorni di colloqui a Minsk, ha riferito di aver parlato con Lukashenko anche dell'aiuto che la Bielorussia potrebbe offrire nei negoziati con Mosca. Il tentativo di coinvolgere Minsk fa parte di un importante cambiamento nella politica statunitense, che la pone in contrasto con l'Europa, dove l'approccio è quello di sanzionare e isolare l'ex Repubblica sovietica.